La prostata ha bisogno di maggiori difese - A.I.D.O.

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Aumentano i casi di carcinoma prostatico ma per contro migliora la sopravvivenza. Si deve e si può fare ancora molto se spostiamo i nostri consumi alimentari verso una dieta verde. Come rivelano le più recenti ricerche

di Vita e Salute

Il cancro prostatico è la forma tumorale più comune tra i maschi italiani e la seconda al mondo dopo il tumore della pelle. Alcuni numeri ci aiutano subito a cogliere la portata del fenomeno.
A soffrire di cancro prostatico sono circa 564mila connazionali. Purtroppo a livello globale queste cifre sono destinate ad aumentare, ma c’è anche una buona notizia: rispetto al passato la sopravvivenza è più facile. Per quanto riguarda l’Italia, nel 2020 il tasso di mortalità era sceso del 15,6% rispetto al 2005. A 5 anni dalla diagnosi di tumore le persone ancora vive erano in media il 92%, una buona percentuale considerando che quelli più colpiti sono i maschi anziani.
Tutto ciò è positivo, ma lo è ancora di più cercare di ridurre la frequenza e gravità di questa forma tumorale. In questo senso la ricerca presenta un altro importante tassello.

Piatti verdi e passo svelto

Tutto è partito da un ampio studio multicentrico detto CaPSURE (Cancer of the Prostate Strategic Urologic Research Endeavor). Iniziato nel 1999, ha osservato circa 15.000 uomini con tumore prostatico. Nel 2004 fu intrapreso uno studio corollario di tipo osservazionale su 2038 persone: CaPSURE Diet and Lifestyle (CDL), più incentrato appunto su dieta e stile di vita.
Il campione non ricevette indicazioni specifiche sul comportamento da adottare; doveva solo compilare con regolarità questionari su abitudini di vita (attività fisica, fumo, alcol) e frequenza di consumo di 140 tra cibi e bevande. I partecipanti, seguiti per circa 7,5 anni, erano tutti affetti da tumore prostatico allo stadio iniziale o intermedio. Alla fine emerse che chi seguiva una dieta ricca di vegetali aveva una riduzione del 52% del rischio di progressione e del 53% del rischio di recidive – meglio ancora se camminava a passo sostenuto!
Non è una novità assoluta che un certo modo di mangiare sia vantaggioso.
Gli studi epidemiologici mostrano una correlazione tra la dieta nel suo insieme e l’incidenza e lo sviluppo della malattia prostatica. Alcuni hanno attirato l’attenzione sui benefici dei grassi vegetali, altri sull’influsso del colesterolo nell’insorgenza del tumore prostatico, altri ancora sul ruolo antiossidante e protettivo della dieta mediterranea. Interessanti anche le conclusioni di una ricerca del 2017, secondo cui le diete vegetariane potrebbero prevenire il cancro prostatico aggressivo grazie al fatto di avere una biodisponibilità più bassa di calcio e fosforo; l’epidemiologia indica infatti alti dosaggi di questi minerali biodisponibili come un fattore di rischio.

Strumenti diagnostici

Il più noto è il dosaggio del Psa, che si effettua con un esame del sangue. Da anni è in corso un dibattito sulla sua validità come test per lo screening annuale nell’ambito della diagnosi precoce. Parecchie ricerche hanno dimostrato i limiti di questi controlli a tappeto, che di fatto non cambiano nulla per quanto riguarda l’aspettativa di vita. Due i principali studi randomizzati controllati, entrambi piuttosto imponenti: uno statunitense e uno europeo; quest’ultimo, come riporta la Fondazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc) “è l’unico, tra i più recenti, ad aver mostrato un limitato beneficio dai controlli a tappeto”. Ci sono casi di valori di Psa contenuti pur in presenza di tumore, per cui non avviene la diagnosi, e altri in cui i valori sono alti e bisogna capire cosa c’è dietro davvero. “Il problema è che il cancro della prostata si è dimostrato essere, in molti casi, una malattia relativamente benigna con un’evoluzione lentissima. Nel momento in cui il test di screening rileva che qualcosa non va, non siamo però in grado di dire se l’evoluzione sarà lenta o veloce, e quindi il più delle volte si tende a intervenire”, spiega Ottavio De Cobelli, direttore della divisione Chirurgia urologica dell’Istituto europeo di oncologia di Milano. Il che può significare biopsie, operazioni e cure inutili, con tutto il loro corollario di conseguenze psicofisiche. Secondo le linee guida si dovrebbe monitorare la situazione con controlli regolari, ma ci vogliono centri ben preparati e appuntamenti precisi. Comprensibilmente, però, i pazienti sono spaventati dalla diagnosi e chiedono interventi rapidi. Perciò si raccomanda di non usare il test a tappeto e comunque di limitarlo a casi specifici individuati dall’urologo.
Tra gli altri strumenti diagnostici ricordiamo il Pca3, un esame specifico per il tumore prostatico, non influenzabile da altre patologie della prostata. Il test, che consiste in una raccolta delle urine dopo una visita rettale, non sostituisce il Psa e viene utilizzato soltanto per quei pazienti per cui c’è un sospetto tumore difficile da diagnosticare e che dovrebbero perciò continuare a fare biopsie.
Prima di arrivare alla biopsia ci sono comunque altri strumenti, come gli ecografi ad alta risoluzione, il test ematochimico del Phi, capace di individuare i tumori aggressivi. È stato poi messo a punto un test detto del 4K score, che ha dato risultati positivi negli studi. È sostanzialmente un esame del sangue che, combinando il dosaggio ematico di 4 particolari proteine di origine prostatica con altre informazioni cliniche del paziente, formula un algoritmo in grado di calcolare il rischio di un tumore prostatico aggressivo.

Da vietare o ridurre

Dieta variata non significa mangiare davvero di tutto: se ortaggi e verdure in genere possono essere consumati liberamente, alcuni alimenti vanno drasticamente ridotti o proprio eliminati. Gli zuccheri raffinati, gli insaccati e le carni rosse sono possibilmente da eliminare, mentre è preferibile una forte moderazione nel caso di latticini, grassi saturi e proteine animali. Non bisogna poi esagerare con i grassi totali; per esempio, occhio agli omega 6 (presenti in girasole e altri semi oleosi, ma anche nei cereali), che in eccesso risultano infiammatori.
Attenzione infine ai cibi irritanti per la prostata, da eliminare in fase acuta e da usare comunque con moderazione: caffè, cioccolato e spezie piccanti.

Ricette per lui (e non solo)

(per 4 persone)

Spinaci e ceci all’indiana
1 kg di spinaci
1 cucchiaino di semi di cumino
300 g di pomodori pelati
300 g di ceci lessati
1 cucchiaino di curcuma
½ cucchiaino di coriandolo macinato
3 cucchiai di olio evo
sale e pepe
Scaldate metà dell’olio in un tegame, unite il cumino, il coriandolo, la curcuma e il pepe. Rimestate brevemente e aggiungete gli spinaci lavati e tagliuzzati. Mescolate bene, aggiungete i pomodori frullati e un po’ di sale. Abbassate la fiamma e cuocete a fuoco medio finché la salsa non si è addensata. Completate con i ceci. Quando sono caldi spegnete e condite con l’olio rimasto.

Vignarola rivisitata
500 g di piselli con il baccello
500 g di fave con il baccello
4 carciofi
2 cipollotti
3 cucchiai di olio
sale, mentuccia
Radunate in una pentola i baccelli lavati e il verde dei cipollotti. Copriteli di acqua, salateli e fateli bollire. Cuoceteli a fuoco basso per circa 30 minuti. Conservate i baccelli più morbidi e i cipollotti per altre preparazioni. Affettate i cipollotti e fateli insaporire in un tegame con metà dell’olio e poco brodo. Unite i carciofi puliti e fatti a spicchi, bagnate con un po’ di brodo caldo e, dopo qualche minuto, aggiungete le fave e i piselli. Versate altro brodo caldo, poco per volta, e portate a cottura a fuoco basso. Alla fine regolate di sale, unite qualche foglia di mentuccia e il restante olio. Servite subito.
Nota. Per preparare questo brodo “di recupero” ci vogliono baccelli bio. Le dosi sono abbondanti, sicuramente avanzerà un buon brodo, riutilizzabile in altre preparazioni.

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alessandra@romboliassociati.com