In occasione della Giornata Mondiale dell’Autismo del 2 aprile, proseguiamo il filone iniziato con Copperman in cui presentiamo i film più famosi che aiutano a scoprire l’autismo nelle sue molteplici sfaccettature.
Buon compleanno Mr.Grape
Buon compleanno Mr.Grape è uno di quei film che colpisce il cuore fin da subito. Il film di Lasse Hallstrom con protagonisti Johnny Depp e Leonardo Di Caprio, che nel film interpreta Arnie un ragazzo autistico che è il fratello di Gilbert, che nella pellicola è interpretato da Depp, è un lungometraggio che riesce a mettere insieme diverse tematiche sociali come l’obesità della mamma dei due protagonisti, causata dal trauma del suicidio del marito, e per l’appunto la disabilità.
Tutte queste tematiche vengono raccontate all’interno del nucleo famigliare della famiglia Grape e tutto ciò ha un grosso impatto su Gilbert, che vorrebbe dare una svolta alla sua vita ma le difficoltà di suo fratello glielo impediscono.
L’autismo in Buon compleanno Mr.Grape viene rappresentato con una grande sensibilità e senza gli stereotipi tipici (gli autistici sono violenti, sono asociali, sono geniali, ecc.). All’interno della trama sono rappresentate molte delle difficoltà che riguardano le persone autistiche e i disabili in generale, come ad esempio la non accettazione di Arnie da parte della sorella, mentre invece Gilbert ha un rapporto quasi simbiotico con Arnie, ed è proprio questo il punto forte del film, dove il sentimento tra i due fratelli vince su tutto.
In questo film Leonardo Di Caprio era ancora minorenne ma già da questa meravigliosa interpretazione si poteva prevedere la grandiosa carriera che ha poi avuto e infatti, grazie al film, haottenuto la sua prima nomination agli Oscar e avrebbe pure meritato di vincere la statuetta d’oro dell’Academy.
In Buon Compleanno Mr.Grape è anche molto importante il contesto della comunità dove i protagonisti vivono.
Buon compleanno Mr.Grape è un film che quando si parla di autismo è tra i più citati, questo perché non solo racconta l’autismo, ma anche la vita delle famiglie che stanno attorno alle persone autistiche ponendo un punto di vista non scontato e dando il maggior spazio possibile alle emozioni.
Rain Man
Rain Man è forse il primo film che ha attratto l’attenzione sull’autismo. Barry Levinson, il regista del film, si è ispirato a Kim Peek che però a differenza del Raymond, interpretato da Dustin Hoffman, non era autistico ma era affetto da macrocefalia. Levinson è rimasto molto colpito dalla capacità di memorizzazione di Peek e dalla sua situazione famigliare e questi elementi gli sono serviti per realizzare Rain Man.
L’epicentro della trama del film è il travagliato e improvviso rapporto che Raymond ha con suo fratello Charlie, che è interpretato da un giovanissimo Tom Cruise. In un certo senso il vero protagonista della pellicola è proprio Charlie, che durante la storia del film è il personaggio che evolve maggiormente soprattutto a livello emotivo.
L’errore che spesso si fa su Rain Man è quello di considerarlo un manuale sull’autismo e di dedurne che tutti gli autistici abbiano le abilità geniali che ha Raymond. Ci sono molti autismi, tutti diversi tra loro e probabilmente gli sceneggiatori del film hanno deciso di utilizzare questo tipo di narrazione per riuscire ad avvicinare il pubblico che non conosce il tema. Da Rain Man in poi però si sono susseguiti tutta una serie di film sull’autismo dove si raccontavano le presunte capacità geniali degli autistici. Va detto che Rain Man, come tutti i film, è finzione e quindi ciò che si vede nel film non necessariamente attiene alla realtà delle persone autistiche. Bisogna poi tenere sempre presente che le rappresentazioni della realtà che Hollywood fornisce, anche per esigenze commerciali, sono sempre piuttosto standardizzate.
Dustin Hoffman nel film dà un’interpretazione che è straordinaria e che è stata meritatamente premiata con il suo secondo Oscar. Hoffman, per prepararsi alla parte, ha frequentato per un periodo un istituto dove c’erano delle persone autistiche come pazienti. Soprattutto è stato bravo nel rappresentare il complesso rapporto che Raymond ha con le emozioni, rappresentandole in una maniera molto distaccata ma allo stesso tempo molto intensa, come solo un attore gigantesco come lui sa fare. Ma quello di Dustin Hoffman non è l’unico Oscar che Rain Man ha vinto, infatti ne ha vinti ben quattro, tra cui miglior film, miglior regia, miglior attore protagonista e miglior sceneggiatura.
Il punto focale del film è il rapporto tra Raymond e suo fratello Charlie e lo sviluppo emotivo che entrambi hanno nel corso della storia.
Rain Man, anche se non è privo di difetti, è comunque un film che nel rapporto tra cinema e autismo non si può ignorare e che merita di essere visto.
Forrest Gump
Forrest Gump è un classico assoluto del cinema americano ed è una pellicola amatissima in tutto il mondo. In pochi però sanno che il protagonista soffre di una forma di autismo che gli causa un ritardo mentale. Il film è rimasto impresso nella memoria collettiva del pubblico per le sue storiche citazioni come ad esempio “La vita è come una scatola di cioccolatini. Non sai mai quello che ti capita” oppure “Stupido è chi lo stupido fa”, che sono frasi molto semplici ma che contengono delle verità di fondo e per questo sono entrate in un panorama collettivo e vengono spesso citate.
Forrest Gump, il protagonista, non ci viene mostrato come un genio ma nemmeno come una persona con una disabilità che lo compromette in maniera irrimediabile. Ci viene mostrato come una persona normale al quale però accadono cose straordinarie.
Per Forrest le sue difficoltà in certi momenti del film sembrano diventare il suo punto di forza e qui entra in gioco anche la straordinaria bravura di un interprete del calibro di Tom Hanks, che con la sua interpretazione ha creato un personaggio iconico che ormai fa parte della storia del cinema.
Ci sono dei momenti nel quale le difficoltà di Forrest si vedono maggiormente, soprattutto quando c’è di mezzo il suo amore per Jenny e a volte sembra non rendersi bene conto della realtà.
La sceneggiatura si concentra soprattutto nell’elogiare la gentilezza di Forrest, facendone la caratteristica del protagonista ed è proprio questo aspetto a prevalere nella scelta finale di Jenny.
Il film diretto da Robert Zemeckis sfrutta anche la storia di Forrest per raccontare una parte della storia degli Stati Uniti, infatti durante il film Forrest è l’ignaro protagonista di alcuni importanti fatti storici.
Sebbene il tema dell’autismo sia velato in Forrest Gump, questo resta uno dei film che hanno fatto una rappresentazione migliore su questo tema e che rimane fortemente impresso per la particolare sensibilità del protagonista e per i buoni sentimenti che Forrest esprime.
Molto forte, incredibilmente vicino
Molto forte, incredibilmente vicino è un film tratto dal romanzo del 2005 scritto da Jonathan Safran Foer ed è un film che racconta più nello specifico la sindrome di Asperger, che solo dal 2013 è ritenuta a tutti gli effetti parte dello spettro autistico.
Il film racconta la storia di Oskar, un ragazzino autistico che deve affrontare il terribile lutto della morte del papà, scomparso negli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001 e che nel film è interpretato da un sempre bravissimo Tom Hanks.
Il film si concentra sulla particolare elaborazione delle emozioni che fa Oskar e in modo speciale nel raccontare il fantastico rapporto che aveva con il papà e anche quello invece più complesso che ha con la mamma, interpretata da Sandra Bullock. La sceneggiatura scritta da Eric Roth, che aveva già scritto quella di Forrest Gump, descrive a volte Oskar come eccessivamente distaccato, rifacendosi forse ad alcuni stereotipi sulle persone con quel tipo di autismo. Ma siamo all’interno di un linguaggio cinematografico che ha le sue specifiche esigenze.
Oskar è un grande appassionato di giochi e questa è una passione che condivideva con suo papà e dentro il film questo lato crea un rapporto tra di loro sia quando suo papà è in vita, sia dopo la sua morte, con il gioco che gli lascerà inaspettatamente da ultimare. La situazione è interessante perché tutto ciò diventa per Oskar un modo di comunicare con il mondo esterno e lo aiuterà a scoprire il rapporto con sua mamma e a riavvicinarli dopo la morte del papà.
La pellicola è diretta da Stephen Daldary che è famoso per aver diretto lungometraggi come The Hours, su Virginia Woolf, con Nicole Kidman e Meryl Streep come interpreti.
Molto forte, incredibilmente vicino è molto sentimentale ma allo stesso tempo è molto enigmatico nel tentare di raccontare la mente di Oskar. È un film che racconta un fatto storico altamente drammatico, come l’11 settembre, attraverso gli occhi di una persona autistica che vive in un suo modo particolare il lato emotivo umano e che in qualche modo lo sta scoprendo.
Molto forte, incredibilmente vicino è uno dei film sull’autismo indispensabili per chi sia interessato al tema, perché è uno dei lungometraggi che racconta meglio e in una maniera originale la complessità di questasindrome, evidenziando anche i lati positivi delle persone autistiche.
Davide Pistarino