di Andrea Follini
Mentre continuano a cadere bombe e razzi, procurando la morte di militari, civili e terroristi, mentre si continuano a cercare i più di cento ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas ed aumentano le proteste dei cittadini di Israele nei confronti del proprio governo, non cessa la crisi umanitaria che dal 7 ottobre scorso ha trasformato la striscia di Gaza in un inferno. La distruzione degli edifici e delle infrastrutture, la carenza di acqua, il dilagare delle epidemie continuano a mietere vittime tanto quanto i bombardamenti degli israeliani. Non sono molte le presenze di associazioni ed agenzie umanitarie nei territori coinvolti dalla ripresa del conflitto, a causa della scarsa sicurezza cui vengono esposti gli operatori e per la difficoltà (per non dire l’assenza) di approvvigionamenti. Non passa giorno che la Federazione internazionale delle Società della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa (IFRC) non segnali l’uccisione di qualche loro operatore. In questo contesto di morte e disperazione, opera anche l’Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente, che da oltre settant’anni è presente in Palestina, come in Giordania, Siria e Libano, garantendo un minimo sostegno alla popolazione. Il 26 gennaio l’Unrwa ha licenziato dodici suoi dipendenti (su circa dodicimila suoi operatori locali) apparentemente coinvolti nell’attacco terroristico del 7 ottobre scorso mosso da Hamas ai danni di cittadini israeliani. Il coinvolgimento degli stessi risulta in un dossier che Israele ha presentato il 21 gennaio alle Nazioni Unite e che, assieme all’avvio di una indagine interna, ha provocato l’immediata sospensione dei finanziamenti all’Agenzia da parte di Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Australia, Germania, Finlandia, Paesi Bassi, Giappone, Francia, Svizzera, Islanda, Estonia e anche dell’Italia, per un totale di circa 440 milioni di dollari. Decisione che non trova concorde l’Unione europea, dove l’Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrel, ha dichiarato “Definanziare l’Unrwa sarebbe sproporzionato e pericoloso. L’agenzia è un fornitore insostituibile di aiuti salvavita ai palestinesi”. Infatti il ruolo dell’Unrwa va ben oltre l’assistenza che fornisce direttamente a Gaza. È fondamentale per l’intera operazione di aiuto all’interno della Striscia. Nessun’altra agenzia delle Nazioni Unite, come il Programma alimentare mondiale (WFP) o l’Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA), potrebbe gestire le operazioni senza le infrastrutture, la logistica e il personale dell’Unrwa. Come sottolineato dal coordinatore delle Nazioni Unite a Gaza, Sigrid Kaag, “è fondamentale riconoscere il ruolo centrale che l’Unrwa svolge nella Striscia di Gaza. Non c’è modo che alcuna organizzazione possa sostituirlo”. Quindi dopo le bombe per nulla intelligenti, gli attacchi agli ospedali, la morte degli operatori della Mezza luna rossa, lo spostamento massivo dei cittadini palestinesi prima dal nord della Striscia verso il sud e da qui verso il nulla, ora Israele è apparentemente riuscito anche a bloccare, o comunque a limitare in modo pesante, quell’assistenza ritenuta vitale per il popolo palestinese, specie in questo contesto di guerra. Da molti osservatori la concomitanza tra la presentazione del dossier israeliano e la pronuncia della Corte internazionale di giustizia circa l’ammissibilità della denuncia per genocidio promossa dal Sudafrica contro Israele, appare quanto meno sospetta. Certo è che Israele vede l’Unrwa, braccio operativo delle Nazioni Unite nel territorio, come un limite ai propri obiettivi. Lo dichiara apertamente il Kohelet Policy Forum, think tank della destra estrema, sostenitore del governo di Benjamin Netanyahu e, come si può leggere sul suo sito internet, anche suggeritore di alcune delle proposte di legge più nazionaliste poste alla discussione della Knesset. Secondo quanto riportato sul social dall’analista politica palestinese Ghada Majadli, infatti, Noga Arbel, ricercatrice del Kohelet Forum, avrebbe dichiarato che “Il sistema educativo palestinese è la più grave minaccia alla sicurezza per Israele; l’Unrwa è il nocciolo del problema. Se permettiamo che continui a perpetuare il problema dell’esodo palestinese… la minaccia non potrà che aumentare”. O ancora, come riportato dal giornale israeliano Haaretz: “Per vincere la guerra, l’ Unrwa deve essere annientata perché l’ Unrwa è la fonte dell’idea. Fa nascere sempre più terroristi in tutti i modi. L’ Unrwa deve essere spazzata via immediatamente – ora – altrimenti Israele perderà la finestra di opportunità.” Parole drammaticamente chiare. Il nuovo fronte della lotta israeliana verso il popolo palestinese appare quindi evidente: affiancare al blocco degli aiuti umanitari diretti a Gaza il blocco di ogni altra azione umanitaria nella Striscia, specie se proveniente dalle Nazioni Unite. Una prospettiva che fa rabbrividire.