”Il regime seguito per la gestione dei superbonus, accusato di essere una mina per i conti pubblici, ha seguito un cammino tortuoso e spesso contraddittorio, mettendo in difficoltà una parte del settore edile. Se l’operazione superbonus avesse previsto da subito una diluizione della fruibilità su un arco temporale più lungo, se da un lato non avremmo avuto la violenta riduzione del rapporto deficit pil oramai arcinota, dall’altro lato non ci saremmo trovati nella necessità di cambiarne la normativa una trentina di volte, ed in maniera così paralizzante e penalizzante per l’edilizia”. E’ quanto afferma Alberto Spernich del Comitato Tecnico Scientifico di Federcontribuenti il quale precisa come ”al netto di truffe e comportamenti patologici è stata la differenza tra crediti “payable” e non payable” il principale discrimine nella gestione degli stessi che in un caso prevedeva l’immediato aggravio dei conti pubblici, nell’altro la diluizione degli oneri su un periodo ben più lungo, oggi pari a 10 anni e a partire dal 2024 i crediti derivanti dagli interventi Superbonus non sono ritenuti “pagabili”. Spernich sottolinea come ”se si fosse seguito lo schema dello “Inflation, reduction act” USA , che appunto spalma su dieci anni il vantaggio fiscale, rinforza gli organi di controllo, e nel caso di specie è limitato ai singoli stati, agevolando ovviamente i controlli di merito sulla assegnabilità, anche i comportamenti patologici sarebbero probabilmente stati più contenuti”. ”La domanda adesso potrebbe essere questa – conclude Federcontribuenti – alla luce del nuovo trattamento.avrebbe senso riproporre i superbonus, magari riveduti e corretti, data l’esperienza pregressa?”.
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Superbonus: normativa cambiata una trentina di volte per paralizzare e penalizzare l’edilizia
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Federcontribuenti
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