Dopo una lunga indagine, l’associazione ha denunciato otto supermercati della grande distribuzione alimentare per maltrattamenti e abusi sui crostacei decapodi. Esemplari con chele legate immersi in vasche senza ossigenazione o senza riparo dalla luce, condizioni riscontrate nei punti vendita e sulle quali Ali chiama il Parlamento a legiferare. Intanto il cantante Salmo libera un’aragosta comprata al ristorante: “L’ho guardata negli occhi e non ce l’ho fatta a mangiarla”
In Italia la battaglia per i diritti degli animali si allarga anche al mondo dei crostacei e lo fa attraverso un’azione legale avviata dall’associazione Animal Law Italia (Ali) contro otto supermercati della grande distribuzione alimentare. La denuncia, presentata in seguito a un’indagine approfondita, mette in luce le inaccettabili condizioni in cui sono tenuti nei punti vendita i crostacei decapodi (con dieci zampe), animali di cui è ormai ben documentata la capacità di sentire dolore e percepire lo stress.
Il rapporto stilato da Animal Law, intitolato “Se avessero una voce: la sofferenza di astici, aragoste e granchi nei supermercati d’Italia”, descrive e analizza pratiche comuni adottate nei negozi, dove i crostacei sono spesso esposti in condizioni di luce intensa e senza ripari adeguati. Granchi e aragoste sono vivi fuori dall’acqua o mantenuti su ghiaccio, mentre gli astici sono detenuti in acquari sovraffollati, legati e privati di cibo.
Le condizioni osservate dall’associazione sono denunciate come del tutto incompatibili con le necessità e i diritti di questi animali. In natura, infatti, i crostacei decapodi vivono in ambienti oscuri, spesso nascondendosi sotto rocce o in anfratti per proteggersi dai predatori. L’esposizione alla luce diretta può causare danni irreversibili ai loro fotorecettori, mentre la mancanza di spazio e ripari aumenta di molto il loro livello di stress e sofferenza.
Nonostante la legge italiana preveda la protezione di tutti gli animali contro il maltrattamento, i crostacei decapodi rimangono un’eccezione. Infatti l’articolo 544 ter del Codice penale italiano punisce gli abusi sugli animali, ma la sua applicazione agli esemplari marini è stata finora praticamente disattesa. Una sentenza della Corte di Cassazione del 2017 stabilì che mantenere crostacei vivi su ghiaccio costituisce maltrattamento, confermando la sanzione di 5mila euro a un ristoratore fiorentino.
Al contempo, però, la pratica di cucinarli vivi è ancora considerata legale per ragioni di consuetudine sociale.
Sulla scia di questa situazione da una parte di sofferenza e dall’altra di mancanza di leggi chiare al proposito, Animal Law Italia ha deciso di intraprendere una serie di azioni legali contro i gestori di otto punti vendita appartenenti a catene della grande distribuzione. A proprio supporto, l’associazione elenca prove scientifiche che identificano questi crostacei come esseri senzienti.
Ad accendere i riflettori sui diritti di questi animali, qualche giorno fa è intervenuto – seppure indirettamente – anche il cantante Salmo, che ha condiviso sui social la liberazione in mare di una aragosta. “Ero al ristorante e mi hanno offerto l’aragostona. L’ho guardata negli occhi e niente: l’ho comprata e adesso la liberiamo”. Il video è stato visto da migliaia di utenti.
Studi recenti svolti dall’Università degli Studi di Messina e dalla London School of Economics and Political Science confermano che questi animali provano dolore e hanno comportamenti complessi. Anche l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) e la British Veterinary Association (BVA) descrivono i crostacei come esseri senzienti, con notevoli capacità di apprendimento e consapevolezza.
Per migliorare il trattamento dei crostacei, Animal Law Italia propone l’adozione di misure immediate da parte della grande distribuzione. Queste includono l’abolizione della legatura delle chele e la detenzione degli esemplari in acquari ossigenati a temperatura controllata, con ripari adeguati e lontani da luce diretta.
Secondo l’associazione, il Parlamento italiano è chiamato a colmare una grave lacuna normativa.
Tali pratiche di detenzione dei crostacei riguardano non solo i supermercati, ma anche ristoranti e pescherie che ignorano il benessere degli esemplari: Ali ritiene che una legge ad hoc sia necessaria per equiparare la condizione dei crostacei decapodi a quella degli animali terrestri utilizzati per finalità alimentari.
Anche se la questione rimane complessa e contraddittoria, cresce la sensibilità per i diritti degli animali, affinché non soffrano almeno prima di finire in tavola.
In apertura: Il banco di un mercato dove i crostacei vivi sono esposti sul ghiaccio.
Tutte le foto: IPA
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