In tutta la sua giovane vita Balaam non ha mai visto la mamma cucinare, ha sempre vissuto di cibo da asporto. Ora Sogna un futuro semplice: lavorare come commesso in un negozio di abbigliamento sportivo
Quando Balaam è nato a Firenze, nel 2009, la madre si trovava all’interno della comunità di San Patrignano, per problemi di tossicodipendenza: è stato l’inizio di una vita segnata da fragilità e mancanze.
La famiglia di Balaam
Da sempre ha vissuto con la madre, mentre il padre è stato espulso dall’Italia e ora vive in Marocco, dove si è ricostruito una famiglia. Nonostante l’uomo sia stato presente fino ai primi anni di vita del figlio, oggi tra loro non c’è alcun legame significativo. Balaam ha anche un fratello maggiore, che vive in America e lotta contro le stesse dipendenze che hanno segnato la madre, e una sorella, morta prematuramente a causa di gravi problemi cardiaci quando Balaam aveva solo tre anni.
Vivere con la madre
Nel 2017, dopo essere usciti da San Patrignano, Balaam e la madre si trasferiscono a Milano, nella casa ereditata dal nonno paterno.
La donna, trovando lavoro come addetta alle pulizie, tenta di ricostruire una vita stabile per sé e per il figlio. Tuttavia, i primi segnali di disagio non tardano ad emergere.
Balaam comincia a manifestare difficoltà relazionali, disturbi dell’apprendimento e un atteggiamento oppositivo provocatorio. Inizia così un percorso di assistenza con la neuropsichiatria infantile e un servizio di supporto domiciliare che, almeno fino al 2020, sembra dare qualche risultato.
L’arrivo della pandemia, però, interrompe bruscamente il fragile equilibrio. Con il lockdown, il lavoro della madre si riduce drasticamente e la depressione prende il sopravvento.
La donna smette di prendersi cura del figlio e delle sue necessità basilari, al punto che Balaam viene segnalato al Centro Diurno, dove frequenta tre giorni a settimana.
Qui, le sue condizioni igieniche e la malnutrizione vengono subito notate.
Al centro, Balaam riceve finalmente pasti regolari e un luogo dove potersi lavare, ma la situazione familiare continua a deteriorarsi. Nonostante le difficoltà economiche, la madre rifiuta costantemente gli aiuti alimentari offerti dai servizi sociali, mentre durante gli incontri con gli assistenti accusa il figlio di non curare la propria igiene e di usare in modo inappropriato il cellulare.
Il quadro clinico di Balaam peggiora e la neuropsichiatria infantile interviene prescrivendo un farmaco da assumere ogni sera. Tuttavia, la solitudine e il ritiro sociale di Balaam diventano sempre più evidenti: non ha mai avuto amici e trascorre il tempo isolato, senza pari con cui relazionarsi.
La richiesta di aiuto
Nell’agosto del 2024, la madre comunica ai servizi sociali la sua impossibilità a gestire Balaam e chiede di inserirlo in comunità. Poco prima dell’inserimento, un tragico incidente, la caduta del cagnolino di famiglia dal balcone, fa scattare un sopralluogo delle autorità sanitarie. Viene scoperto un ambiente domestico gravemente compromesso, con condizioni igienico-sanitarie talmente critiche da rendere la casa inagibile. L’intervento immediato porta all’inserimento urgente di Balaam in una comunità.
Dentro Casa Pinocchio
Ora, per Balaam si apre una nuova fase presso la Casa Pinocchio di Ai.Bi., dove è stato accolto con tutte le sue fragilità.
Qui inizia a riscoprire un senso di normalità che non ha mai conosciuto. Il bambino, che non ha mai visto la mamma cucinare, ha sempre vissuto di cibo da asporto. Sogna un futuro semplice: lavorare come commesso in un negozio di abbigliamento sportivo, mentre coltiva la sua passione per i fumetti.
Un’Adozione a Distanza in Italia
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