A braccia aperte non è stato solo il titolo del bellissimo Incontro nazionale che l’Ac tutta ha avuto in piazza San Pietro con papa Francesco lo scorso 25 aprile, ma uno stile di impegno e di vita che l’associazione sente suo e vuole condividere con chiunque ne abbia voglia. Anche in questo Convegno dei presidenti e assistenti unitari diocesani che li vede riuniti a Sacrofano insieme alle delegazioni regionali di Ac, a braccia aperte è “un” qualcosa di più che pulsa nelle vene e dà la carica per il prossimo triennio di impegni associativi. L’associazione si presenta per quella che è: l’Ac dei cinque pani e dei due pesci. Un surplus di attenzione che impegna la persona, l’individuo, ma chiede di scavalcare l’ostacolo nella relazione, sempre faticosa, con l’altro.
Essere uomini di speranza
La contemplazione della Parola sacra e l’ascolto delle domande dei fratelli e sorelle che incontriamo lungo la nostra strada, sono le condizioni essenziali per imparare a “organizzare la Speranza”, per usare le parole di un uomo di Dio che tanti in Ac hanno conosciuto oppure letto qualcosa sui libri, il venerabile don Tonino Bello. Essere donne e uomini di speranza in questo tempo attraversato da guerre, contrapposizioni violente e insopportabili disuguaglianze economiche e sociali, significa voler impegnarsi a dare spazio a una credibile e generativa “cultura dell’abbraccio” che si rigenera nella fraternità e nella condivisione e pone in atto gesti e segni di autentica e credibile vita comunitaria.
Lo stile sinodale e Frassati
Il camminare insieme ricorda lo stile sinodale, cifra stessa del nostro essere popolo di Dio in cammino e ci incoraggia a vivere con gratitudine e fiducia questo triennio che accompagna la fase profetica del cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia.
Condividere con gli altri e far diventare la nostra vita generativa, è già un primo passo. «Siamo consapevoli – c’è scritto negli Orientamenti triennali 2024-2027 – di voler essere l’Ac dei cinque pani e dei due pesci, che tutto ciò che possiamo mettere in campo non dipende dalle nostre forze e dalle nostre risorse, ma da quanto saremo ancorati alla Speranza vera». In un anno fondamentale, quello del Giubileo, che vedrà la canonizzazione del Beato Pier Giorgio Frassati, l’Ac rinnoverà giorno dopo giorno la risposta generosa alla chiamata universale alla santità. Il regalo che Frassati darà all’Ac tutta e anche alla Chiesa italiana – se ne parlerà al Convegno nella giornata di sabato sera – sarà proprio la narrazione della sua vita, e quindi della sua santità, attraverso tre luoghi fisici ma anche interiori, del cuore: la montagna, le case, la piazza.
La montagna, le altezze, che sono fatica e preghiera, con lo sguardo rivolto all’insù, a quel Dio che ci sorride. E che ci accompagna nella costruzione di una casa, di una famiglia, di un luogo dove imparare a diventare adulti nel rispetto dei luoghi, delle persone, delle relazioni. Ma che ha poi bisogno di orizzonti più ampi: la piazza. La carità di Frassati non si consuma nel mero assistenzialismo, ma si traduce nell’impegno politico e culturale (è questo il senso della tavola rotonda che si svolgerà sabato mattina: Nutrire il futuro. Dentro le sfide ella Chiesa e del paese).
Condividere e generare. Le tre icone del triennio
Fidarsi, dunque. Condividere. E generare. Lo sguardo sulle tre icone del triennio ci sollecita a fidarsi dello sguardo misericordioso di Dio, a condividere con gli altri i nostri progetti di vita e infine a generare nuove pratiche di bene comune.
L’Ac dei cinque pani e dei due pesci
Sono sempre gli Orientamenti triennali a orientarci nel cammino. «Ci sentiamo chiamati a rileggere e valorizzare ancora di più l’esperienza della nostra vita democratica per coniugare in modo creativo lo stile del discernimento comunitario con le prassi democratiche… In un tempo caratterizzato da tanti conflitti che costituiscono quasi “una guerra mondiale a pezzi”, come spesso la definisce papa Francesco, crediamo che l’impegno per la promozione della pace, tema a cui l’Ac dedica da sempre il Mese di gennaio, debba diventare ancora di più un impegno prioritario dell’associazione tutta che possa anche tradursi in proposte aperte alla città e alle istituzioni e costruite insieme all’intera comunità. Attenti alla promozione e alla cura della vita di ogni persona, in modo particolare dei minori e delle persone vulnerabili, ci impegniamo a dotarci di policy sempre più efficaci nella prevenzione e nel contrasto degli abusicollaborando con i servizi diocesani di tutela dei minori».
La cultura dell’alleanza
Da alcuni anni, in sintonia anche con le indicazioni di papa Francesco, l’Ac ha scelto la “cultura dell’alleanza” come direzione prioritaria della vita associativa. In tal senso, è fondamentale continuare a promuovere reti locali, oltre che nazionali, per rispondere insieme agli altri attori ecclesiali e sociali alle sfide dei nostri territori per un’autentica e luminosa testimonianza della carità.
Il Convegno dei Presidenti, assistenti unitari diocesani e delegazioni regionali di Ac, si occuperà di questo. E rivedersi, in fondo, a Sacrofano, è già fidarsi l’uno degli altri, condivisione dei progetti (interessante l’esperienza degli Atelier che si svolgeranno sabato pomeriggio), e possibilità di essere generativi.
Che poi significa tornare a casa e mettersi al lavoro per la casa comune che è il nostro territorio, ma anche il Pianeta di cui siamo ospiti temporanei.