Spazio: dalla costellazione IRIDE al Libro Bianco, l'Italia accelera sul settore - I-Com, Istituto per la Competitività

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L’Italia vanta una lunga tradizione nelle attività spaziali e il settore sta tutt’ora vivendo un periodo di crescita anche grazie a investimenti strategici e progetti ambiziosi, come la Costellazione IRIDE, con cui si punta a rafforzare la posizione a livello europeo e internazionale nell’ambito dell’osservazione della Terra. Allo stesso tempo, una nuova legge sullo spazio e l’economia dello spazio è in discussione alla Camera dei Deputati. Simili sviluppi si collocano in un contesto che ha visto il nostro Paese ospitare la 75° edizione dell’International Astronautical Congress (IAC), tenutosi a Milano tra il 14 e il 18 ottobre scorso, e nell’ambito del quale sono stati siglati accordi assolutamente rilevanti per il futuro del comparto e non solo.

OSSERVAZIONE DELLA TERRA E PNRR

Il settore spaziale italiano gioca un ruolo di primo piano nell’osservazione della Terra (EO – Earth Observation), come denota anche la quota di risorse a ciò dedicate nel PNRR e nel Fondo Complementare (FC). Infatti, rispetto ai circa €2,3 miliardi stanziati complessivamente fino al 2026 per la Missione 1, Componente 2, Investimento 4.1 – Tecnologia satellitare ed economia spaziale, l’osservazione della Terra primeggia con oltre la metà dei fondi a disposizione, corrispondenti a €1,2 miliardi, funzionali a progetti per il monitoraggio del territorio, per la progettazione e lo sviluppo di una costellazione per il telerilevamento e “CyberItaly”, la renderizzazione digitale dell’Italia.

Fonte: PNRR, M1, C2, I4.1 – Tecnologia satellitare ed economia spaziale

Simili investimenti supportano inevitabilmente le imprese del settore a livello nazionale, cresciuto sensibilmente dal 2019 in cui si registravano 120 unità rispetto alle 219 imprese censite a ottobre 2024 tramite la piattaforma online “Italian Space Industry”, realizzata in collaborazione dall’ASI e dal MAECI. Ebbene, tra queste la maggior parte ha dichiarato di offrire servizi collegati all’osservazione della Terra (127), di cui oltre due terzi appartengono alla classe dimensionale delle piccole e medie imprese, a cui seguono le grandi imprese (26) e, infine, le start-up (15).

Fonte: Elaborazioni I-Com su MAECI, ASI, Piattaforma online “ItalianSpaceIndustry” (dati aggiornati al 03/10/2024)
Fonte: Elaborazioni I-Com su MAECI, ASI, Piattaforma online “ItalianSpaceIndustry” (dati aggiornati al 03/10/2024); Note: per una azienda non è presente il dato dimensionale

LA COSTELLAZIONE IRIDE

In quest’ambito, si colloca uno dei principali programmi spaziali europei per l’EO, ossia la costellazione IRIDE, promossa dal Governo italiano nel dicembre 2021 e finanziata a valere sui fondi dedicati allo spazio nel PNRR e nel FC, per un totale di €1,07 miliardi affidati all’ESA, in collaborazione con l’ASI. L’obiettivo è quello di realizzare – entro giugno 2026 – una “costellazione di costellazioni” per l’osservazione della Terra, che fornirà diversi servizi alla PA italiana, anche su scala regionale e locale, oltre a supportare la Protezione Civile e altre amministrazioni pubbliche. Per di più, i dati di EO ottenuti tramite IRIDE saranno fondamentali per lo sviluppo di applicazioni commerciali da parte del nostro settore spaziale.

Dopo i primi contratti siglati con alcuni soggetti del settore privato a dicembre 2022 e l’assegnazione di tutti i contratti per la costruzione e i servizi IRIDE ad aprile 2023, lo IAC ha costituito l’occasione per avanzare operativamente verso la realizzazione delle infrastrutture satellitari. E infatti, Thales Alenia Space Italia e Argotec hanno firmato nuovi contratti con l’ESA per la fornitura di, rispettivamente, 15 e 6 satelliti, per un valore complessivo di oltre €140 milioni.

Rispetto ai servizi offerti da IRIDE, essendo concepita per essere all’avanguardia in questo ambito, i 34 satelliti (con la possibilità di integrarne ulteriori 35 in seguito) che la comporranno saranno dotati di tecnologie di rilevamento differenti, applicabili per una serie di attività di EO inerenti: 1) le zone marine e costiere; 2) la qualità dell’aria; 3) i movimenti del terreno; 4) la copertura del suolo; 5) variazioni e previsioni del clima; 6) la gestione delle risorse idriche; 7) situazioni di emergenza; 8) sicurezza delle strutture e infrastrutture critiche sulla terra e in mare. Ciò sarà reso possibile tramite apposite mappe e analisi multi temporali di dati satellitari integrati con modelli, reti terrestri e open data provenienti da altre tipologie di dataset.

In aggiunta, IRIDE sarà accompagnata da un marketplace ad hoc – realizzato da e-GEOS (joint venture tra Telespazio e ASI) – per consentire a stakeholder istituzionali e commerciali di avere a disposizione un unico punto di accesso per l’accesso ai dati e ai servizi di EO derivanti da IRIDE. La piattaforma sarà altresì resa interoperabile con altri sistemi di erogazione, elaborazione e analisi di questo tipo di dati. Inoltre, per i servizi forniti alle PA, è stata prevista l’implementazione di un programma di formazione dedicato, al fine di accrescere l’awareness circa l’utilizzo di dati di EO, con un focus particolare per i dipendenti delle PA locali, così da agevolare l’uso di tali dati per il monitoraggio del territorio.

IL DISEGNO DI LEGGE SULL’ECONOMIA DELLO SPAZIO

Come accennato in apertura, è attualmente all’esame della Camera dei Deputati il disegno di legge collegato alla legge di bilancio 2023 rubricato “Disposizioni in materia di economia dello spazio” (Atto Camera n. 2026 – di seguito “ddl spazio”), che dopo eventuali emendamenti in sede di lavori parlamentari andrà a colmare una lacuna nell’ordinamento giuridico nazionale, regolamentando in maniera importante le attività spaziali condotte dai soggetti privati. Senza soffermarsi in tale sede sulle singole previsioni del disegno di legge, è opportuno evidenziare che nell’intento del legislatore il ddl spazio vuole fornire un quadro organico al settore, rimandando a successive (e numerose) disposizioni attuative – come previsto, ad esempio, dall’art. 13 – la trattazione specifica di alcune materie strategiche, tra cui rilevano le modalità in base alle quali possono essere esercitate le attività di ricezione, gestione, utilizzo e diffusione dei “dati di origine spaziale” in cui rientrano anche i dati generati da sistemi spaziali di osservazione della Terra. Inoltre, e in ciò sta una delle novità assolute del testo, l’ASI viene individuata come unica autorità di settore per la regolamentazione tecnica delle attività spaziali degli operatori (art. 14), oltre a svolgere compiti di vigilanza e a esercitare poteri sanzionatori in ambito amministrativo e penale (artt.11-12).

Il ddl dedica poi il Titolo V alle misure per l’economia dello spazio. In particolare, l’art. 22 prescrive che il COMINT (Comitato interministeriale per le politiche relative allo spazio e alla ricerca aerospaziale), in collaborazione con l’ASI – sentiti il MIMIT, il MEF e il MUR – elabori il Piano nazionale per l’economia dello spazio con orizzonte temporale non inferiore a cinque anni e successivamente lo aggiorni con cadenza almeno biennale. Più nel dettaglio, il Piano dovrà contenere: i) un’analisi dei fabbisogni d’innovazione e incremento delle capacità produttive connesse all’economia nazionale dello spazio; ii) un quadro delle esigenze istituzionali relative ai servizi basati su tecnologie spaziali suscettibili di valorizzazione a livello commerciale; iii) la programmazione, la valutazione preliminare, nonché il controllo e il monitoraggio delle iniziative di partenariato pubblico-privato comprese nel Piano; iv) l’allocazione delle iniziative previste dal Piano; v) l’identificazione delle risorse da destinare a tali iniziative; vi) i criteri per il monitoraggio e la verifica delle iniziative finanziate e i relativi impatti.

Non meno rilevante è l’istituzione di un Fondo per l’economia dello spazio (art. 23), con una dotazione iniziale per il 2024 pari a €20 milioni, che aumenteranno a €35 milioni per il 2025. Sul punto, le iniziative finanziabili saranno definite in fase attuativa, con un apposito decreto del MIMIT, di concerto con MEF, MUR e MAECI.

CONCLUSIONI

In attesa che l’UE dia seguito alle iniziative legislative e non per il settore spaziale, il sistema Italia – uno tra i pochi a coprire l’intera catena del valore – sta lavorando nella direzione di consolidare la propria posizione nello scenario europeo e internazionale, in un contesto che vede la space economy e lo spazio più in generale assumere sempre più valore strategico, tanto per le attività connesse alla sicurezza nazionale, quanto per la competitività del tessuto industriale.

Proprio su quest’ultimo aspetto, si colloca il Libro Verde per la politica industriale “Made in Italy 2030”, reso noto dal MIMIT lo scorso 16 ottobre, e che identifica proprio lo spazio – accanto al mare – come nuovo dominio in tal senso. Partendo dal riconoscimento delle debolezze del settore, tra cui un supporto limitato per start-up e PMI a causa di una minore propensione al rischio degli operatori nazionali rispetto ad altri Paesi e l’insufficiente domanda pubblica e privata di servizi spaziali, il documento propone di eliminare le barriere che limitano la partecipazione delle PMI ai programmi nazionali e comunitari, di incentivare la creazione di spin-off universitari e di integrare tecnologie avanzate e innovare i modelli di business per commercializzare le tecnologie spaziali.

In definitiva, si auspica che a valle del lavoro parlamentare sul ddl spazio e delle consultazioni del Libro Verde – che si tradurrà in un Libro Bianco agli inizi del 2025 – le norme e le politiche individuate siano funzionali a contribuire fattivamente a una crescita sostenibile del settore spaziale italiano e a migliorarne la competitività anche sul piano regionale e globale.

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Alessandro D’AMATO