Caccia e richiami vivi: una pratica crudele e anacronistica

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C’è chi la considera uno sport, chi un’attività ricreativa, ma la realtà è che la caccia rappresenta ad oggi una delle attività umane più controverse, sia dal punto di vista etico che ambientale. Ci troviamo adesso nel pieno della stagione venatoria, che da settembre a gennaio di ogni anno porta all’uccisione violenta di milioni di animali selvatici. Un’attività non solo anacronistica e crudele, ma anche pericolosa per il suo impatto devastante sulla fauna e sugli ecosistemi 

A peggiorare questa situazione, oltre al bracconaggio – grave problema endemico in Italia, con un giro d’affari di 5 milioni di euro – c’è anche l’uso dei richiami vivi. Parliamo di una pratica controversa, che consiste nell’impiegare animali vivi per attirare altri esemplari della stessa specie, facilitandone l’abbattimento.  

L’aberrazione dei richiami vivi

Gli animali più usati come esche sono gli uccelli – e tra le specie più impiegate allodole, merli, tordi e pavoncelle – che vengono prelevati in natura o allevati appositamente, e sottoposti a condizioni di vita aberranti. Gli animali sono tenuti in cattività all’interno di gabbie piccolissime e sottoposti a pratiche che ne alterano il ciclo di vita. In particolare, vengono tenuti al freddo e al buio per un tempo prestabilito (spesso diversi mesi), impossibilitati a volare e ad assecondare il proprio comportamento etologico. Il tutto perché possano scambiare il periodo di caccia, ovvero i mesi più freddi, con i mesi estivi, durante i quali vengono fatti vivere al buio.  

Al momento giusto sono portati nelle zone di caccia, dove il loro canto – stimolato attraverso luci artificiali o altre tecniche stressanti – attira i loro simili nella traiettoria di sparo dei cacciatori. E così all’infinito, in un ciclo di non-vita fatto di cattività e quasi sempre anche di precarie condizioni igienico-sanitarie. C’è da dire che in Italia, non tutte le Regioni hanno autorizzato l’utilizzo di richiami vivi per l’attività venatoria: ad esempio il Piemonte ha vietato questa pratica, e quindi ci si chiede perché le altre Regioni non ne seguano l’esempio. 

Richiami vivi: cosa dice la legge?

La Direttiva Uccelli dell’Unione Europea (2009/147/CE) vieta – salvo deroghe – la cattura di uccelli selvatici e il loro utilizzo come richiami vivi. Inutile a dirsi, in Italia le deroghe sono tante, così come le autorizzazioni concesse ai cacciatori. Per questo, il nostro Paese ha già subito negli anni diverse sanzioni da parte dell’Unione Europea. 

In Italia, purtroppo, la normativa che ha recepito la Direttiva Uccelli e altre direttive ha previsto che siano le Regioni a decidere con la propria legge regionale se autorizzarli o no. Come accennato, per esempio il Piemonte è una delle Regioni che vieta questa pratica nell’attività venatoria. 

Nel 2014, l’Italia è stata oggetto di una procedura di infrazione da parte della Commissione Europea per la diffusione di richiami vivi. In particolare, per la cattura con le reti di avifauna, finalizzata a far diventare gli animali richiami vivi.
 

Le parole rappresentano la realtà

Un altro aspetto emblematico e non secondario della questione, è l’uso del termine “richiami” in riferimento a esseri senzienti. Siamo di fronte a una visione che tende a oggettificare l’essere vivente, riducendolo a strumento nelle mani dell’essere umano. In questo contesto, l’animale perde la sua soggettività e la facoltà di essere considerato un individuo in grado di autodeterminarsi, con una propria dignità e diritto alla libertà. 

La parola “richiamo”, da un lato normalizza l’uso che nella caccia si fa di questi animali, dall’altro nasconde la sofferenza e la privazione che questa pratica porta con sé. La riduzione dell’animale a un “mezzo” tradisce la visione antropocentrica della nostra società, che considera gli altri esseri viventi in funzione dei bisogni umani. Insomma, questa terminologia è tutt’altro che neutra, perché contribuisce a sostenere e normalizzare una narrazione fatta di subordinazione e sfruttamento.

L’abolizione della caccia non è solo un dovere morale, ma anche una battaglia di civiltà che richiede il coinvolgimento di istituzioni, cittadini e associazioni. 

Per saperne di più vai alla sezione dedicata alla caccia.

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