di Nautilus
E’ stato un percorso faticoso, carsico e tuttavia alla fine la “vecchia talpa” è venuta allo scoperto: venticinque anni dopo la scomparsa di Bettino Craxi sono tanti gli italiani – assai più di prima – che hanno finalmente compreso quale fosse la statura del leader socialista. Un fenomeno imponente: nel corso degli ultimi anni quasi tre milioni di italiani hanno visto il film “Hammamet” al cinema, in tv, sui tablet e si sono moltiplicati i riconoscimenti, da sinistra e da destra. Da schieramenti nei quali si erano annidati nemici viscerali: quando Craxi era vivo, a destra si sono alzati cappi e sono partite monetine, dalla sinistra comunista milioni di persone sono sfilate per contestarlo – e ci sta – ma spesso con toni grevi, violenti. Poi nel corso dei decenni personaggi come D’Alema e Veltroni, scrittori e registi hanno aiutato a ripristinare una più veritiera immagine del leader socialista e di recente il direttore dell’Unità Piero Sansonetti ha scritto: “È stato perseguitato, come un numero eccezionale di dirigenti socialisti dalla procura di Milano. Che partì da lì per radere al suolo la Prima Repubblica. Cioè il periodo migliore vissuto dall’Italia dai tempi dei tempi. Possibile che il mondo politico e intellettuale italiano non sia in grado di dire: l’Italia è stata infinitamente ingiusta con Craxi e il suo partito?”. Troppo facile dire: meglio tardi che mai. E infatti: meglio e tuttavia vale una vecchia regola, sempre verde: la distanza dagli eventi aiuta a comprenderli meglio. Gli storici, quelli veri e non quelli che stanno ogni giorno in tv, lo hanno sempre spiegato: servono 20, 30 anni per capire bene eventi e personaggi. Nel caso di Bettino Craxi il principio della distanza storica è ancora più chiaro: durante la sua battaglia politica il leader socialista aveva acceso opposte e forti passioni che non sempre hanno aiutato la piena comprensione del personaggio. Ora tutto è più chiaro per tanti e il venticinquesimo anniversario della scomparsa, che cadrà il 19 gennaio 2025, aiuterà a ricollocare Craxi nel posto che merita: quello di uno dei principali leader della sinistra italiana e l’ultimo vero leader della Prima Repubblica.