L'ambizione del Sud di essere motore economico per il Paese - Partito Socialista Italiano

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di Daniele Unfer

Il Mezzogiorno come motore propulsivo del Paese. Un cambio di orizzonte per guardare con occhio diverso verso un’economia che non cresce più. I dati lo confermano. E confermano pure che lo sviluppo economico avuto nel recente passato è stato possibile grazie soprattutto al buon stato di salute dell’economia del Meridione. Un risultato che non nasce da solo ma grazie alla decontribuzione voluta dal Governo Draghi e, al momento, non confermata dalla manovra dell’esecutivo a guida Meloni. Si tratta di una misura che a partire dagli anni del Covid non è servita solo a salvaguardare la tenuta sociale del Mezzogiorno, ma è stata funzionale a un rilancio dell’occupazione. Come ogni misura sistemica produce gli effetti non nell’immediato ma nel tempo. Ora che qualche effetto lo stava facendo vedere, potrebbe non essere rifinanziata. Un’ulteriore mazzata sul Mezzogiorno già colpito dai primi licenziamenti dell’indotto annunciati da Stellantis con effetti pesanti per le tante industrie che producono la componentistica per l’automotive. La Svimez ha già lanciato l’allarme sulle ricadute. In questo contesto preoccupa e non poco l’ormai prossima scadenza della misura “Decontribuzione Sud”, senza che sia stata introdotta una nuova agevolazione che ne replichi l’efficacia. La “Decontribuzione Sud” ha dimostrato di essere fondamentale per sostenere l’occupazione e la crescita delle imprese nel Mezzogiorno. La sua fine sarebbe un colpo durissimo per il tessuto produttivo meridionale. È uno strumento che ha salvato migliaia di posti di lavoro e dato ossigeno alle imprese del Sud, sostenendo investimenti in formazione, innovazione e tecnologie. Eliminare questa agevolazione significa rischiare di compromettere anni di progressi. Secondo i dati Inps la “Decontribuzione Sud” ha coinvolto tre milioni di lavoratori, con due terzi dei contratti a tempo indeterminato, contribuendo alla stabilizzazione dell’occupazione e favorendo nuove assunzioni. Di questo si deve occupare la politica. La crisi dei colossi dell’auto tedesca, in corso già con la guerra in Ucraina, ha da subito avuto conseguenze dirette sull’industria italiana. I segnali c’erano ma sono stati sottovalutati da un governo che non ha invece capito l’emergenza e la gravità della situazione. I tanti tavoli, nella cui convocazione è esperto il ministro Urso, sono caduti nel nulla. Da qui, ma non solo, nasce la necessità di occuparsi di Mezzogiorno. Il Governo è bravissimo a dire una cosa e fare il contrario. Per esempio ha spostato cifre notevoli di investimenti già programmati in opere per il Sud verso il Nord. E allo stesso paga una tassa gigantesca per garantirsi un minimo di coesione, finanziando il Ponte sullo Stretto. Il ponte di Salvini. Sottraendo cosi miliardi di euro allo sviluppo di un territorio ove servono opere di altro tipo. Siamo alle porte dell’inverno e la Sicilia è già in sofferenza idrica. Oppure i collegamenti ferroviari o stradali che hanno necessità di un piano strutturato di potenziamento e ammodernamento. Il Mezzogiorno può essere il motore dell’Italia nel momento in cui si capisce quale sia la potenzialità del suo territorio visto ancora, purtroppo, come bacino elettorale a cui rivolgersi alla bisogna, piuttosto che come punto nevralgico di crescita di tutto il Paese. A Napoli i socialisti parlano di questo. Di come mettere il Meridione al centro della politica nazionale mettendo in campo un percorso di vera discontinuità con il passato attraverso una politica riformista, di servizio per il Paese. Per esempio rivedendo la politica delle delocalizzazioni con cui si fanno gli interessi di Cina e India. La rivoluzione copernicana necessaria deve passare per il Sud. Lo spiega il segretario del Psi Enzo Maraio annunciando l’iniziativa socialista: “In un momento storico in cui il governo considera il Sud Italia una zavorra, sottraendo fondi e minacciando così il futuro dei suoi cittadini, mortificandolo con la scellerata riforma dell’Autonomia differenziata bocciata dalla Corte Costituzionale, noi vogliamo ribadire che il Mezzogiorno d’Italia è invece una risorsa per il Paese, la porta d’Europa nel mediterraneo. Il Sud Italia è fatto di donne e uomini capaci, che meritano l’attenzione delle istituzioni. Ci confronteremo con realtà imprenditoriali del Sud, con i sindacati e i sindaci socialisti del Mezzogiorno per ascoltare le loro istanze”. Le idee ci sono. Vanno fatte camminare.

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