Il socialismo necessario - Partito Socialista Italiano

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di Giada Fazzalari e Lorenzo Cinquepalmi

L’Italia soffre da 30 anni di crescita asfittica, dinamica dei salari depressiva, mancanza di visione nella politica industriale e, quindi, di una generale mancanza di fiducia, dall’interno e dall’estero, nel sistema paese. Negli stessi anni i poveri sono diventati sempre più poveri e numerosi, mentre i ricchi sono sempre di meno ma sempre più ricchi. Nell’Italia meridionale gli effetti di queste dinamiche sono moltiplicati: se manca una strategia di crescita generale le regioni che avrebbero bisogno di più sviluppo restano maggiormente penalizzate. Manca una lettura lucida, razionale e disincantata della realtà, su cui elaborare progetti di lungo periodo anziché passare dalla cura palliativa del reddito di cittadinanza alla propaganda su un aumento dell’occupazione fittizio senza crescita del monte salari. Manca, insomma, una voce schiettamente socialista, che dia prospettive a chi non ne vede da troppo tempo, soprattutto al sud. Questo è il senso della Conferenza indetta a Napoli dal PSI per il 14 e 15 dicembre su Mezzogiorno, Riformismo e Lavoro. L’errore d’avere strozzato la voce socialista e ostracizzato ogni tentativo di restituire alla politica quel contributo essenziale comincia a essere riconosciuto se si è arrivati a leggere, proprio sull’Unità, che a Craxi e ai socialisti sterminati da mani pulite debba essere restituito l’onore. Dunque, Bettino Craxi non era un mostro e sentirlo riconoscere da chi stentava a pronunciare la parola “socialista”, impone una riflessione. Non tanto sul fatto che Craxi, De Michelis, Martelli, Sergio Moroni e tanti altri socialisti italiani non fossero criminali, ma sull’importanza di rimuovere dal socialismo italiano il macigno della distorsione imposta nell’opinione pubblica da magistrati, girotondini, grilli straparlanti e sedicenti honesti, rimuovendo la strozzatura politica che ha reso un tabù la parola “socialista”. Al socialismo italiano non va restituito solo l’onore, ma anche il ruolo: senza la sua capacità laica di leggere la società, interpretarne i bisogni, promuoverne la crescita elaborando ricette senza pregiudizi, l’Italia si è avvitata in una spirale negativa che l’ha impoverita arricchendo pochissimi fortunati in una dinamica parassitaria, inconciliabile con progresso e crescita, che ha precipitato un sud più fragile in una crisi cronica. Allora la restituzione dell’onore al socialismo italiano è importante se non è fine a se stessa, una sorta di risarcimento storico, ma rappresenta il primo passo per riportare metodo e ricette socialiste nella società italiana, cancellando l’ostracismo ideologico col quale proprio da sinistra se ne è soppresso il ruolo e persino il ricordo. Le grandi intuizioni del socialismo italiano ed europeo sull’equilibrio tra capitale e lavoro tracciano l’unica via per conciliare creazione di ricchezza, crescita e benessere diffuso. È tempo che la sinistra si unisca per percorrerla: il sole dell’avvenire non è spento. E può risorgere da quella straordinaria città del mezzogiorno che è Napoli.

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