Il Department of Justice (DOJ) americano ha da tempo accusato Google di monopolio e ad ogni processo, da 4 anni ormai, tenta una mossa antitrust.
Ma ora il governo USA sembra intenzionato a tagliare di netto con la diplomazia e chiede un intervento radicale da parte del colosso: un giudice federale, Amit P. Metha, ha presentato un documento che chiede la vendita del browser Chrome insieme ad altre sanzioni.
Una decisione molto più restrittiva che avrà influenza soprattutto sul sistema Android e che potrebbe influenzare le azioni giuridiche future nei confronti dei big players.
Un monopolio soverchiante: la decisione del DOJ
Il documento proposto dal giudice Amit P. Mehta, di ben 286 pagine, denuncia il vantaggio insormontabile di Google, che deriva dai pagamenti a partner come Apple e Samsung per ottenere un posizionamento predefinito e dal controllo esercitato sul sistema operativo Android.
Per questo motivo il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha avanzato richieste più stringenti nei confronti di Google rispetto ai precedenti processi contro il colosso tecnologico. Infatti, secondo Mehta, la quota di mercato dell’89,2% di Google Search conferisce all’azienda un accesso privilegiato a dati inestimabili e cruciali non solo per il dominio nella ricerca, ma anche per lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale (IA). Il controllo di Google sulla pubblicità di ricerca le permetterebbe inoltre di manipolare i prezzi degli annunci, penalizzando la concorrenza, come DuckDuckGo e Neeva.
Le richieste del Dipartimento
Per ristabilire un equilibrio competitivo, il governo ha delineato una serie di interventi drastici. Primo tra tutti, e il più rilevante, è la vendita di Chrome e la cessione dei diritti da parte di Google. Inoltre si specifica il divieto di stipulare contratti esclusivi per i motori di ricerca oltre alla disponibilità obbligatoria di Google di rendere consultabili i risultati e i dati di ricerca raccolti, anche agli avversari concorrenti. Infine, nel documento si legge che l’azienda dovrebbe vendere Android o astenersi da pratiche che vincolano i produttori di dispositivi ai suoi servizi.
La risposta del gigante di Mountain View non si è fatta attendere. Google ha dichiarato che “dovrebbe continuare a essere autorizzata a pagare altre aziende affinché il suo motore di ricerca ottenga un posizionamento privilegiato”, proponendo però di rendere tali accordi meno restrittivi rispetto al passato.
In un post sul blog, Google ha definito le richieste della corte un pretesto per “dare al governo un ampio potere sulla progettazione della vostra esperienza online”. Questo caso non è solo che il continuo di altri contenziosi in materia di monopolio tra il DOJ e Google che prosegue da 4 anni: ora il colosso ora ha già annunciato l’intenzione di appellarsi, prolungando ancora le indagini e il processo.
Articolo di T.S.
L’articolo Monopolio Google: la soluzione è spezzettare il colosso? proviene da Notiziario USPI.