Bonus anziani 2025? Filice (Spi Cgil Verona): "Un film già visto e bocciato" - SPI CGIL Veneto

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Servono investimenti nazionali e coordinamento degli interventi sul territorio

Verona, 1 gennaio 2024. Il cosiddetto Bonus Anziani non è altro che la ridenominazione giornalistica della più pretenziosa “Prestazione Universale” (che universale non è) partorita in via “sperimentale” per gli anni 2025 e 2026 dall’attuale governo nel suo timido e insufficiente tentativo di applicazione delle Legge delega sulla Non Autosufficienza, approvata dal governo Draghi sul finire di mandato (ottobre 2022).

Timido perché i paletti imposti (80 anni di età, condizione di non autosufficienza gravissima, reddito Isee inferiore ai 6 mila euro; essere beneficiari di indennità di accompagnamento) sono talmente tanti da ridurre drasticamente la platea dei possibili beneficiari.

Prevedendo uno stato di non autosufficienza “gravissimo”, i requisiti del bonus anziani risultano perfino più stringenti del bonus badanti dell’aprile 2024, per il quale si stimavano poco più di 350 beneficiari sull’intero territorio provinciale veronese. Una goccia nel mare a fronte dei circa 60 mila anziani non autosufficienti stimati.

Nel Messaggio numero 4490 del 30 dicembre 2024 l’Inps inquadra la condizione di insufficienza “gravissima” partendo dalla condizione di “coma, stato vegetativo o di minima coscienza” per arrivare ad includere chiunque “necessiti di assistenza continua 24 ore su 24, a volte prestata anche da più persone contemporaneamente, l’interruzione della quale, anche per un periodo molto breve, può portare a complicanze gravi o anche alla morte”.

Si tratta, insomma, di uno schiaffo in faccia a decine di migliaia di veronesi non autosufficienti che soffrono e, pur avendo diritto ad una assistenza dignitosa, si trovano a doversi ad arrangiare con l’indennità di accompagnamento e gli ausili o l’assistenza professionale che riescono ad ottenere dall’Ulss.

Il cosiddetto bonus anziani rappresenta inoltre l’ennesima occasione mancata per definire in modo rigoroso ed equo lo stato di non autosufficienza, che allo stato attuale non è normato, lasciando ampia discrezionalità di valutazione agli organi burocratici.

Questi sono anche i motivi che come Cgil e Spi Cgil ci hanno spinto a criticare e a respingere la proposta del governo a livello nazionale. Come Sindacato continuiamo a chiedere una soluzione equa ed efficace per 4 milioni di individui anziani non autosufficienti (60 mila nel veronese) il cui destino di salute fisica e mentale è appeso ad una pensione mediamente misera, all’indennità di accompagnamento (531,76 euro mensili per 12 mesi) uguale per tutti, senza distinzione di gravità o complessità dello stato di non autosufficienza; al buon cuore dei famigliari che si fanno carico dell’anziano, e ai pochi aiuti che Ulss e Comuni sono in grado di erogare.

Come Spi Cgil Verona crediamo che una politica che non si decida a prendersi cura degli anziani in stato di difficoltà sia una politica disumana, e che una società che non voglia affrontare l’epocale e strutturale (non contingente) problema dell’invecchiamento della popolazione sia una società che non è in grado di ricostruire il proprio futuro. Per questi motivi chiediamo al governo nazionale misure realmente incisive e inclusive, che passano necessariamente da un cospicuo rifinanziamento della Legge sulla Non Autosufficienza. Ai Comuni e alle istituzioni locali, in particolar mondo al Comune capoluogo, chiediamo di attivare sull’argomento un tavolo di confronto per coordinare le azioni necessarie sul territorio, in particolare su: posti disponibili nella case di riposo; estensione dell’assistenza domiciliare; rispetto dei tempi di attesa per quanto riguarda visite specialistiche e interventi chirurgici; housing sociale; riorganizzazione dello spazio urbano in senso più accogliente per anziani e bambini.

Adriano Filice, Segretario Generale Spi Cgil Verona

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