Il libro è meglio del film? Parliamo di adattamenti cinematografici

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“Il romanzo è meglio del film!”

Una frase che abbiamo sentito parecchie volte e che noi stessi ci siamo ritrovati a brontolare dopo aver visto un film o una serie tratti da un romanzo. Una storia che magari abbiamo amato visceralmente e quindi conosciamo benissimo; ma che ora, sullo schermo, ci sembra irriconoscibile, stravolta. Ma come, non c’è quella scena che a noi piace tanto? Ma come, hanno tagliato interi passi del romanzo, eliminando quei luoghi, quelle scene, quei personaggi che amiamo? E allora brontoliamo che “il romanzo è meglio del film”. 

Che è come dire che la spremuta d’arancia è peggio dell’arancia. 

Insomma: stiamo paragonando cose collegate, ma molto diverse.

Quando un romanzo diventa film…

Quando un romanzo, un fumetto, un’opera teatrale diventano un film o una serie, si parla di adattamento: e cioè di una trasformazione spesso radicale del contenuto originale, per adattarlo, appunto, a un altro medium. Quando un romanzo diventa un film, passa da un medium che ha certe regole a un altro, le cui regole sono molto, molto diverse. 

In un romanzo, ad esempio, è normale dedicare pagine e pagine all’introspezione dei personaggi, che pensano, ricordano, ragionano, rimuginano: e a noi va benissimo così. Ma il cinema è un medium visivo: quindi tutto deve diventare immagine. E l’immagine di qualcuno che “pensa” non è proprio appassionante da vedere, anche solo per trenta secondi, no? 

Per questo, rendiamo visivo quel pensiero o quel ricordo, trasformandolo in immagini: l’eroe ricorda… e vediamo il suo ricordo in un flashback, magari con la sua voce off (che riprenderà quella del narratore del romanzo). 

C’è poi un altro concetto da considerare: scrivere un romanzo costa sì tempo e fatica, ma dal punto di vista fisico è sufficiente carta e penna, o un computer

Per produrre un film o una serie TV, parliamo invece di un investimento – tra sviluppo, scrittura, casting, pre-produzione, riprese, postproduzione, promozione e uscita – di parecchi milioni di euro

Soldi che, per giunta, non bastano mai: e allora bisogna fare delle scelte

In un romanzo possiamo avere quanti personaggi vogliamo e magari usarli ciascuno in una sola scena. In un film, pagare parecchi attori per usarli in una scena sola costa tempo e denaro. 

Per questo, i tanti personaggi diventano spesso un solo personaggio: così paghiamo un attore solo, che così avrà un ruolo meno banale. Una produzione eviterà inoltre di girare tante scene in tante location diverse, cercando invece di raggruppare scene simili in un’unica location, più economica e più comoda. 

Il romanzo, poi, può permettersi digressioni, sottotrame e salti temporali a costo zero. Il cinema no: quindi, un bravo sceneggiatore penserà ad eliminare tali scostamenti dalla trama principale, concentrandosi invece su di essa. Un esempio magistrale è l’adattamento de Il Padrino, di Mario Puzo, da parte di Francis Ford Coppola, grandissimo regista e sceneggiatore. 

Nel romanzo la storia di Johnny Fontaine, il cantante legato alla famiglia Corleone, è molto più estesa rispetto al film: una vera e propria trama parallela. Inoltre, il romanzo ospita parecchi flashback sull’infanzia e l’adolescenza di Don Vito Corleone. Nel primo caso abbiamo una trama interessante, ma marginale rispetto a quella principale (la storia di Michael); nel secondo, flashback bellissimi, che rischiano però di mettere troppa carne al fuoco. Coppola riduce allora al minimo la storia di Johnny, trasformandola in una breve digressione utile a mostrarci cosa succede quando rifiuti un’offerta “che non si può rifiutare” (spoiler: c’entra la testa di un cavallo). Poi prende i flashback e ne fa uno dei due filoni narrativi di… Il Padrino Parte II, in cui il passato di Don Vito diventa molto più utile alla storia, perché si ricollega al presente di Michael, ora padrino sospeso tra sete di potere e amore famigliare.

Insomma: chi adatta deve fare delle scelte, che cambieranno inevitabilmente la struttura della storia originale. Per questo il film o la serie non saranno mai “come il romanzo”: saranno sempre un adattamento, che dovrà cercare di essere fedele nello spirito, più che nella lettera, all’originale. I primi due film di Harry Potter diretti da Chris Columbus sono sì fedeli, ma spesso in modo pedestre: quando arriva alla regia Alfonso Cuaron, gli adattamenti diventano meno fedeli ai romanzi, ma film migliori e in un certo senso più fedeli, perché centrano davvero il tono fantasy-dickensiano dei romanzi. 

Il film, quindi, sarà sempre diverso dal romanzo: ma potrà essere un grande film tratto da un grande romanzo. Oppure, come spesso succede, un ottimo film tratto da un romanzo meno interessante. Chiedetelo ad Alfred Hitchcock, che ha trasformato alcuni romanzi ben poco noti in film capolavoro, uno per tutti La donna che visse due volte

Insomma: godiamoci entrambe le opere a mente aperta, consapevoli delle differenze tra i media. Scopriremo che essere infedeli è il modo migliore per essere davvero fedeli.

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Ha scritto il post

Roberto Gagnor scrive per Topolino dal 2003. Ha firmato più di 200 storie Disney in italiano e inglese, tra cui Topolino e il Surreale Viaggio nel Destino e il ciclo della Storia dell’Arte di Topolino. Ha studiato regia ai Film&TV Workshops di Rockport (USA) e alla Scuola Holden con Abbas Kiarostami, e sceneggiatura al VII Corso RAI-Script a Roma. Ha vinto “Talenti in Corto” nel 2011, col cortometraggio Il Numero di Sharon. Il suo primo film da sceneggiatore, Sommer Auf Dem Land (Detail Film / Black Forest Films) è uscito nel 2012 in Germania e Polonia. È co-autore di Food Wizards in produzione con RAI e Zocotoco. È il co-fondatore di Magical Realist. Insegna sceneggiatura all’Accademia 09 (Milano) e all’Ist. Cinematografico Antonioni (B.Arsizio), oltre a tenere laboratori di fumetto per ragazzi. Collabora con Il Post.

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Roberto Gagnor