Cento anni di Pier Paolo Pasolini e le sue affinità con Caravaggio. Il racconto del prof. De Bonis - DBG Management & Consulting

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Pier Paolo Pasolini fu un grande artista, un poeta come ne nascono pochi in una generazione. Come disse Moravia nel discorso del suo funerale, “poeti non ce ne sono tanti nel mondo, ne nascono tre o quattro soltanto in un secolo. Quando sarà finito questo secolo, Pasolini sarà tra i pochissimi che conteranno come poeta. Il poeta dovrebbe esser sacro”. 

A 100 anni dalla sua nascita, nel giorno dell’anniversario del suo brutale assassinio (2 novembre 1975), il professor Vittorio Maria De Bonis ha raccontato il Pasolini scrittore, regista, ma anche pittore. Forse non tutti sanno che l’artista si cimentò anche nelle arti grafiche, non solo nella produzione di quadri, ma anche nella realizzazione di bozzetti delle scene più importanti dei suoi film. 

Del resto, come lo stesso De Bonis ha fatto notare, un regista che riesce a ricreare inquadrature magistrali ricche di pathos, che in una sola immagine racchiude la trasformazione della società di quei tempi, le condizioni di vita e i sentimenti delle persone che appaiono nello schermo, non poteva che essere un maestro anche nell’uso e nella creazione di immagini.

Vittorio Maria De Bonis

E proprio in questa sua ricerca di dettagli, possiamo ritrovare molti tratti del Caravaggio. Pasolini lo studiò a lungo e in modo approfondito, affascinato dalla sua capacità di riprodurre la realtà in modo diretto e violento, un linguaggio che colpisce immediatamente, composto da piccoli elementi in grado di fare una grande differenza. Un esempio sono i piedi sporchi dei pellegrini inginocchiati in preghiera, e altri tratti caratteristici del popolo, quei poveri fino a quel momento rappresentati quasi con superficialità.

E proprio come Caravaggio, anche Pasolini si concentra sulla classe più povera, su coloro che vengono spinti ai margini della società ma che, nella loro miseria, mantengono sempre una purezza e una nobiltà interiore, contrapposti al decadimento e alla corruzione della borghesia.

Francesca Silvi

Ad accompagnare il racconto del professore, la voce calda e graffiante di Francesca Silvi, che ha eseguito alcuni brani del repertorio jazz, blues e soul, accuratamente selezionati per la loro affinità con le opere di Pasolini. In chiusura, due brani dedicati a Roma, la città che l’artista aveva scelto come sua casa, che aveva ampiamente celebrato con poesie e film: Roma non fa la stupida stasera e Roma Capoccia.

L’evento si inserisce nell’ambito della manifestazione “Racconto di una vita da Corsaro. Pier Paolo Pasolini”, organizzata da DBG Management & Consulting e finanziata dal Municipio IV – Direzione Socio-Educativa.

Barbara Molinario e Maurizio Rossi (Assessore Cultura IV Municipio)

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