Saltare i pasti: quali rischi per la salute? - Fondazione Valter Longo Onlus

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Esistono diverse pratiche di digiuno intermittente, ma tutte accumunate da un alternarsi di periodi di restrizione calorica, senza ridurre l’introito di macro- e micronutrienti, fondamentali per una corretta alimentazione, e periodi di normale assunzione di cibo.

Quali siano gli effetti del digiuno sulla salute umana è ancora oggi un argomento fortemente discusso.

Le ricerche e i risultati ottenuti dal Prof. Longo confermano che il digiuno, se eseguito correttamente, favorisce cambiamenti metabolici e cellulari che rallenterebbero il processo di invecchiamento, il quale ritroviamo alla base di molte patologie, come malattie cardiovascolari, il diabete, i tumori e malattie neurodegenerative come il Parkinson e l’Alzheimer. 

Il digiuno intermittente, ossia l’astensione volontaria dal cibo per un determinato numero di ore durante la giornata, spesso comporta la rinuncia a uno dei pasti principali, come la colazione o la cena. Quali sono le possibili implicazioni di questa pratica per la salute?

Uno studio del 2022 dell’Università dell’Iowa, pubblicato sul Journal of the Academy of Nutrition and Dietetics, ha evidenziato che rinunciare a uno dei tre pasti principali della giornata (colazione, pranzo o cena) può comportare gravi rischi per la salute, aumentando il rischio di morte prematura. Le premesse sono spaventose, ma vediamo meglio quali sono i risultati di questa pubblicazione.

I rischi di saltare la colazione

Secondo lo studio, condotto su 24.011 adulti statunitensi di età pari o superiore a 40 anni, i partecipanti che saltavano la colazione presentavano un rischio più elevato di morte per malattie cardiovascolari, un dato già confermato da numerosi studi precedenti.

Saltare la colazione è associato a cambiamenti dell’appetito e a una riduzione della sazietà, che possono portare a un successivo eccesso di cibo e a una compromissione della sensibilità all’insulina. Al contrario, consumare regolarmente la colazione contribuisce a mantenere un metabolismo più stabile.

Inoltre, l’abitudine di saltare la colazione è correlata a un maggiore rischio di obesità, dislipidemia, ipertensione, diabete di tipo 2, sindrome metabolica e malattie neurologiche. Questa pratica comporta anche un apporto calorico giornaliero più basso, spesso carente di nutrienti essenziali, con una tendenza a compensare attraverso il consumo di bevande zuccherate, snack, carne rossa e alcol. Non sorprende, quindi, che sia associata anche a stili di vita meno salutari, come il fumo, il consumo eccessivo di alcol e una ridotta attività fisica.

Anche saltare il pranzo o la cena ha conseguenze, la ma qualità della dieta gioca un ruolo cruciale

Lo studio ha osservato che saltare il pranzo o la cena può anch’esso aumentare il rischio di morte, anche se legato a fattori diversi. Chi salta uno dei pasti principali tende a consumare porzioni più abbondanti e meno salutari nei pasti successivi, spesso in un intervallo temporale ridotto.

Tuttavia, è importante notare che questa associazione diventa meno rilevante se si tiene conto della qualità complessiva della dieta.

Studi precedenti hanno evidenziato che chi salta un pasto principale, come il pranzo, spesso segue un’alimentazione di qualità inferiore, caratterizzata da un minor consumo di frutta e verdura e un maggiore apporto di sodio e cereali raffinati. Questi fattori sono stati associati a un rischio più elevato di mortalità.

Inoltre, le persone che tendono a saltare i pasti sono spesso individui con un livello di istruzione e un reddito familiare più bassi, che seguono una dieta meno equilibrata e fanno maggior uso di snack, fumo e alcol.

Intervalli tra i pasti e limiti dello studio

Lo studio ha introdotto un aspetto innovativo, analizzando il ruolo degli intervalli tra i pasti principali. È emerso che consumare i pasti a distanza di meno di 4-5 ore può essere associato a un aumento della mortalità. Tuttavia, questi risultati vanno interpretati con cautela, poiché lo studio presenta alcuni limiti che ne riducono l’affidabilità. 

Ad esempio, non sono stati considerati gli snack consumati tra i pasti, che potrebbero influenzare gli effetti del digiuno intermittente. Inoltre, i dati sui comportamenti alimentari sono stati auto-riportati, aumentando il rischio di errori o inesattezze. Infine, mancano informazioni su altri aspetti dello stile di vita, come la durata e la qualità del sonno, che potrebbero avere un impatto significativo sull’associazione tra numero di pasti e mortalità.

Questi fattori rendono i risultati dello studio non definitivi. Per ottenere dati più solidi, sarà necessario replicare lo studio considerando tutti i fattori citati e validarlo in altre popolazioni.

La personalizzazione dei protocolli che riguardano il digiuno, così come l’alimentazione di tutti i giorni, è cruciale nell’ottimizzazione della durata della vita e la salute. È importante essere seguiti da un professionista esperto nell’applicazione di tali protocolli, per evitare i rischi del fai da te. Per valutare strategie personalizzate, i nutrizionisti dell’European Longevity Institute della Fondazione Valter Longo Onlus, formati dal Professor Valter Longo, sono disponibili alla mail [email protected] 

Referenze

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Claudia Mangano