Per godere degli effetti benefici di una tisana - A.I.D.O.

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Sono buone e dissetanti. Ci aiutano quando stiamo un po’ giù e nervosi, in caso di un piccolo disturbo o vogliamo mantenerci in forma. A volte sopravalutate, in alcuni casi risultano utili in terapia

di Vita e Salute

Infusi e decotti fanno parte da sempre della tradizione erboristica e popolare. “Le piante medicinali possono essere usate per ottenere tisane gradevoli (digestive, depurative, rilassanti), che non rivestono un ruolo terapeutico vero e proprio ma hanno un ruolo di riequilibrio del tono generale. La loro composizione, codificata e sperimentata dalla tradizione, è data dalla presenza di piante medicinali ritenute sicure (salvo nel caso ci sia una ipersensibilità individuale che va sempre indagata)”, spiega Enrica Campanini, medico esperto in fitoterapia..
In linea di massima, la maggior parte delle tisane “della nonna” sono sicure: le piante in libera vendita “offrono un margine terapeutico piuttosto ampio (indice di sicurezza terapeutica)”. Perciò, prosegue l’esperta, “come indicato anche dall’Organizzazione editoriale medico-farmaceutica, le tisane sono adatte all’automedicazione”. Va da sé, sempre che non si usino piante pericolose come belladonna, digitale o stramonio. Occhio dunque al fai da te, meglio rivolgersi agli specialisti: medici esperti in fitoterapia, farmacisti o erboristi, “esperti nell’impiego delle piante medicinali, di cui conoscono provenienza, composizione farmacologica, controindicazioni ed eventuali effetti collaterali”. Erborista e farmacista possono anche garantire la provenienza e la qualità della droga.
Le cose cambiano però in caso di una malattia vera e propria. “In presenza di una patologia sarà invece compito del medico esperto in fitoterapia individuare le piante medicinali più adatte e la forma galenica migliore. Generalmente il medico preferisce usare formulazioni titolate in principio attivo (estratti secchi, ecc.) in quanto in grado di garantire un effetto terapeutico costante e riproducibile nel tempo”, aggiunge l’esperta.

Che dice la ricerca

Diversi studi si sono focalizzati sulle tisane. In alcune ricerche sono stati riscontrati effetti benefici su: rigidità articolare e controllo ormonale (mentastro), dismenorrea primaria (rosa canina), stress ossidativo (melissa), qualità del sonno e glicemia (camomilla tedesca). Ciò non significa che altre piante siano meno efficaci o meno valide.
Esistono poi molti repertori scientifici che classificano le piante officinali e la loro efficacia, a partire dalla nostra Farmacopea ufficiale del Formulario nazionale che elenca una serie di miscele (16) di piante medicinali: “Specie composte per tisana” (Specie carminative, specie sedative, specie diuretiche, ecc.)”, spiega la Campanini.
Inoltre, tra i molti enti che si occupano di piante officinali ricordiamo in particolare il Cerfit, Centro di ricerca e innovazione in fitoterapia dell’Azienda ospedaliero-universitaria Careggi di Firenze, diretto dal dottor Fabio Firenzuoli.

La preparazione: infusi o decotti

L’estratto acquoso di una pianta officinale (idrolito, in gergo erboristico) può essere preparato per infusione o decozione. In entrambi i casi si sfrutta come solvente l’acqua, indispensabile liquido per il nostro organismo, capace di estrarre dalle piante i principi idrosolubili (ma non quelli liposolubili) e i minerali, offrendo una bevanda benefica e dissetante, facilmente eliminabile per via renale.

L’infusione, che consiste nel versare acqua bollente sulla droga, è usata per le parti delicate della pianta;

la decozione, che comporta l’ebollizione della droga, si usa per le parti più dure.

  • Fiori, parti aeree, foglie si preparano per infusione o macerazione. Nel primo caso si mettono le erbe in acqua bollente per 10 minuti, rimestando ogni tanto e tenendo il recipiente coperto. Nel secondo caso si lasciano in acqua fredda per qualche ora.
  • Radici, cortecce e semi si preparano per decozione. Si buttano in acqua bollente e si fanno bollire per 10-20 minuti, poi si lasciano riposare coperte per una decina di minuti, rimestando ogni tanto.

Alla fine si filtra il preparato, che va bevuto preferibilmente in giornata, caldo o tiepido. Le tisane possono contenere una o più erbe; meglio però non fare mix troppo variati, l’effetto di una droga può annullare (o peggiorare!) quello di un’altra. La Farmacopea prevede mix di varie piante, ma nel nostro piccolo ne possono bastare due con effetti simili e una terza per il gusto.
Qualcuno suggerisce di dolcificare le tisane con miele o altri edulcoranti. È meglio invece abituarsi al gusto di ognuna, correggendolo eventualmente con piccole aggiunte di droghe dal gusto gradevole, come menta, liquirizia polverizzata, vaniglia, ecc.
Le droghe durano al massimo due anni, un po’ di più le radici e i semi, un po’ meno i fiori; poi perdono di efficacia.

Tisane per varie esigenze

Stress, nervosismo e insonnia

Non sono tipici della primavera, ci tormentano tutto l’anno, e ancora di più in questi mesi di assillo provocato dalla pandemia da coronavirus: un buon motivo per abituarsi a usare le tisane rilassanti. Sono molte le erbe utili per queste problematiche: tra queste meliloto, escolzia, valeriana e la già citata melissa. Qui proponiamo due semplici efficaci e di buon sapore.

  • Passiflora (Passiflora incarnata), combatte ansia, angoscia, irritabilità, sbalzi di umore (tipici della primavera); allevia nevralgie, cefalee e coliche e calma il battito cardiaco.
  • Tiglio (Tilia cordata), pianta rilassante che favorisce il sonno, calma il nervosismo e lo stress, allevia la cefalea. È utile in caso di cattiva digestione e nausea. Da evitare in caso di allergia alla pianta.

a. 2 g di fiori di tiglio
150 ml di acqua
2-3 tazze al giorno. Con i fiori si possono fare anche bagni calmanti.

b. 2 g di parti aeree di passiflora
100 ml di acqua
1 tazza prima di coricarsi o in caso di necessità.

Acne

Gli antiestetici punti neri e brufoli sono indice di infiammazione ed eccesso di sebo. A livello preventivo la dieta è fondamentale, soprattutto per il controllo glicemico; ma un aiuto dalle tisane non guasta. L’erba antiacne per eccellenza è la bardana (Arctium lappa), utile per varie problematiche cutanee (foruncolosi, seborrea, eczema). Diuretica e depurativa, ha un’azione antisettica e cicatrizzante e regolatrice degli zuccheri nel sangue.
2 g di radice tagliata e pestata
150 ml di acqua
Bollite la radice nell’acqua per 10 minuti; fatela riposare per 10 minuti e filtratela. 3 tazze al giorno. Il decotto, preparato con 10 g in 100 ml di acqua serve esternamente per sciacquare il viso.

Cattiva digestione

Le difficoltà digestive derivano da una dieta scorretta, povera di fibre e ricca di grassi, soprattutto saturi. Ma pure da cattive abitudini: pasti irregolari, cotture sbagliate, scarsa masticazione, fumo e alcol. Tuttavia, in primavera non è insolito avere una digestione difficoltosa. Parecchi semplici possono venire in aiuto; tra questi il tarassaco (vedi oltre), e queste tre erbe, da usare separatamente o mescolate:

  • Camomilla tedesca (Matricaria recutita). Calmante e sfiammante, nemica di ansia e irritazione (stati d’animo che ostacolano la digestione), la camomilla è protettiva dello stomaco. Esternamente, come riconosciuto dall’Oms, allevia le infiammazioni di pelle e mucose. Da evitare in caso di sensibilità alle Asteracee.
  • Melissa (Melissa officinalis). Digestiva e carminativa, contrasta la nausea e riduce la cefalea da indigestione e il mal di stomaco di origine nervosa. Antidepressiva, calma le palpitazioni nervose e, se assunta la sera, favorisce il sonno. Come camomilla e menta, la melissa ha un sapore molto gradevole. In presenza di disturbi tiroidei è bene rivolgersi a un esperto.
  • Menta piperita (Mentha piperita). Agisce contro nausea, flatulenze, coliche e cattiva digestione, allevia le cefalee. A differenza delle erbe precedenti, la menta è stimolante (ma non eccitante). Da evitare con calcoli biliari, ernia iatale e ulcera gastroduodenale.

2-3 g di foglie e sommità fiorite di menta (oppure foglie ed estremità fiorite di melissa o capolini di camomilla)
150 ml di acqua
Da sorseggiare piano in caso di nausea.

Cellulite

L’antiestetica buccia d’arancia che colpisce il tessuto adiposo di donne grasse e magre si previene con buone abitudini: dieta regolare con pochi lipidi, zuccheri e sale (quest’ultimo favorisce la ritenzione idrica); sport; abiti non attillati, scarpe comode.
In primavera è di grande aiuto il tarassaco (Taraxacum officinale), che combatte la ritenzione idrica e gli edemi, stimola la diuresi e aiuta il fegato a eliminare le scorie. Il decotto del rizoma è molto amaro; in alternativa si può puntare sull’insalata amarognola e depurativa preparata con le foglie, preziose anche per la ricchezza di fibre e altri nutrienti.
Le tisane ci aiutano poi favorendo la diuresi e la depurazione. È il caso per esempio della betulla (Betula alba). Tradizionalmente, in primavera si fanno cure con la sua linfa, dalle ottime proprietà drenanti e depurative. Ma anche la tisana di foglie è utile: combatte la ritenzione idrica, riduce le adiposità localizzate, gli edemi e la cellulite. Da evitare con calcoli renali, insufficienze cardiaca e renale, sensibilità ai salicilati; possibile interazione con farmaci diuretici.
3 g di foglie di betulla
100 ml di acqua
2-3 tazze al giorno lontano dai pasti. Con 5 g di foglie si prepara un infuso per uso esterno, utile contro acne e foruncoli.

Nota: tutte le indicazioni sono solo a titolo esemplificativo. È necessario sempre rivolgersi al medico di fiducia nel caso si voglia intraprendere un percorso terapeutico.

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