Dare una speranza ai pazienti in lista d’attesa per trapianto cardiaco - A.I.D.O.

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Il 2023 è stato un anno ricco di successi per il Programma Trapianti di Cuore Italiano: sono stati, infatti, eseguiti più di 300 trapianti. Con grande soddisfazione posso dire che Padova insieme a Bari (diretta dal Prof. Tomaso Bottio, cardiochirurgo formatosi alla Scuola Padovana) hanno eseguito un terzo di tutti i trapianti italiani. Non possiamo, però, dimenticare che di fatto si è riusciti a dare una risposta terapeutica a meno del 40% dei pazienti in lista di attesa per un trapianto di cuore. Per cercare di ridurre ulteriormente il divario tra domanda e offerta di cuori, nel maggio del 2023, a Padova abbiamo eseguito il primo trapianto di cuore, in Italia, da donatore a cuore fermo (DCD – ovvero da un donatore con il criterio di accertamento di morte cardiocircolatorio). Per comprendere meglio questo concetto dobbiamo chiarire alcuni punti fondamentali: il concetto di morte presuppone la cessazione completa e irreversibile delle funzioni cerebrali. L’accertamento di morte può avvenire attraverso due metodiche:

  • neurologica: morte cerebrale
  • cardiologica: registrazione di un elettrocardiogramma piatto che in Italia, dev’essere di 20 minuti. Nei Paesi anglosassoni quali Inghilterra o Australia, invece, l’elettrocardiogramma piatto viene registrato per un tempo rispettivamente di 5 e 2 minuti. In Italia si riteneva che il trapianto da donatore a cuore fermo (DCD) fosse impossibile per il prolungato tempo di ischemia.

L’11 maggio 2023 abbiamo dimostrato che in realtà, nonostante tempi di ischemia così prolungati, il trapianto può essere eseguito con successo. Da maggio a Padova sono stati eseguiti altri tre trapianti da DCD e in Italia ben 17 trapianti da DCD coinvolgendo i centri di Verona, Torino, Bologna, Roma San Camillo, Milano Niguarda e Bergamo dimostrando che tale procedura era ripetibile e riproducibile.

Si calcola, in base ai dati della letteratura, che con questa tecnica si possa incrementare di un 30% il numero di trapianti eseguiti in Italia. Appare comunque evidente che circa il 50% dei pazienti in attesa di un trapianto di cuore rimanga comunque esclusa da questa opportunità terapeutica.

Per superare questa difficoltà, negli Stati Uniti, è stato autorizzato dall’ FDA l’utilizzo di animali transgenici per valutare la fattibilità di uno xenotrapianto cardiaco. Sino ad oggi a Baltimora, presso l’Università del Maryland, dall’equipe guidata dal Prof. Bartley Griffith sono stati eseguiti due trapianti con una sopravvivenza, però, limitata a pochi mesi. Gli organi prelevati da maiali transgenici sono stati in qualche modo “umanizzati” grazie all’utilizzo della tecnologia CRISPR/Cas9 (cosiddetta delle forbici molecolari) messa a punto dai premi Nobel per la chimica 2020 Emmanuelle Charpentier e Jennifer Doudna.

In questi maiali transgenici si è provveduto a silenziare (knock out) 3 geni specifici del maiale, responsabili della reazione di rigetto iperacuta, e si sono inseriti (knock in) 5 geni umani. L’esperienza, fino ad oggi accumulata, ha mostrato come ulteriori miglioramenti della terapia immunosoppressiva si rendano assolutamente necessari per poter garantire un risultato soddisfacente.

Per dare quindi piena risposta ai pazienti in attesa di trapianto di cuore appare necessario lo sviluppo di cuori artificiali totali con caratteristiche tecniche diverse rispetto ai modelli attualmente disponibili ovvero: dimensioni più contenute, eccellente biocompatibilità e silenziosità. Queste caratteristiche garantirebbero ai pazienti impiantati con tali device una qualità di vita accettabile e, una volta raggiunto questo risultato, questi cuori artificiali potrebbero essere intesi non più come ponte al trapianto ma come terapia sostitutiva definitiva e alternativa al trapianto stesso. L’utilizzo di cuori artificiali prontamente disponibili sullo scaffale della sala operatoria permetterebbe anche di cancellare il tempo di attesa dell’organo cuore per i pazienti in lista d’attesa di trapianto che rappresenta di fatto un momento di enorme disagio e sofferenza.

Guardiamo quindi, con fiducia, ai prossimi anni, perchè l’innovazione tecnologica, l’impegno costante dell’AIDO nell’incrementare le donazioni e dunque il numero di organi disponibili e l’abnegazione e professionalità di tutti gli specialisti (medici, infermieri e tecnici) impegnati in questo campo, potranno sicuramente dare delle risposte positive ed efficaci nel tentativo di risolvere le richieste terapeutiche poste dai pazienti affetti da scompenso cardiaco terminale.

Prof. Gino Gerosa

Professore Ordinario di Chirurgia Cardiaca

Dipartimento di Scienze Cardiologiche Toraciche Vascolari e Sanità Pubblica

Università degli Studi di Padova

Direttore UOC Cardiochirurgia

Azienda Ospedale – Università di Padova

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