Spazio, Ax-3: conclusa con successo la missione Voluntas

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La missione Ax-3 Voluntas si è conclusa venerdì 9 febbraio poco prima delle 14:30 (ora italiana), con l’ammaraggio della navetta Dragon di SpaceX a largo di Daytona (Florida) dopo aver effettuato lo sgancio dalla Stazione Spaziale Internazionale nel pomeriggio di mercoledì 7 febbraio. A bordo l’equipaggio interamente europeo cui fa parte il Colonnello dell’Aeronautica Militare Walter Villadei

Dando al Col. Villadei il bentornato a nome di tutti i colleghi e colleghe, il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Generale di Squadra Aerea Luca Goretti ha commentato: “La partecipazione dell’Aeronautica Militare a questa missione internazionale, a forte connotazione europea, ha reso possibile il coinvolgimento di nuovi soggetti, sia pubblici sia privati, in un settore, quello spaziale, in questo momento soggetto a nuova espansione. Questo ha confermato il ruolo chiave che l’Arma Azzurra ha in tale dominio, in cui già è fortemente impegnata sia con l’esperienza di volo umano spaziale sia con capacità legate alla sua sicurezza. L’Aeronautica Militare – ha sottolineato il Gen. Goretti – mette la propria professionalità e competenze a disposizione della comunità scientifica, tecnica e industriale, a favore dell’intero Sistema Paese”. 

Partita dal Kennedy Space Centre (Cape Canaveral, Florida) lo scorso 18 gennaio, con un razzo Falcon 9 di SpaceX, la missione Ax-3 è durata tre settimane, con 18 giorni passati dall’equipaggio a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. In questo periodo, il Col. Villadei ha svolto 13 esperimenti italiani, promossi dall’Aeronautica Militare in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), che hanno coinvolto università, centri di ricerca e industrie, per amplificare la grande esperienza nazionale, in ambito operativo, medico e tecnologico, applicata allo spazio.  Ulteriori 2 esperimenti, anche loro volti a studiare l’effetto della microgravità sul corpo umano, sono portati avanti nei laboratori a terra nei giorni successivi al rientro, contribuendo – insieme a quelli svolti sulla ISS, dove il Col. Villadei ha anche supportato attività di ricerca scientifica degli altri membri dell’equipaggio – a raccogliere dati provenienti dall’attività di sperimentazione che avrà ricadute positive nello studio di malattie neurogenerative come l’Alzheimer, della fertilità umana, del cancro, del sistema cardiovascolare. Inoltre, il coinvolgimento di attori pubblici e privati, alcuni già di riferimento per il settore spaziale, altri operanti in settori affini o completamente diversi, permetterà un aumento del livello tecnologico e applicativo legato allo spazio, ma non solo.

Per l’Italia, Ax-3 ha rappresentato il trait-d’union abilitante nell’ambito di una visione strategica che lega sinergicamente, sotto la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero della Difesa, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (con delega allo Spazio), il Ministero dell’Agricoltura della Sovranità Alimentare e delle Foreste, l’Aeronautica Militare e l’ASI, oltre a essere un’occasione privilegiata per continuare a promuovere l’impegno verso un accesso nazionale sicuro ed efficace allo Spazio. Nell’evento di saluto dell’equipaggio Ax-3, prima di lasciare la ISS, il Col. Villadei ha ringraziato il “Governo italiano, il Ministero della Difesa e l’Aeronautica Militare per aver creduto in questa missione. Abbiamo portato (a bordo) in queste due settimane scienza, tecnologia e innovazione italiana e anche europea”.

La missione Ax-3 ha anche permesso di svolgere attività divulgative, con eventi dedicati a studentesse e studenti di scuole secondarie, superiori e università, in cui il Col. Villadei ha potuto raccontare la propria esperienza professionale che lo ha portato a bordo della ISS dai banchi dell’Accademia Aeronautica di Pozzuoli. “Lo Spazio, ha sottolineato, apre sempre maggiori opportunità professionali, che vanno oltre il ruolo dell’astronauta. Infatti, se sono qui è anche grazie al lavoro svolto dai tanti professionisti e professioniste che si occupano di ambiti diversi, che vanno da quello medico all’ingegneria, dall’amministrazione al legale, dalla comunicazione alla logistica e molti altri”.

Sempre dalla ISS, grazie a una collaborazione tra l’Aeronautica Militare e l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, il Colonnello Villadei ha risposto alle domande e alle curiosità di un gruppo di bambini radunato nella ludoteca della nosocomio al Gianicolo. L’evento ha permesso di offrire, ai piccoli pazienti ricoverati, esperienze che segnino in modo positivo il loro percorso di cura, che passa anche attraverso momenti come questi.

A bordo della ISS, attraverso la Divisione Aerea di Sperimentazione Aeronautica e Spaziale (DASAS), l’Aeronautica Militare ha svolto due esperimenti proprietari. 

Per la prima volta dallo spazio, il Col. Villadei ha effettuato, in collaborazione con il Gruppo Ingegneria per l’AeroSpazio (GIAS), dei test sul sistema  software ISOC (Italian Space Operations Centre), cuore della propria capacità Space Situational Awareness (SSA) garantita presso il Comando Operazioni Aerospaziali. 

Sviluppato dall’Aeronautica Militare in collaborazione con l’azienda Leonardo e le università Federico II di Napoli e Politecnico di Milano, il sistema ISOC fornisce un catalogo aggiornato degli oggetti spaziali e utilizza algoritmi innovativi per determinare eventi legati allo spazio, come le collisioni. L’astronauta ha replicato con successo alcune analisi normalmente svolte dal Centro SSA, nella versione di dimostratore tecnologico sperimentale (proof-of-concept) volto a dimostrare la capacità di ottenere un’analisi della congiunzione quasi in tempo reale con un supporto limitato da parte dei segmenti terrestri o addirittura in modo autonomo.

Una prima volta ha caratterizzato anche l’esperimento “Evaluation of Endothelial Function in Personnel Exposed to Microgravity During Orbital Flight Activity”, a cura del personale del Reparto Medicina Aeronautica e Spaziale, che ha visto per la prima volta l’uso della tecnica definita Vasodilatazione Flusso Mediata (FMD – Flow Mediated Dilation) in uno studio in microgravità, ovvero la rilevazione di parametri ecografici e di flusso sanguigno a livello delle arterie nei membri dell’equipaggio, parallelamente al prelievo di campioni ematici correlati alla cosiddetta “funzione endoteliale”.

In questa occasione, la ISS si è trasformata in un perfetto laboratorio scientifico orbitante, mentre le rilevazioni sono effettuate anche nelle fasi pre- e post- volo orbitale. Questo ha dato la possibilità di avere una indicazione rapida, a basso costo e con strumenti immediatamente disponibili, dello “stato di salute” delle arterie dell’apparato cardiovascolare. L’obiettivo è quello di monitorare in maniera approfondita l’impatto della microgravità e della permanenza nello spazio sull’apparato cardiovascolare nelle missioni di lunga durata, oltre che di aggiungere, con lo studio dei dati, un tassello alla conoscenza, ancora parziale, della funzione e disfunzione endoteliale e il suo ruolo in patologie quali aterosclerosi e ipertensione arteriosa.

Leggi la notizia sul sito del Ministero della Difesa

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simone.antonetti