Per il secondo anno consecutivo, l’esame di maturità si svolgerà in modalità ordinarie, dopo l’eccezione del Covid. Resta da capire se il completo ritorno alla normalità riguarderà anche gli apprendimenti degli studenti, spesso compromessi nella pandemia.
martedì 4 Giugno 2024 | Povertà educativa
- Il 19 giugno inizia l'esame di maturità.
- Ecco come funzioneranno le prove quest'anno, il secondo in modalità ordinaria.
- Lo scorso anno erano ancora ampi i divari tra gli studenti.
- Il calo delle competenze durante la pandemia non è stato ancora recuperato.
- Lecco è il capoluogo con i punteggi più elevati in italiano in quinta superiore, Brindisi quello con i più bassi.
Il prossimo 19 giugno iniziano gli esami di maturità, un test in cui saranno messi alla prova gli apprendimenti di studenti e studentesse nell’arco del ciclo di istruzione.
L’anno scorso erano stati 536mila i candidati alla maturità. In continuità con il 2023, si conferma il ritorno dell’esame in modalità ordinarie, e non più con le modifiche dovute all’emergenza Covid.
Resta tutto da capire se un completo ritorno alla normalità riguarderà anche il livello degli apprendimenti di ragazze e ragazzi, in molti casi compromesso negli anni della pandemia. L’emergenza ha reso ancora più evidenti i divari tra gli alunni in termini di competenze, spesso sovrapponibili alle disuguaglianze sociali, economiche, culturali e territoriali preesistenti.
In attesa di vedere come andranno queste prove, approfondiamo il funzionamento dell’esame 2024. E soprattutto proviamo a capire – attraverso i dati delle prove Invalsi delle quinte dello scorso anno – a che punto sono gli apprendimenti degli studenti alla fine del ciclo scolastico.
Come funzionerà la maturità nel 2024
Saranno due le prove scritte a livello nazionale, seguite dal colloquio individuale, di fronte a commissioni formate da commissari interni ed esterni e presiedute da un presidente esterno.
Mercoledì 19 giugno dalle 8.30 si parte con la prima prova, da svolgere con modalità identiche in tutti gli istituti e con una durata massima di sei ore. In quel tempo, gli studenti dovranno scrivere un elaborato scegliendo tra 7 diverse tracce proposte dal ministero, in ambito artistico, letterario, storico, filosofico, scientifico, tecnologico, economico e sociale. Questa prova serve a verificare le competenze logico-linguistiche, quelle espressive e il ragionamento critico degli studenti.
7 le tracce previste per la prima prova.
La seconda prova invece è specifica rispetto alle discipline che caratterizzano il corso di studi (oppure sulle competenze in uscita e sui nuclei tematici fondamentali di indirizzo nel caso degli istituti professionali del vigente ordinamento). Un motore di ricerca del ministero consente di verificare quali sono le materie oggetto della seconda prova, caso per caso.
Solo in alcuni casi particolari si tiene una terza prova, mentre per tutti è previsto un colloquio finale al termine del percorso. Si tratta di una discussione interdisciplinare dello studente con la commissione, in cui quest’ultima sarà chiamata a valutare due aspetti. Da un lato, la capacità del candidato di cogliere i collegamenti tra le conoscenze acquisite nel corso degli studi. Dall’altro il profilo educativo, culturale e professionale dello studente.
Una prova che non riguarda solo ragazze e ragazzi
L’esito delle prove di maturità interesserà innanzitutto gli studenti coinvolti e le loro famiglie. Ma in senso più complessivo, come ragazze e ragazzi concludono il percorso di studi è una questione che dovrebbe riguardare l’intero paese.
Abbiamo avuto modo di raccontare come la dispersione scolastica implicita sia aumentata durante la pandemia. Parliamo della quota di studenti che, pur terminando gli studi, non raggiungono livelli di competenza adeguati. Ciò è vero soprattutto per gli alunni provenienti da famiglie mediamente più svantaggiate.
In attesa dei risultati degli studenti che affronteranno nelle prossime settimane gli esami, vediamo come erano andate le quinte superiori dello scorso anno, attraverso i dati delle prove Invalsi.
I divari negli apprendimenti tra gli studenti di quinta superiore
Nelle prove Invalsi del 2023 sono risultati evidenti i divari tra gli alunni in termini di competenze acquisite. Si tratta di divari spesso sovrapponibili alla condizione di partenza e agli squilibri socio-economici, culturali e territoriali che caratterizzano il paese.
Il primo gap è quello legato all’origine sociale della famiglia. Gli studenti che in quinta superiore hanno i punteggi più alti provengono soprattutto dalle famiglie avvantaggiate. Quelle con status economico-sociale-culturale più elevato, monitorato attraverso l’indice Escs. Tra questi alunni, il punteggio medio supera 200 in italiano, mentre tra i ragazzi più svantaggiati si ferma 30 punti sotto.
I gap negli apprendimenti spesso riproducono i divari esistenti nella società.
Un secondo divario è quello legato all’istituto che si frequenta. All’ultimo anno di studi, infatti, spiccano gli apprendimenti raggiunti dagli studenti nei licei classico, scientifico e linguistico (206,9 punti). Distanziati gli altri licei (con 183,8), ma ancora più lontani risultano gli istituti tecnici (172,7) e i professionali (153,8).
Si tratta di una tendenza problematica, perché la scelta della scuola superiore non è neutra e spesso riproduce i divari sociali di partenza. Come abbiamo avuto modo di raccontare in passato, già prima dell’emergenza Covid i figli di lavoratori esecutivi rappresentavano la maggioranza relativa dei diplomati nei professionali e nei tecnici, essendo invece una ristretta minoranza nei licei. Tra i diplomati del 2023, le tendenze pre-Covid appaiono purtroppo sostanzialmente confermate, in base ai dati raccolti da Almadiploma.
16,1% dei diplomati al liceo nel 2023 sono figli di lavoratori esecutivi. Nei professionali l’incidenza è più che doppia (34,3%).
Questa dinamica è rovesciata per chi proviene da una famiglia di classe elevata: rappresenta il 33% dei diplomati al liceo nel 2023 e solo il 14,1% di quelli dei professionali.
Dalle prove Invalsi dello scorso anno emergono anche ampie disparità di genere negli apprendimenti, comunque con grandi differenze rispetto all’istituto scelto, nonché divari legati alla cittadinanza. Le ragazze e i ragazzi con cittadinanza italiana in quinta superiore si attestano mediamente su un punteggio di 186. I ragazzi stranieri di seconda generazione conseguono un punteggio medio di 177, mentre tra le prime generazioni si scende a 169.
Ma i gap sono anche legati al luogo in cui si cresce e sono ben visibili nel confronto tra i diversi territori.
Gli apprendimenti in quinta superiore a livello locale
I risultati delle prove Invalsi del 2023 hanno ampiamente mostrato i divari territoriali esistenti tra gli alunni. All’ultimo anno delle scuole secondarie di secondo grado, gli studenti che raggiungono livelli di competenza adeguati in italiano sono il 51% (erano il 64% nel 2019).
Una quota che sale al 62% nel nord del paese (era 76% prima del Covid), mentre nel centro Italia è in linea con la media nazionale. Scende nel mezzogiorno, dove traguardi adeguati in italiano sono raggiunti dal 39% degli alunni (contro la metà circa dell’ultima rilevazione pre-pandemica).
Anche in termini di punteggio medio raggiunto, il calo nelle prove di italiano in quinta superiore è stato netto e repentino. Dai 200 punti del 2019 ai 186,3 del 2021 (nel 2020, come noto, le prove non si sono potute tenere). Da quella soglia, il punteggio medio è scivolato a 185,4 nel 2022 e a 184,9 l’anno scorso. Oltre 15 punti in meno rispetto al pre-pandemia.
Questo quadro può essere segnale del fatto che, dopo la caduta degli apprendimenti osservata dopo la pandemia (lockdown e DaD), non si è ancora riusciti a recuperare i divari accumulati.
In attesa di capire se le prove 2024 potranno rappresentare una prima inversione di tendenza, è interessante approfondire i divari territoriali sottesi al punteggio medio rilevato nel 2023. Con la premessa che i dati a livello locale presentano delle limitazioni in termini di analisi, sia rispetto alla disponibilità (sono presenti solo per i comuni con almeno due plessi), che all’accuratezza in confronto al dato aggregato.
Con queste cautele, tra le città capoluogo Lecco è quella dove nello scorso anno scolastico si sono raggiunti i punteggi in media più elevati (206,72 punti), seguita da Aosta e Sondrio.
Agli ultimi posti, invece, Brindisi (170,22) e Crotone (170,76).
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I contenuti dell’Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell’articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l’obiettivo di creare un’unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. I dati relativi gli apprendimenti in quinta superiore sono di fonte Invalsi.
Foto: Allison Shelley/The Verbatim Agency (EDUimages) – Licenza