Nulla accade per magia quando hai di fronte un bambino che è stato abbandonato e ha atteso tanti anni prima di incontrare la sua famiglia: la sua paura e diffidenza sono state comprese e accolte da Magdalena e Maurizio, e abbracciate con l’amore… finché una mattina João ha messo il suo spazzolino nel bicchiere accanto a quello dei genitori

Si diventa famiglia dandosi tempo, soprattutto nell’adozione. E così Magdalena e Maurizio, una coppia che nel loro iter adottivo ben hanno conosciuto il significato del tempo, hanno espanso ancora di più la loro capacità di attesa quando erano in Brasile, poche settimane dall’ incontro con João, 11 anni.
“Il primo mese è stato molto impegnativo: al di là del caldo superiore ai 40 gradi, della difficoltà della lingua, delle emozioni – raccontano – João ripeteva di voler tornare in istituto, non voleva nemmeno disfare la valigia”.

Abbracciare la paura con l’amore

Nulla accade per magia quando hai di fronte un bambino che è stato abbandonato e ha atteso tanti anni prima di incontrare la sua famiglia: la sua paura e diffidenza sono state comprese e accolte da Magdalena e Maurizio, abbracciate con l’amore.
E così una mattina João ha messo il suo spazzolino nel bicchiere accanto a quello dei genitori: un gesto piccolo eppure così significativo nel cammino verso l’accoglienza reciproca.
Oggi João, pochi mesi dall’arrivo in Italia, è entusiasta di mamma e papà e di tutto quello che sta sperimentando: corsi di nuoto e di tennis, partite a calcio, la sua passione, ma anche la conoscenza dell’italiano e la compagnia di altri bambini.
“Appena arrivati, ad aprile, abbiamo preferito far frequentare a João gli ultimi mesi della quarta elementare, malgrado la sua età anagrafica e le classi frequentate in Brasile, non solo per dargli tempo di ambientarsi ma anche perché aveva bisogno di stare con altri bambini – racconta la mamma – . Abbiamo studiato un po’ tutta l’estate, anche con modalità divertenti come quelle proposte dai campus estivi per bambini, e adesso ci prepariamo ad entrare in quinta”. La famiglia abita in Trentino Alto Adige e nel loro paese c’è una scuola italiana monoclasse.
“Per João è ideale, anche perché qui abbiamo anche il tedesco – interviene il papà- così potrà confrontarsi con bambini dalla prima alla quinta e apprendere con più calma prima di andare alle medie”. João sta già dimostrando quanto sia desideroso di imparare e non è certo sulla performance scolastica che si riversano le attenzioni dei genitori.

Il tempo necessario

La costruzione di qualsiasi famiglia richiede tempo e come dicevamo la storia di Magdalena, João e Maurizio è iniziata da lontano: mentre il bambino viveva in un istituto di Recife, mamma e papà, dopo lo svolgimento delle procedure adottive, finalmente arrivati a settembre dello scorso anno all’abbinamento, hanno atteso ancora fino a febbraio prima di poter partire.
“Purtroppo per questioni legate a tempistiche dei tribunali brasiliani, ferie per il Carnevale, chiusure di uffici e altri ritardi, ci siamo persi sia Natale insieme, sia il giorno del compleanno di João, che poi abbiamo recuperato con una festa in Brasile – dicono mamma e papà – . E non era finita, parlando di tempi. Siamo restati nel paese quasi tre mesi, fatto positivo da un lato perché lo abbiamo utilizzato per permettere a João e tutti noi di trovare la giusta sintonia”.
All’atto pratico, un dettaglio non banale per conciliare famiglia e lavoro: Magdalena è andata in maternità, Maurizio ha preso ferie e parte di aspettativa.
Arrivati a Recife l’incontro con João, mingherlino per i suoi 11 anni, è andato bene.
“Ci descrivevano un bambino timido… Sono bastati 5 minuti e abbiamo conosciuto un bambino vivace” dice il papà che ricorda come in quella scheda ci fossero solo due foto e poche informazioni su suo figlio. “Ci siamo subito resi conto di quanto le preoccupazioni per l’età fossero inutili e che non siano stati un problema i suoi 11 anni, anzi! – aggiunge la mamma – João è molto intelligente, reattivo, interessato a imparare e conoscere, espansivo e socievole”.
Ripensando ai mesi in Brasile, mamma e papà non possono fare a meno di ricordare come l’aiuto e il supporto dei referenti locali di Ai.Bi., gli assistenti sociali, gli psicologi e gli interpreti siano stati fondamentali in questo percorso.
Tanto che prima di partire per l’Italia, João è stato capace di parlare al telefono con un suo compagno, adottato in Brasile, e di tornare all’istituto per salutare bambini e tate.
“Certo noi eravamo titubanti e un po’ in apprensione ma comprendevamo l’importanza per João di questo momento – concludono Magdalena e Maurizio – e ancora una volta João ci ha stupito per la sua reazione: è stato capace di mettere un punto e di andare avanti”.

Informazioni e domande sull’adozione internazionale

Chi sta considerando un’adozione internazionale o semplicemente desidera avere maggiori informazioni a su questi temi, può contattare l’ufficio adozioni di Ai.Bi. scrivendo un’e-mail a adozioni@aibi.it. Dona per il Fondo Accoglienza Bambini Abbandonati

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