“Non avremmo mai immaginato che il mondo avrebbe permesso che questo orrore continuasse così a lungo, o che Israele agisse con tale impunità”.
A un anno dall’inizio dagli atroci attacchi da parte di Hamas a civili israeliani, a un anno dall’inizio della guerra di Gaza e a pochi giorni dagli attacchi di Israele in Libano, la dichiarazione che leggiamo nel comunicato di AIDA (Association of international development agencies) e che sottoscriviamo, è quanto mai corrispondente a quello che sentiamo.
Abbiamo assistito, nonostante la copertura mediatica palesemente sbilanciata e parziale nel raccontare gli accadimenti, a un anno di attacchi, di bombardamenti, di blocchi esasperati di cibo, energia, gasolio per la Striscia di Gaza. Le vittime non si contano più. In questo anno abbiamo assistito alla morte dell’umanità tutta e del diritto internazionale. E’ proprio il rispetto di quest’ultimo che da sempre invochiamo – e continuiamo a invocare – insieme e a fianco della società civile palestinese e israeliana. E siamo in prima linea oggi, nell’interlocuzione con le istituzioni italiane ed europee, come nelle piazze e sui nostri canali di comunicazione, per ribadire non solo il cessate il fuoco, non solo lo stop all’invio delle armi da parte di paesi terzi, non solo il rilascio dei prigionieri israeliani, ma anche -ancora oggi, ancora una volta- chiediamo di non perdere di vista, nell’emergenza e nella tragedia, la grande questione politica legata alla nascita e al riconoscimento di uno stato palestinese sovrano, in pace e accanto allo stato di Israele. “Siamo in lutto collettivo e condanniamo le atrocità commesse negli ultimi 12 mesi – si legge nel comunicato di AIDA- se il mondo continuerà a limitarsi a pubblicare condanne a vuoto, i principi del diritto internazionale continueranno a essere indeboliti o disattesi e rischieremo di creare un pericoloso precedente per future atrocità, minando così i meccanismi internazionali per la giustizia e la pace”
We never imagined that the world would allow this horror to continue for so long, or that Israel would act with such impunity’. A year after the start of the atrocious attacks by Hamas on Israeli civilians, a year after the beginning of the Gaza war, and a few days after Israel’s attacks in Lebanon, the statement released by the Association of International Development Agencies (AIDA), that we subscribe, is as true as ever what we hear. We have witnessed, despite the blatant and biased media coverage in reporting the events, a year of attacks, bombings, and exasperated blockades of food, energy, and diesel for the Gaza Strip. The victims can no longer be counted. In this year, we have witnessed the death of humanity and of international law. It is precisely respect for the latter that we have always called for – and continue to call for – together and alongside Palestinian and Israeli civil society. And we are strongly engaged today, in the interlocution with Italian and European institutions, as in the streets and on our communication channels, to reiterate not only the ceasefire, not only the stop to weapons trade by third countries, not only the release of Israeli prisoners but also – today, once again – we ask not to lose the perspective, in the current emergency and tragedy, of the great political issue: the birth and recognition of a sovereign Palestinian state, in peace and alongside the state of Israel.
‘We collectively mourn and condemn the atrocities committed over the past 12 months – states AIDA’ statement- if the world continues to limit itself to issuing empty condemnations, the principles of international law will continue to be weakened or disregarded, and we risk setting a dangerous precedent for future atrocities, thus undermining international mechanisms for justice and peace.
Un anno di devastazione: mettiamo in luce le atrocità e le sofferenze senza precedenti nei Territori palestinesi occupati e in Israele
Nel corso dell’ultimo anno, abbiamo rilasciato innumerevoli dichiarazioni per allertare il mondo sull’orribile situazione che si sta verificando a Gaza. Ogni volta, lo stesso messaggio è stato ripetuto con dati aggiornati che riflettono gli orrori inflitti ai palestinesi, senza più parole per descrivere la portata di ciò a cui stiamo assistendo. Ad un anno dall’inizio del conflitto, scegliamo di non dare eco a quegli avvertimenti.
Quello che vogliamo dire è semplice: non avremmo mai immaginato che il mondo avrebbe permesso che questo orrore continuasse così a lungo, o che Israele agisse con tale impunità.
Questi ultimi 12 mesi non sono solo un segno della brutale violenza inflitta ai palestinesi, ma sono anche un oltraggio al senso collettivo di umanità. Riflettono il fallimento dell’ordine internazionale, in particolare delle nazioni potenti, la cui inerzia e il cui consenso alle azioni di Israele hanno aggravato le sofferenze dei palestinesi e infranto le norme internazionali. Questo fallimento si estende ben oltre il contesto di Gaza, minando le fondamenta stesse di ciò che la comunità globale ha cercato di sostenere fin dalla sua nascita.
Quasi un anno fa, le autorità israeliane hanno dichiarato un “assedio totale” su Gaza, con il ministro della Difesa che ha annunciato pubblicamente: “Non ci sarà elettricità, né cibo, né carburante, è tutto chiuso”. Questo ha esacerbato le sofferenze causate dal blocco già esistente da 17 anni e dall’occupazione disumanizzante e illegale che dura da decenni, che già limitava gravemente il flusso di persone, beni essenziali, servizi e aiuti umanitari, in una punizione collettiva per l’intera popolazione civile.
Nell’ultimo anno, le azioni militari di Israele – tra cui bombardamenti indiscriminati, incessanti attacchi aerei ed esplosioni- hanno ucciso e mutilato civili palestinesi, compresi bambini e minori, con numeri da record. La distruzione diffusa delle infrastrutture di Gaza, compresi ospedali, scuole e case, ha messo in ginocchio il sistema sanitario e reso quasi impossibile l’accesso all’acqua potabile, favorendo la diffusione di malattie. La fame è stata usata come arma di guerra, con Israele che ha limitato l’ingresso di cibo, carburante e medicine, punendo collettivamente la popolazione civile di Gaza. I ripetuti spostamenti illegali e forzati di milioni di palestinesi hanno cancellato qualsiasi senso di sicurezza o dignità, schiacciando tutti in lembi di terra sempre più piccoli, mentre le aree umanitarie designate dai militari israeliani rappresentano appena l’11% del territorio dell’enclave, frammentando ulteriormente le comunità. Queste atrocità, in chiara violazione del diritto internazionale, hanno causato una catastrofe umana senza precedenti, lasciando i palestinesi in un ciclo di sfollamento, sofferenza e privazione. Una generazione di minori è orfana, mutilata e traumatizzata, con un impatto destinato a durare per generazioni, anche se si dovesse raggiungere un cessate il fuoco. La devastazione di Gaza continua ad avere effetti disastrosi, destabilizzando la regione e influenzando la pace e la sicurezza globale, con conseguenze che si sentono ben oltre i suoi confini.
Gli attacchi del 7 ottobre dello scorso anno, condotti da gruppi armati palestinesi contro gli israeliani, hanno ricordato in modo devastante la brutalità di questo conflitto. Gli attacchi deliberati contro civili israeliani hanno causato immense sofferenze, traumi e perdite di vite umane. Questi atti hanno inflitto profonde cicatrici a innumerevoli famiglie e comunità e noi li condanniamo inequivocabilmente. Nel ricordare le vittime, chiediamo un cessate il fuoco immediato e il rilascio di tutti gli ostaggi e delle migliaia di civili detenuti illegalmente, siano essi israeliani o palestinesi. La protezione dei civili deve essere una priorità condivisa da tutti ed è imperativo che il diritto internazionale venga rispettato in tutti i casi.
Secondo i dati globali del 2023, le Nazioni Unite hanno registrato il più alto numero di gravi violazioni contro i bambini palestinesi da quando è iniziato questo monitoraggio. I dati per il 2024 sono destinati a rivelare una realtà ancora più terribile. Come operatori umanitari, affrontiamo rischi immensi nel tentativo di fornire aiuti in condizioni disastrose. Nell’ultimo anno a Gaza sono stati uccisi più operatori umanitari che in qualsiasi altro anno di conflitto, in tutto il mondo.
Dal 7 ottobre, sono stati uccisi più palestinesi in Cisgiordania che nei 6 anni precedenti.
L’illegale, prolungata e aggressiva occupazione militare israeliana del territorio palestinese continua a privare il popolo palestinese dei suoi diritti, in spregio agli ordinamenti giuridici internazionali, con un numero crescente di violazioni del Diritto Internazionale Umanitario e dei Diritti Umani, tra cui l’uccisione e la mutilazione diffusa degli individui, la distruzione delle loro case, delle scuole e delle infrastrutture essenziali, necessarie per sostenere gli standard di vita. Inoltre, secondo la Corte Internazionale di Giustizia, c’è l’accusa che i diritti dei palestinesi previsti dalla Convenzione sul Genocidio vengano violati, con la richiesta a Israele di cessare qualsiasi azione che contribuisca a ciò. Gli Stati terzi hanno l’obbligo di prevenire il genocidio, anche interrompendo l’assistenza militare e le forniture di armi, che potrebbero essere utilizzate da Israele per tali atti. La mancata osservanza della decisione della Corte internazionale di giustizia e del suo più recente parere consultivo, nonchéé delle ormai storiche votazioni dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, farà passare il messaggio che gli Stati possono essere selettivi nell’applicazione del diritto internazionale e non farà che alimentare l’impunità di Israele.
Nel momento in cui si celebra un anno di devastazione e di punizione collettiva di un’intera popolazione civile, siamo in lutto collettivo e condanniamo le atrocità commesse negli ultimi 12 mesi. Non è troppo tardi perché la comunità globale agisca. Esortiamo i leader ad attuare un cessate il fuoco, a proteggere i civili, a garantire l’accesso delle operazioni umanitarie, ad assicurare il rilascio degli ostaggi e dei civili detenuti illegalmente, ad affrontare le cause profonde del conflitto, a rispettare pienamente il diritto internazionale, compreso il blocco dell’esportazione di armi alle parti in conflitto, ad attivare i meccanismi internazionali, a sostenere le indagini su queste atrocità e ad adoperarsi realmente per porre fine all’occupazione illegale di Israele. Se il mondo continuerà a limitarsi a pubblicare condanne a vuoto, i principi del diritto internazionale continueranno a essere indeboliti o disattesi e rischieremo di creare un pericoloso precedente per future atrocità, minando così i meccanismi internazionali per la giustizia e la pace.
7 ottobre 2024