Da Key4biz (4/11/24): Cinema. Quando la televisione se ne occupa, facendolo uscire dalla nicchia - ISICULT

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Il dibattito interno al settore resta soffocato, ma crescono i ricorsi al Tar contro la “riforma Borgonzoni”, i grossi produttori e le multinazionali straniere difendono l’esistente, i piccoli indipendenti boccheggiano…Paradossale che siano le emittenti televisive ad accendere i riflettori sulle patologie del sistema cinema.

La dinamica della “riforma Borgonzoni” della “Legge Franceschini” evidenzia le tante contraddizioni della politica culturale italiana: la gestazione delle modifiche alla Legge n. 220 del 2016 è stata mantenuta chiusa nelle stanze ministeriali per quasi due anni ed il Ministero della Cultura ha ascoltato soprattutto le due principali associazioni imprenditoriali, la cinematografica Anica e la televisiva Apa (entrambe aderenti alla Confindustria) sostanzialmente ignorando tutte le altre soggettività (imprenditoriali, autoriali, tecniche…) ed “anime” del settore cine-audiovisivo.

L’esigenza della riforma è maturata nei primi mesi del 2023 e se ne è fatto interprete anzitutto Gennaro Sangiuliano (dimessosi il 6 settembre 2024), che l’ha affidata alla Sottosegretaria delegata Lucia Borgonzoni, nell’economia di una dialettica tra Fratelli d’Italia e la Lega Salvini: l’ex Ministro della Cultura ha “scoperto” che c’era qualcosa che non quadrava, nei meccanismi di sostegno al cinema e all’audiovisivo attivati a partire dal 2017 giustappunto dalla Legge Franceschini…

Ha chiesto informazioni alla Direzione Cinema e Audiovisivo (guidata da Nicola Borrelli) ed ha verificato come ci fossero centinaia di titoli cinematografici non usciti nelle sale, ed opere che hanno beneficiato di sostegni milionari con una quantità di spettatori ai limiti del ridicolo…

Abbiamo ragione di ritenere che il Ministro Sangiuliano abbia avuto accesso anche ad informazioni “riservate”, che sono emerse pubblicamente soltanto nelle ultime settimane, a seguito di analisi critiche sviluppate dall’Istituto italiano per l’Industria Culturale IsICult, centro di ricerca indipendente che è andato a “scavare” nei pochi dataset pubblici messi a disposizione dal Ministero stesso: in sostanza, si è “scoperto” che il dicastero era andato oltre le proprie disponibilità, ovvero oltre quel che era ed è la dotazione annua del Fondo Cinema e Audiovisivo. è andato oltre, nonostante il Fondo sia cresciuto dai 400 milioni di euro dell’anno 2027 ai 750 milioni di euro dell’anno 2023, picco storico (per il 2024 la dotazione è stata fissata a 696 milioni di euro, ma si tratta di un dato che si comprende essere ormai non proprio… vincolante!). Se il Ministero stesso riconosce un “buco” di almeno 500 milioni di euro, secondo alcune stime si potrebbe trattare addirittura di 1 miliardo di euro.

In estrema sintesi: si è speso più di quanto si potesse.

Come è stato possibile?! Ormai è evidente: il Ministero non si è mai dotato di una strumentazione tecnica adeguata al controllo del proprio intervento.

Questa dinamica di… “splafonamento” è stata di fatto occultata ovvero mascherata, e la Sottosegretaria leghista ha adottato una tecnica dilazionatoria, utilizzando l’alibi della “riforma” della Legge Franceschini: di fatto, per l’anno 2023 e 2024 tutto il meccanismo di intervento pubblico è stato bloccato, con l’obiettivo di “risparmiare” ovvero di non assumere ulteriori impegni, il che avrebbe determinato una ulteriore crescita del “buco” di bilancio…

Il tempo di gestazione della riforma è stato strumentalmente ritardato…

Conseguenze: molte piccole imprese sono andate in sofferenza, e la tanto decantata “piena occupazione” degli anni precedenti è divenuto un bel ricordo del passato…

Se i “big player” hanno potuto attendere, forti della propria forza patrimoniale e capacità reddituale, molti dei produttori indipendenti sono entrati in profonda crisi

Ed alcuni dei grossi produttori stranieri hanno iniziato a guardare ad altri mercati nazionali, che offrivano (offrono) condizioni di agevolazioni fiscali migliori, e soprattutto con maggiore certezza temporale…

Nella primavera del 2024, l’insofferenza di molte associazioni del settore – dagli autori ai professionisti ai produttori (esclusi ovviamente gli storici principali beneficiari, ovvero le solite Anica ed Apa) – è emersa pubblicamente, sia con la nascita di movimenti spontaneisti di lavoratori, come Siamoaititolidicoda, sia in alcune occasioni convegnistiche, la più importante delle quali è stata senza dubbio quella organizzata a Roma al “Cinema Adriano” nell’aprile scorso, assai partecipata, dal titolo “Vogliamo che ci sia Ancora un Domani” (vedi “Key4biz” del 5 aprile 2024, “Mattinata di agitazione ‘soft’ da parte di (quasi) tutta l’industria cinematografica e audiovisiva. Assente la Sottosegretaria Borgonzoni”).

A distanza di qualche settimana dalla pur moderata lamentazione collettiva messa in scena al Cinema Adriano, il 10 luglio 2024 i due ministri competenti – Gennaro Sangiuliano per il Mic e Giancarlo Giorgetti per il Mef – hanno apposto la loro firma su un decreto interministeriale denominato convenzionalmente “Decreto Tax Credit Produzione Cinema”, che ha provocato reazioni critiche, non appena è divenuto di pubblico dominio, il giorno prima di Ferragosto (è stato pubblicato sul sito web del Ministero il 14 agosto 2024, e soltanto qualche giorno dopo sul sito della Dgca).

Da metà agosto, l’insofferenza della gran parte degli operatori è andata crescendo ed essa è emersa evidente anche in occasione di due pubbliche sortite della stessa Direzione Cinema e Audiovisivo in quel del “Festival di Venezia” il 29 ed il 31 agosto, ovvero per la presentazione del dossier annuale della Dgca “I numeri del cinema e dell’audiovisivo” edizione 2023 e successivamente per la presentazione ufficiale da parte della Sottosegretaria Borgonzoni giustappunto del “Decreto Tax Credit Produzione Cinema” del 10 luglio reso pubblico il 14 agosto…

In particolare, in occasione proprio della presentazione del decreto “Tax Credit” del 31 agosto, s’è registrata, di fronte a decine di operatori del settore, una reazione dello stesso Direttore Generale Nicola Borrelli, che ha riconosciuto a chiare lettere che il sistema pubblico di sostegno a cinema e audiovisivo era “fuori” di almeno 500 (cinquecento) milioni di euro, e che quindi gli operatori del settore avrebbero dovuto prendere coscienza che il Ministero è stato di fatto costretto a bloccare tutto per almeno un anno (in verità, il Mic ha paralizzato il settore per un anno e mezzo, se non addirittura due, ovvero tutto il 2023 e buona parte del 2024).

E qui, ad inizio ottobre 2024, entrano in gioco – inattese – le emittenti televisive, ovvero due trasmissioni di punta di Mediaset, dapprima “Striscia la Notizia” su Canale 5 e successivamente “Quarta Repubblica” su Rete 4, e, pochi giorni dopo, anche “Piazza Pulita” de La7.

Le patologie del cinema viste dalla tv: l’avanguardia televisiva di “Porta a Porta” (10 e 11 settembre) e poi “Striscia la Notizia (il 2 ottobre), e “Quarta Repubblica” (21 e 28 ottobre) e infine “Piazza Pulita” (31 ottobre)…

Per la precisione, un’avvisaglia dell’interessamento televisivo alla materia “cinema” (qui intesa come sostegno pubblico al settore cine-audiovisivo) c’era stata pochi giorni dopo la conclusione del “Festival di Venezia”: nella serata del 10 settembre, Bruno Vespa, a “Porta a Porta” su Rai1 (prima edizione della nuova serie dello storico programma, in seconda serata), a quattro giorni dalle dimissioni del Ministro Sangiuliano per l’“affaire Boccia” (6 settembre), ha proposto un dataset allarmante.

Basti ricordare alcuni dei dati emersi, proposti in uno dei cartelli: “tra il 2019 e il 2020 sono state finanziate 1.033 opere, di cui 331 non sono mai uscite nelle sale cinematografiche”…

Commento del conduttore: “voi capite che quando uno tocca questi interessi, insomma qualche problema, qualche reazione la determina… noi non siamo dietrologici, per principio, ma, insomma, più d’uno sia contento che Gennaro Sangiuliano non faccia più il Ministro della Cultura c’è, e c’è soltanto da augurarsi che Alessandro Giuli – testa magnifica persona moderatissima – continui in questa opera di pulizia, con una legge che può essere migliorata…”.

In questo caso, s’è registrata la reazione di 3 associazioni, l’Anica e l’Apa e la Cna, con un comunicato con il quale si lamentava che fossero “stati presentati, senza contraddittorio, dei dati confusi, inesatti e completamente decontestualizzati, che ledono la reputazione e l’immagine di una filiera industriale che dà lavoro a 200.000 persone e crea un importante indotto economico”.

Le due potenti “lobby” ed una delle maggiori associazioni dei produttori televisive dichiaravano che, “dopo anni di confronto con tutte le associazioni di categoria e di proficuo lavoro con il Sottosegretario Lucia Borgonzoni e con la Direzione Generale Cinema, la necessaria manutenzione alla Legge Cinema è in dirittura d’arrivo… è doveroso evidenziare che la riforma del sistema era stata ampiamente condivisa dai produttori di cinema e audiovisivo, che per primi avevano segnalato la necessità di una revisione del meccanismo dei finanziamenti”.

Nella parte finale della trasmissione dell’indomani (11 settembre 2024), Bruno Vespa ha dato conto di un estratto del comunicato stampa delle 3 associazioni: sull’importanza dell’“indotto” – ha detto il conduttore – “siamo d’accordo, ma se ci sono tanti e tanti film che prendono contributi visionari, incassando centesimi al botteghino, esiste un problema, ed i primi a porselo il problema dovrebbero essere proprio gli uomini dell’industria cinematografica… un po’ più di gestione ed equilibrata – quindi auguriamoci che il Ministro Giuli ci metta mano… – ma queste proteste sono inutili… anche perché quei dati che loro contestano sono dati ufficiali del Ministero della Cultura… dal primo all’ultimo, e loro lo sanno…”.

A distanza di un mese dall’avanguardia di “Porta a Porta”, interviene “Striscia la Notizia” e poi “Quarta Repubblica” ed infine “Piazza Pulita”…

Questa dinamica ovvero l’accensione di “riflettori” potenti (come sono quelli dei media “mainstream”) ha determinato che “il dibattito” sull’intervento pubblico a favore del settore cine-audiovisivo crescesse in termini di… audience, ovvero che passasse dalla “nicchia” settoriale al “mainstream” della televisione generalista.

Un paradosso?! Il dibattito sulla crisi del cinema italiano rilanciato dalle emittenti televisive. Che lo fanno uscire dalla nicchia

Se il dibattito interno al settore è rimasto per molto tempo (dalla primavera del 2023 alla primavera del 2024) veramente molto limitatocircoscritto e comunque sommesso (almeno fino all’iniziativa di protesta del “Cinema Adriano”, una sorta di pietra miliare della dialettica settoriale), la portata dell’intervento dei “broadcaster” nazionali è stata… paradossale: se il settore non si è mai scatenato (anche se talvolta è emersa l’idea di uno “sciopero” generale…), i conduttori dei programmi televisivi si sono scatenati, ed ovviamente hanno utilizzato il linguaggio proprio, semplificatorio e divulgativo ed inevitabilmente semplificatorio (riduttivo e semplicista), della televisione.

Queste trasmissioni (“Striscia la Notizia” il 2 ottobre e poi il 10 ottobre, a partire dal caso emblematico del film “Pap Music – Animation for Fashion” di Leikiè, finanziato dallo Stato con 1,6 milioni di euro e con modestissimo “box office”; “Quarta Repubblica” il 21 e 28 ottobre; “Piazza Pulita” il 31ottobre…) non hanno registrato ricadute nella stampa quotidiana e nemmeno nella stampa specializzata: si assiste oggi quindi ad una situazione curiosa…

Centinaia di migliaia di telespettatori sono stati informati di alcune patologiche dinamiche del settore cine-audiovisivo, ma il settore stesso non ha rilanciato questi interventi effettuati “dall’alto” (di un medium “mainstream”), se non sui canali “social”.

Abbiamo dedicato accurata attenzione critica alle varie sortite – da “Striscia” a “Quarta Repubblica” su Mediaset – ed oggi ci concentriamo sulla messa in onda di “Piazza Pulita” giovedì della scorsa settimana, 31 ottobre: come prevedibile, se l’approccio di Nicola Porro su Rete4 è stato prevalentemente “scandalistico” (amplificando alcuni dati eclatanti, che pure erano stati rivelati dall’agenzia Adnkronos e dal quotidiano “La Verità” dall’ottobre 2023, sugli incassi modestissimi di molti titoli finanziati dallo Stato) e “destrorso” (in chiave neo-liberista), l’approccio di Corrado Formigli è stato più equilibrato – pur evidentemente da sinistra – e focalizzato su chi ha più beneficiato dello strumento del credito d’imposta, e sono stati soprattutto i “big player” (i grossi produttori, le multinazionali straniere, le piattaforme…).

Abbiamo già notato su queste colonne come la “prima puntata” di “Quarta Repubblica” (il 21 ottobre) abbia avuto un approccio critico notevole, che è stato modificato nella “seconda puntata” (il 28 ottobre), perché in studio è stato invitato Riccardo Tozzi, fondatore della Cattleya, una delle maggiori società di produzione, che ha ceduto alla britannica Itv Studios nel 2017. Si ricordi che Tozzi è stato dal 2007 al 2011 Presidente della Sezione Produttori Anica, e dal 2011 al 2016 Presidente della confindustriale Anica… Ciò basti: in sostanza, Tozzi ha difeso la “Legge Franceschini” fin dalla sua gestazione ed ha apprezzato la “riforma Borgonzoni”. In trasmissione, non c’è stato contraddittorio… In sostanza, Mediaset ha ritenuto di “correggere la rotta” rispetto al primo approccio radicale… Si rimanda a “Key4biz” del 29 ottobre 2024, “Il Ministero della Cultura rivela a “Quarta Repubblica” che 130 film di 21 società di produzione cine-audiovisiva segnalati alla Guardia di Finanza”…

In calce a questo articolo, forniamo i link web a tutte le fonti Mediaset Infinity e La7 ovvero alle videoregistrazioni delle varie trasmissioni, affinché l’operatore del settore ed il lettore appassionato (ai quali possono essere sfuggiti i programmi) possano “toccare con mano” quel che è avvenuto…

Gli allarmanti anzi incendiari servizi esterni di “Piazza Pulita” su La7 e l’intervento pompieristico del produttore Andrea Occhipinti (già Presidente Distributori Anica dal 2013 al 2018)

La trasmissione di Corrado Formigli ha proposto 2 servizi esterni curati dall’inviato Carlo Marsilli, che riteniamo siano stati impostati con grande correttezza giornalistica e con incontestabile obiettività: nel primo servizio, sono stati coinvolti esperti come Emanuele Caruso – produttore indipendente della Obiettivo Cinema e consulente specializzato – e Michele Lo Foco – membro del Consiglio Superiore del Cinema e Audiovisivo – ed anche chi cura per IsCult questa rubrica “ilprincipenudo” per il quotidiano online “Key4biz”…

Servizi allarmanti, anzi incendiari, tra il Festival di Venezia e Cinecittà

In studio il commento è stato affidato ad un esponente dei “poteri forti” del sistema, ovvero Andrea Occhipinti, fondatore della Lucky Red, e già alla guida dell’Anica

Andrea Occhipinti ha difeso lo “status quo”, come e forse più del suo collega (Anica) Riccardo Tozzi intervenuto nella seconda puntata dell’inchiesta di “Quarta Repubblica”.

Il sano approccio critico dei servizi esterni de La7 è stato quindi di fatto assai moderato dall’intervento in studio: un po’ come avvenuto a “Quarta Repubblica” su Rete4, nel passaggio dalla prima alla seconda puntata…

Dato che Andrea Occhipinti ha sostanzialmente cercato di azzerare l’approccio critico del programma, (ri)proponendo quella lettura positiva ed ottimista che ha caratterizzato per anni (dal 2017 al 2023) la posizione della Sottosegretaria Lucia Borgonzoni e dei Presidenti di Anica (Francesco Rutelli) e dell’Apa (Giancarlo Leone, e poi, dall’estate del 2023, Chiara Sbarigia, che è anche Presidente della società pubblica Cinecittà), riteniamo di fa

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