Tumore al polmone: tra ricerca scientifica e nuove opportunità di cura

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Un potenziale vaccino a mRNA, promettenti biomarcatori e nuovi farmaci mirati contro le forme metastatiche

Di cancro al polmone si sente parlare piuttosto spesso, dato che in Italia costituisce la seconda neoplasia più frequente tra gli uomini e la terza tra le donne; la presenza degli avvisi sui pacchetti di sigarette ci ricorda che il fumo è il principale fattore di rischio per questo tumore che si conferma come una delle principali cause di mortalità in campo oncologico. Elaborare nuove e valide opportunità di cura è l’obiettivo di numerosi istituti di ricerca in tutto il mondo e proprio nelle scorse settimane è stata diffusa la notizia dell’inclusione del primo paziente in un trial clinico di Fase I progettato per valutare la sicurezza di un nuovo vaccino a mRNA destinato al trattamento del carcinoma polmonare non a piccole cellule.

UN VACCINO A MRNA CONTRO IL TUMORE AL POLMONE

Il carcinoma polmonare non a piccole cellule (Non Small Cell Lung Cancer, NSCLC) rappresenta fino al 90% dei tumori del polmone che, secondo i dati AIRTUM, in Italia ogni anno conta circa 45mila nuove diagnosi e quasi 38mila decessi. Da alcuni anni il panorama terapeutico per questo tipo di tumore si è sensibilmente allargato, grazie all’introduzione di nuovi farmaci a bersaglio molecolare e di immunoterapici che hanno, via via, raggiunto le prime linee di trattamento per proporsi in monoterapia o in schemi di combinazione con la chemioterapia. In particolare, l’immunoterapia sfrutta le proprietà del sistema immunitario per rispondere alla proliferazione delle cellule tumorali - nei pazienti con un tumore che esprima livelli elevati della proteina PD-L1 (Programmed Death-Ligand 1) si ricorre al trattamento di prima linea con pembrolizumab. Gli schemi in cui è inclusa l’immunoterapia hanno riportato tassi di successo estremamente soddisfacenti, perciò la notizia di un vaccino a mRNA ha già sollevato grande interesse: si chiama BNT116 ed è stato messo a puto da BioNTech che ne sta testando l’efficacia in uno studio clinico di Fase I condotto in 34 Paesi in Europa e negli Stati Uniti. Il vaccino agisce stimolando le cellule del sistema immunitario, ‘segnalando’ loro gli antigeni espressi dalle cellule del tumore e, in questo modo, indicando i bersagli da colpire. La somministrazione di BNT116 al primo paziente ha suscitato entusiasmo tra gli addetti ai lavori, dal momento che nella tecnologia dei vaccini a RNA sono riposte grandi aspettative visto il potenziale già espresso nel contrasto alle infezioni; i vaccini a mRNA potrebbero rivelarsi in grado di indurre la risposta del sistema immunitario, rivolgendolo contro le cellule cancerose e cambiando così la futura prospettiva di cura di molti tumori. Sarà comunque necessario attendere le prossime fasi dello studio per comprendere appieno l’impatto di questa tecnologia in campo oncologico.

CLAUDINA-18: UN POTENZIALE FUTURO BIOMARCATORE?

Nel frattempo, su un altro versante della ricerca si stanno riversando gli sforzi per individuare precocemente il tumore. Infatti, tra i sintomi più comunemente associati al cancro al polmone ci sono la tosse persistente e la cosiddetta “fame d’aria”, cioè la sensazione di mancanza di fiato; molti sperimentano affanno, voce rauca, dolore toracico quando si tossisce e o si respira profondamente e presenza di sangue nell’espettorato. Capita che la diagnosi giunga in persone che non presentano alcun sintomo particolare e ciò concorre a un dato preoccupante: la maggior parte delle persone con NSCLC riceve una conferma diagnostica quando il tumore è già in stadio avanzato o localmente avanzato. Pertanto, oltre alla necessità di pianificare programmi di screening - specie tra i fumatori - è necessario individuare biomarcatori affidabili che aiutino ad accertare precocemente la presenza della neoplasia o a definire gruppi di pazienti in cui le terapie possono produrre gli effetti migliori. A tal proposito è di grande interesse una recente ricerca pubblicata sulla rivista Immunity da un team composto dai ricercatori dell’Università di Verona e dell’Istituto Oncologico Veneto (IOV) e guidato dal professor Vincenzo Bronte. Centro del lavoro è stata una proteina - Claudina 18 - che si era già visto essere un utile bersaglio da parte di anticorpi specifici nei pazienti affetti da adenocarcinoma gastrico. Nel loro studio i ricercatori veneti hanno indagato il ruolo della Claudina-18 nella regolazione della risposta antitumorale nell’adenocarcinoma pancreatico duttale e nell’NSCLC, rilevando un’associazione tra l’espressione della proteina e la presenza di linfociti T infiltranti il tumore. È emerso così il valore di questa proteina che potrebbe essere un futuro marcatore di prognosi, aiutando a suddividere i pazienti in sottogruppi, identificando coloro nei quali potrebbero risultare più efficaci eventuali approcci immunoterapici.

I FARMACI DI RECENTE APPROVAZIONE

Laddove possibile la terapia di prima scelta per il carcinoma polmonare non a piccole cellule rimane la chirurgia che può essere preceduta o seguita dalla chemioterapia o dalla radioterapia. Negli scorsi anni si sono affermati i farmaci a bersaglio molecolare progettati per contrastare certi specifici meccanismi tumorali - in particolare la scelta della terapia si basa sulla ricerca di mutazioni dei geni EGFR e T790M e di riarrangiamenti nei geni ALK e ROS-1. E poi c’è l’immunoterapia, con farmaci come pembrolizumab e nivolumab, capaci di legarsi ai recettori presenti sulle cellule immunitarie rimuovendo i ‘blocchi’ che il tumore impone al sistema immunitario. È di poco tempo fa l’approvazione da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) di atezolizumab, un anticorpo monoclonale sviluppato da Roche che ha ridotto il rischio di recidiva o di morte nei pazienti sottoposti a intervento chirurgico e poi chemioterapia in seguito a carcinoma del polmone non a piccole cellule in stadio II-III con elevata espressione di PD-L1 e in assenza di mutazioni di EGFR o riarrangiamenti di ALK. La decisione si è basata sui risultati dello studio di Fase III IMpower010 (pubblicati su The Lancet) e ha messo a disposizione dei medici un farmaco in setting adiuvante per ridurre la probabilità di comparsa di recidiva, un rischio per molte persone affette da questo tumore, persino quelle in cui la diagnosi è posta nelle fasi precoci. Un altro farmaco approvato da pochi mesi da AIFA è lorlatinib, sviluppato da Pfizer per il trattamento di pazienti adulti affetti da tumore del polmone non a piccole cellule in stadio avanzato, positivo per la chinasi del linfoma anaplastico (ALK), non trattati in precedenza con un inibitore di ALK1.

Il panorama di trattamento per il tumore del polmone sta dunque subendo forti modificazioni, con un allargamento dei bersagli terapeutici e nuovi filoni di ricerca che contribuiranno alla definizione di futuri possibili trattamenti, che si spera abbasseranno la curva dei decessi preservando, nel contempo, la qualità di vita dei malati.

Recapiti
info@osservatoriomalattierare.it (Enrico Orzes)