Dichiarazione dei Ministri degli Esteri G7 (Fiuggi – Anagni, 26 novembre 2024) – Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale

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Traduzione di cortesia. Per la versione originale in lingua inglese clicca qui

I. INTRODUZIONE

Noi, Ministri degli Esteri del G7 di Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti d’America, insieme all’Alto Rappresentante dell’Unione Europea, ribadiamo il nostro impegno a favorire il rispetto del diritto internazionale, inclusa la Carta delle Nazioni Unite, a proteggere i diritti umani e la dignità di tutti gli individui e a promuovere la parità di genere.

Visto il crescente numero di sfide che la comunità internazionale si trova ad affrontare, tra cui il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità, il rischio di catastrofi, l’eliminazione di fame e povertà, e le tecnologie emergenti e dirompenti, desideriamo rinnovare la nostra determinazione a promuovere un’azione collettiva volta a individuare soluzioni comuni.

Attraverso il dialogo e la comprensione reciproca, lavoreremo insieme a tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite e alle parti interessate all’attuazione del “Patto per il futuro”, e tutti i relativi allegati, adottati lo scorso settembre. Riaffermiamo il nostro impegno a lavorare con tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite al fine di consolidare il ruolo del Segretario generale delle Nazioni Unite (UNSG) e dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite (UNGA). Ci impegniamo inoltre a riformare il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (UNSC).

Oggi ribadiamo la nostra determinazione a rafforzare ulteriormente l’unità e il senso di comunanza di intenti del G7, sulla base degli impegni assunti dai leader in occasione del Vertice G7 tenutosi in Puglia e delle precedenti riunioni dei Ministri degli Esteri.

II. FERMO SOSTEGNO ALL’UCRAINA

Il 19 novembre 2024 sono passati 1000 giorni dall’inizio dell’invasione illegale, ingiustificabile e immotivata dell’Ucraina ad opera della Russia, evento che ha causato vasta distruzione e sofferenza umana. Condanniamo con forza i brutali attacchi perpetrati ai danni delle città e delle infrastrutture civili critiche dell’Ucraina nonché le inaccettabili conseguenze per la popolazione civile. Il missile balistico a raggio intermedio lanciato dalla Russia il 21 novembre è un’ulteriore prova di un comportamento sconsiderato e provocatorio. Il nostro sostegno all’integrità territoriale, alla sovranità e all’indipendenza dell’Ucraina rimarrà incrollabile.

In occasione della riunione ministeriale del G7+ sul sostegno al settore energetico in Ucraina, a margine della 79a sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, ci siamo impegnati affinché si continui a dare priorità immediata alla ripresa tempestiva e alla resilienza energetica dell’Ucraina nella stagione invernale, proteggendo e ripristinando la rete e rafforzando la capacità di produzione energetica in modo da salvaguardare i mezzi di sussistenza di milioni di ucraini ed evitare un ulteriore catastrofico aggravamento dell’emergenza umanitaria.

Condanniamo il sequestro e il continuo controllo e militarizzazione da parte della Russia della centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia, fatto che pone gravi rischi per la sicurezza nucleare, con conseguenze per la più ampia comunità internazionale. Sosteniamo gli sforzi profusi dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) per mitigare tali rischi, anche attraverso la presenza continua di esperti dell’AIEA e l’attenzione volta ad assicurare la sicurezza nucleare del sito.

Condanniamo la recente escalation di attacchi russi contro le navi commerciali e le infrastrutture portuali civili nel Mar Nero, un’azione che mina il diritto internazionale, compresa la Convenzione UNCLOS, mettendo a rischio la sicurezza marittima e la sicurezza alimentare globale.

Condanniamo con la massima fermezza la retorica nucleare irresponsabile e minacciosa adottata dalla Russia, così come la sua linea di intimidazione strategica. Non tollereremo in nessun caso che la Russia minacci di utilizzare armi nucleari, né tanto meno che le utilizzi, nel quadro della propria campagna di aggressione contro l’Ucraina. Esprimiamo inoltre la nostra più profonda preoccupazione per il ricorso ad armi chimiche e ad agenti antisommossa da parte russa durante il conflitto in Ucraina. Dal momento che i risultati del rapporto recentemente pubblicato dall’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Organisation for the Prohibition of Chemical Weapons, OPCW) hanno confermato la presenza di agenti antisommossa nei campioni raccolti in prima linea nella regione ucraina di Dnipropetrovsk, ribadiamo che l’uso di tali armi è una palese violazione della Convenzione sulle armi chimiche. Chiediamo all’OPCW di fare piena luce in merito all’uso di tali armi e ad altri episodi rilevanti avvenuti nell’ambito della guerra di aggressione russa contro l’Ucraina.

Condanniamo inoltre con la massima fermezza la diffusa e sistematica attività di tortura e maltrattamento dei prigionieri di guerra e dei detenuti civili ucraini da parte della Russia, compreso il ricorso alla violenza sessuale, come riportato dalla Missione di monitoraggio dei diritti umani delle Nazioni Unite in Ucraina.

Accogliamo con favore l’approvazione da parte dei Ministri delle Finanze dei principi e delle caratteristiche tecniche dell’iniziativa Prestiti per l’Accelerazione delle Entrate Straordinarie (Extraordinary Revenue Acceleration, ERA) a favore dell’Ucraina, annunciata dai leader del G7 al Vertice tenutosi in Puglia a giugno. Grazie all’iniziativa dei prestiti ERA, circa 50 miliardi di dollari (45 miliardi di euro) saranno erogati a favore dell’Ucraina. Tali prestiti saranno garantiti e rimborsati attraverso futuri flussi di entrate straordinarie derivanti dal blocco di attività pubbliche russe, in linea con i rispettivi ordinamenti giuridici del G7 e con il diritto internazionale. Questa storica decisione dei leader del G7 e la relativa tempestiva attuazione confermano che il G7 rimane fermo nella sua solidarietà a sostegno alla lotta per la libertà dell’Ucraina, nonché alla ripresa e alla ricostruzione del Paese. L’aggressione illegale e immotivata condotta dalla Russia ha causato danni incalcolabili al popolo ucraino e alla pace e alla sicurezza globale. Non ci stancheremo di fornire all’Ucraina il sostegno di cui ha bisogno per prevalere. Con gli ingenti finanziamenti provenienti dai prestiti ERA e destinati alle pressanti spese militari, di bilancio e per la ricostruzione dell’Ucraina, abbiamo chiarito ancora una volta il nostro incrollabile impegno a sostenere l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza del Paese. Il nostro obiettivo è quello di iniziare a erogare i fondi entro la fine dell’anno.

Costruiremo sulle nostre sanzioni e misure economiche complessive per restringere ulteriormente le entrate, le merci e le tecnologie che la Russia utilizza per finanziare e condurre la sua guerra.

Adotteremo misure appropriate, coerentemente con i nostri sistemi giuridici, contro coloro che in Cina e in altri Paesi terzi sostengono materialmente la macchina da guerra russa, comprese le istituzioni finanziarie e gli altri soggetti che facilitano l’acquisizione da parte della Russia di equipaggiamenti e articoli destinati alla base industriale di difesa del Paese. Continueremo ad esercitare una pressione significativa sulle entrate russe provenienti dall’energia, dai metalli e da altre materie prime, anche attraverso l’effettiva attuazione delle misure esistenti e di ulteriori azioni contro la “flotta ombra”. Adotteremo azioni ferme contro gli attori che aiutano la Russia a eludere le nostre sanzioni.

Siamo seriamente preoccupati per il dispiegamento di truppe nordcoreane in Russia e per il loro impiego contro l’Ucraina.  Il sostegno diretto fornito dalla RPDC alla guerra di aggressione russa contro l’Ucraina, oltre a testimoniare i disperati sforzi russi per compensare le perdite subite, segna una pericolosa espansione del conflitto, con gravi conseguenze per la sicurezza di Europa e Indo-Pacifico.  Stiamo lavorando al fianco di partner internazionali per dare una risposta coordinata a tali sviluppi.  Siamo inoltre profondamente preoccupati per il potenziale trasferimento alla RPDC di tecnologia nucleare o legata ai missili balistici, fatto che violerebbe le pertinenti risoluzioni dell’UNSC. Esortiamo i Paesi che intrattengono rapporti con la Russia e la Repubblica Democratica Popolare di Corea, compresa la Cina, a sostenere il diritto internazionale opponendosi a questa pericolosa espansione del conflitto e attuando pienamente ogni risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite in materia.

Condanniamo con la massima fermezza la crescente cooperazione militare tra la Repubblica Democratica Popolare di Corea e la Russia, compresa l’esportazione da parte della Repubblica Democratica Popolare di Corea e l’approvvigionamento da parte della Russia di missili balistici e munizioni nordcoreane, in aperta violazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite in materia, nonché il loro impiego ad opera dei russi contro l’Ucraina.

Condanniamo il ricorso alla manipolazione e all’interferenza delle informazioni straniere (Foreign Information Manipulation and Interference, FIMI) da parte del governo russo e dei relativi intermediari per sostenere la guerra contro l’Ucraina e alimentare le tensioni globali. Fornire una risposta collettiva a tale fenomeno rimane una priorità per il G7. Lo sviluppo di un quadro di risposta comune da realizzarsi entro la fine dell’anno attraverso il Meccanismo di risposta rapida (Rapid Response Mechanism, RRM) del G7 è un passo fondamentale in questa direzione, in linea con quanto richiesto dai leader del G7.

Rimaniamo pienamente impegnati a contribuire alla futura ricostruzione dell’Ucraina quale motore per la crescita inclusiva, la transizione verde e la prosperità, restando al contempo strettamente legati all’agenda delle riforme e al relativo percorso di adesione all’UE. Attendiamo con ansia la prossima Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina che si terrà a Roma il 10 e 11 luglio 2025. Ci congratuliamo per i progressi compiuti finora dall’Ucraina e continueremo a fornire tutto il sostegno necessario affinché il Paese prosegua il proprio cammino verso l’integrazione nell’UE e nell’area euro-atlantica.

Il nostro obiettivo finale rimane quello di conseguire una pace globale, giusta e duratura, in grado di ripristinare il pieno rispetto dei principi fondamentali del diritto internazionale, apertamente violati dalla Russia. Accogliamo con favore il Vertice sulla pace in Ucraina che si è svolto in Svizzera il 15 e 16 giugno, concentrato sulle priorità chiave necessarie per raggiungere un quadro di pace basato sul diritto internazionale, compresa la Carta delle Nazioni Unite e i suoi principi, e sul rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina. Sottolineiamo che nessuna iniziativa riguardante l’Ucraina può essere presa senza l’Ucraina. A tal fine, continueremo a impegnarci anche a fianco di partner e attori globali per ottenere il più ampio sostegno internazionale possibile a favore dei principi e degli obiettivi chiave della Formula di pace dell’Ucraina, in linea con il diritto internazionale, compresi i principi di sovranità e integrità territoriale sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite.

Condanniamo la deportazione illegale e il trasferimento forzato di bambini ucraini da parte della Russia. Accogliamo con favore l’Impegno di Montreal come risultato della Conferenza Ministeriale sulla Dimensione Umana della Formula di Pace in 10 Punti dell’Ucraina, co-organizzata da Canada, Ucraina e Norvegia, così come le offerte di Qatar, Sud Africa e Santa Sede di fungere da intermediari per sostenere e negoziare il ritorno dei bambini; il ruolo continuo degli Emirati Arabi Uniti nel mediare gli scambi di prigionieri di guerra; e le offerte di Norvegia, Lituania e Qatar di fornire un ambiente di supporto per gli ucraini che ritornano a casa.
Ribadiamo la nostra condanna per la complicità del regime bielorusso nella guerra della Russia contro l’Ucraina. Esprimiamo la nostra continua preoccupazione per la repressione in corso da parte del regime contro i media indipendenti, la società civile, l’opposizione politica e i cittadini che esprimono pacificamente le proprie opinioni. Condanniamo inoltre il maltrattamento dei prigionieri politici e chiediamo il loro rilascio immediato e incondizionato.

III. SITUAZIONE IN MEDIO ORIENTE

Ribadiamo la nostra ferma condanna degli attacchi terroristici compiuti da Hamas e da altri gruppi terroristici contro Israele il 7 ottobre 2023. Le atrocità commesse, tra cui la presa di ostaggi, sono inaccettabili. Siamo profondamente preoccupati per l’escalation di violenza in tutto il Medio Oriente che minaccia la stabilità della regione e sconvolge le vite dei civili. È imperativo fermare immediatamente questo ciclo distruttivo, poiché nessun Paese può trarre alcun vantaggio da un’ulteriore escalation nella regione.

Restiamo fermi nel nostro impegno a favore della piena attuazione della risoluzione 2735 (2024) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e dell’accordo globale presentato a maggio dal Presidente Biden. Tale piano porterebbe a un immediato cessate il fuoco a Gaza, al rilascio di tutti gli ostaggi, a un aumento significativo e sostenuto di aiuti umanitari in tutta Gaza e a una fine definitiva della crisi, al fine di aprire la strada alla soluzione dei due Stati, che vede Israele e uno Stato palestinese sovrano vivere fianco a fianco in pace e al sicuro.  Esortiamo tutte le parti ad accettare il cessate il fuoco e chiediamo ai Paesi più influenti di contribuire a consolidare gli sforzi di mediazione condotti da Stati Uniti, Egitto e Qatar.

Siamo preoccupati per le sempre più gravi ripercussioni delle ostilità lungo e oltre la Linea Blu. Nutriamo forti preoccupazioni per l’elevato tasso di vittime civili e per la distruzione di infrastrutture civili critiche, tra cui ospedali e centri di assistenza sanitaria. È necessario permettere al crescente numero di sfollati interni su entrambi i lati della Linea Blu di tornare alle proprie case in sicurezza.  Restiamo preoccupati per il massiccio esodo che vede i libanesi e i rifugiati siriani in Libano dirigersi verso la Siria e l’Iraq. Chiediamo che il diritto umanitario internazionale venga rispettato in ogni circostanza.

Chiediamo un cessate il fuoco immediato tra Israele e Hezbollah e la piena attuazione della risoluzione 1701 (2006) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Sottolineiamo ancora una volta il ruolo svolto dalle Forze armate libanesi e dalla Forza di interposizione delle Nazioni Unite in Libano (UNIFIL) nel mitigare le minacce nella regione. A tal proposito, esprimiamo profonda preoccupazione per i recenti attacchi e attentati contro l’UNIFIL, che hanno ferito diversi operatori di pace e danneggiato strutture. Condanniamo qualsiasi minaccia alla sicurezza del personale UNIFIL e chiediamo a tutte le parti di rispettare i propri obblighi al fine di garantire la sicurezza del personale, mettendolo in condizione di adempiere al proprio mandato.

Accogliamo con favore le discussioni tenutesi con i Paesi della regione e le Organizzazioni Internazionali in occasione della Conferenza Umanitaria organizzata a Pescara il 22 ottobre nell’ambito della Riunione dei Ministri dello Sviluppo del G7, nonché la Conferenza internazionale a sostegno del popolo e della sovranità del Libano ospitata a Parigi il 24 ottobre, con l’obiettivo di valutare e affrontare gli urgenti bisogni umanitari nella regione e accelerare il coordinamento in modo da alleviare le sofferenze della popolazione civile.

Accogliamo inoltre con favore i progressi compiuti nell’attuazione dell’iniziativa “Food for Gaza” lanciata dall’Italia in collaborazione con l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), il Programma alimentare mondiale (PAM) e la Federazione internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (FICR) per facilitare la fornitura di aiuti.

Il bilancio delle vittime a Gaza è tragico e continua a salire. La situazione a Gaza ha portato a livelli di insicurezza alimentare senza precedenti, colpendo gran parte della popolazione, soprattutto al nord. Garantire l’accesso umanitario attraverso tutti i punti di passaggio ha la priorità, così come garantire la sicurezza degli aiuti che devono essere effettivamente consegnati ai più vulnerabili all’interno di Gaza. Tutte le parti coinvolte sono tenute a facilitare la consegna degli aiuti e a proteggere gli operatori umanitari attuando le necessarie misure difensive. È fondamentale che la fornitura di aiuti e servizi essenziali a coloro che ne hanno più bisogno non subisca interruzioni. Esprimiamo il nostro sostegno all’UNRWA affinché possa svolgere efficacemente il proprio mandato e sottolineiamo il contributo vitale fornito dall’Agenzia delle Nazioni Unite. Esortiamo il governo israeliano a rispettare gli obblighi internazionali e ad adempiere alle proprie responsabilità nel facilitare un’assistenza umanitaria completa, rapida, sicura e senza ostacoli in ogni sua forma, nonché la fornitura dei servizi di base, di cui la popolazione civile di Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme Est ha estremo bisogno.

Esprimiamo la nostra preoccupazione per il progressivo deterioramento della condizione di sicurezza in Cisgiordania. È necessario che tutte le parti coinvolte si astengano da azioni unilaterali e da dichiarazioni divisive che possano minare la prospettiva di una soluzione a due Stati, tra cui l’espansione israeliana degli insediamenti e la “legalizzazione” degli avamposti di insediamento. Condanniamo fermamente la crescente violenza dei coloni estremisti contro i palestinesi, che mina la sicurezza e la stabilità in Cisgiordania e minaccia le prospettive di una pace duratura. Assicurare la stabilità economica in Cisgiordania è fondamentale per la sicurezza regionale. Esortiamo le autorità israeliane a svincolare tutti le entrate fiscali trattenute, a rimuovere le misure che aggravano la situazione economica in Cisgiordania e a estendere i rapporti bancari di corrispondenza con le istituzioni finanziarie palestinesi.

Nell’esercizio del proprio diritto di difesa, Israele è tenuto in ogni caso a rispettare pienamente gli obblighi derivanti dal diritto internazionale, compreso il diritto internazionale umanitario. Ribadiamo il nostro impegno nei confronti di tale diritto e rispetteremo i nostri obblighi.  Sottolineiamo che non ci può essere alcuna equivalenza tra il gruppo terroristico di Hamas e lo Stato di Israele.

Attraverso un rinnovato impegno nel processo di pace in Medio Oriente, riaffermiamo il nostro incrollabile impegno a favore di una soluzione a due Stati che veda due paesi democratici, Israele e Palestina, vivere fianco a fianco in pace all’interno di confini sicuri e riconosciuti, in linea con il diritto internazionale e le pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite. A tal proposito, sottolineiamo l’importanza di unificare la Striscia di Gaza e la Cisgiordania sotto l’Autorità Palestinese.  

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