Connettività, I-Com: “Italia in ritardo su fibra e 5G. Lo switch-off delle reti in rame arriverà non prima del 2036, mentre sul versante mobile la quota di SIM 5G sulla popolazione è ferma al 20,5%” - I-Com, Istituto per la Competitività

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Connettività, I-Com: “Italia in ritardo su fibra e 5G. Lo switch-off delle reti in rame arriverà non prima del 2036, mentre sul versante mobile la quota di SIM 5G sulla popolazione è ferma al 20,5%”.

  • Presentato lo studio dell’Istituto per la Competitività (I-Com) realizzato nell’ambito di Futur#Lab, progetto di I-Com e Join Group con la partnership di Ericsson, FiberCop, INWIT e Open Fiber.
  • L’Italia è al sest’ultimo posto per sottoscrizioni di rete fissa in fibra (FTTH, FTTP e FTTB) con un valore di appena 7,8 ogni 100 abitanti (dati OCSE). Relativamente al 5G la situazione è leggermente migliore, anche se la Penisola rimane ben lontana dal gruppo di testa con solo 26,6 sottoscrizioni ogni 100 abitanti.
  • Sebbene si continui ad assistere al calo delle connessioni completamente in rame, il processo di sostituzione sta procedendo lentamente. A questo ritmo, il passaggio alla sola fibra sarà raggiunto non prima del 2036.
  • Sul versante mobile, è ormai in calo da alcuni anni il numero di linee utilizzate da persone fisiche. Nel nostro Paese la quota di SIM 5G sulla popolazione è ferma ancora a poco più del 20,5%.
  • Dall’indagine I-Com sulla domanda di connettività fissa e mobile emerge che più di un consumatore su due (58%) afferma di non aver bisogno di rete fissa poiché già provvisto di una rete mobile, mentre il 47% di coloro che utilizzano attualmente la connessione 4G non ha mai considerato la possibilità di passare a un’offerta 5G e il 68,9% non sarebbe disposto a incrementare la propria spesa per una connessione più performante.
  • Il tema dello switch-off del rame inizia a rivestire un ruolo importante anche a livello europeo ma necessita gradualità, condivisione degli obiettivi e delle tempistiche con gli operatori incaricati di gestire la fase operativa e una politica industriale che assicuri un’ampia concertazione tra gli attori coinvolti.

Roma, 12 dicembre 2024 – Le connessioni FTTH (fibra fino a casa) non riusciranno a sostituire quelle in rame e FTTC (fibra fino al cabinato) prima del 2036 nel nostro Paese. Allo stesso modo, sul versante 5G la quota di SIM rispetto alla popolazione è ferma ancora a poco più del 20%. La disponibilità di un accesso ad Internet attraverso una rete di ultima generazione rappresenta sia uno stimolo alla competitività del tessuto economico di un paese sul panorama globale che un importantissimo fattore di inclusività sociale. Sebbene dal punto di vista della quota di accessi alla rete l’Europa tiene il passo con le altre principali aree economiche globali dal punto di vista tecnologico, si evidenzia ancora un’accentuata arretratezza per quanto riguarda la penetrazione del 5G standalone nel mix di telecomunicazioni mobili.

Sono queste alcune delle evidenze contenute nello studio dal titolo “OBIETTIVO ITALIA CONNESSA. L’evoluzione delle reti di telecomunicazione in Italia tra l’eliminazione del digital divide e lo switch-off ” realizzato dall’Istituto per la Competitività (I-Com) nell’ambito di Futur#Lab, progetto di I-Com e Join Group con la partnership di Ericsson, FiberCop, INWIT e Open Fiber. L’indagine è stata presentata a Roma nel corso di una tavola rotonda alla quale hanno partecipato, oltre al presidente I-Com Stefano da Empoli, il vicepresidente I-Com Silvia Compagnucci e il direttore Area Digitale I-Com Domenico Salerno – che hanno illustrato la ricerca – il presidente UNCEM Marco Bussone, la head of Public Affairs Inwit Sarah Cantarella, il responsabile Regulatory Strategie and Energy FiberCop Francesco Castelli, il presidente Adiconsum Carlo De Masi, il direttore Unità Organizzativa Strategia ICT e Agenda Digitale Regione del Veneto Luca De Pietro, il responsabile National Public Affairs FiberCop Paolo Di Bartolomei, il professore emerito Politecnico di Milano Maurizio Decina, il professore di Diritto costituzionale Università di Firenze Filippo Donati, il responsabile Broadband Map AGCOM Aldo Milan, il capo segreteria tecnica del Sottosegretario all’Innovazione tecnologica Alessandro Musumeci, il direttore Regulatory & European Affairs Open Fiber Francesco Nonno, il direttore Government & Policy Advocacy Europe Ericsson Antonio Sfameli e la responsabile nazionale Politiche dei consumatori Cittadinanzattiva Tiziana Toto.

Osservando i dati OCSE sulle sottoscrizioni alla rete fissa si sottolinea come persistano notevoli differenze tra le varie aree del mondo. A primeggiare è la Francia, con quasi un abbonamento ogni 2 abitanti, seguita a brevissima distanza dalla Corea del Sud. L’Italia dal canto suo occupa la parte bassa della classifica, con appena 32,1 sottoscrizioni ogni 100 abitanti, al di sotto della media OCSE (35,8). Spostando l’analisi sulle connessioni in fibra lo scenario cambia notevolmente, con la Corea del Sud che primeggia con 41,8 abbonamenti ogni 100 abitanti a netta distanza da tutte le altre grandi economie. Su questo versante l’Italia performa anche peggio del dato generale posizionandosi al 34° posto con soli 7,4 abbonamenti ogni 100 abitanti. Riguardo alle reti mobili, a spiccare per numero complessivo delle sottoscrizioni è il Giappone che presenta oltre due abbonamenti per ogni abitante, seguito a breve distanza dagli USA (1,9). Considerando le sottoscrizioni al 5G, sale in testa alla classifica la Danimarca (103,6 ogni 100 abitanti), seguita da Giappone (69,4), Corea del Sud (63,5) e Stati Uniti (56). L’Italia in questo caso è ben lontana dal gruppo di testa con 26,6 sottoscrizioni ogni 100 abitanti. A dispetto del numero di abbonamenti, in cui alcune delle economie del vecchio continente ben figurano nel panorama globale, secondo gli ultimi dati diffusi dal GSMA sulla penetrazione del 5G nel mix delle telecomunicazioni mobili l’Europa (20%) presenta un valore nettamente inferiore a quello del Nord America (53%) e della Cina (45%).

Nonostante il percorso per completare la copertura infrastrutturale in reti di ultima generazione fisse e mobili sia ancora lungo e pieno di ostacoli, a destare le maggiori preoccupazioni sono le dinamiche della domanda.  Dalle proiezioni realizzate da I-Com emerge chiaramente come sul versante fisso, procedendo a ritmo attuale, le connessioni FTTH non riusciranno a sostituire quelle in rame e FTTC prima di un decennio, raggiungendo l’obiettivo non prima del 2036.

Nel complesso, si evidenzia un trend di decrescita del numero di sottoscrizioni nel nostro Paese. Sul fisso, se il numero degli accessi sta attraversando una tendenza calante, un notevole passo avanti si è fatto sul versante della tecnologia. Analizzando infatti il mix tecnologico tra giugno 2018 e giugno 2024, si continua ad assistere alla diminuzione delle connessioni completamente in rame (-49,5%), che restano comunque il 15,8% del totale, a fronte di un netto aumento di FTTH (passato dal 3,4% al 25,8%) e FWA (dal 5,5% al 11,1%). È interessante inoltre notare come a partire dal 2022 sia scesa la quota di connessioni FTTC (-4,1%), segnale di un graduale passaggio (sia pure ancora modesto) verso quelle completamente in fibra. Passando all’analisi delle connessioni mobili, si nota come complessivamente le linee attive nel nostro Paese siano cresciute di 7,3 milioni tra il 2018 e il 2024. Questo incremento è però dovuto esclusivamente alle SIM M2M, ovvero quelle che abilitano la comunicazione tra macchine (cresciute appunto di 12,6 milioni). Le sole linee human, ovvero quelle utilizzate da persone fisiche, negli ultimi 7 anni sono invece diminuite di 4,3 milioni. In mancanza di dati storici sulla penetrazione del 5G in Italia, per fornire un quadro di sintesi della situazione su questo versante è interessante analizzare i dati Eurostat sulla quota di SIM italiane che hanno generato traffico 5G (stand alone e non-stand alone) rispetto alla popolazione: l’Italia con il 20,5% si posiziona al di sotto della media UE (24,6%), molto lontana dai paesi con i risultati migliori.

La centralità assunta dall’ecosistema informatico fa nascere importanti riflessioni circa i consumi energetici e la sostenibilità ambientale dell’imponente mole di dispositivi connessi che utilizziamo quotidianamente. In questo scenario, le infrastrutture di nuova generazione non si limitano infatti ad offrire prestazioni di connettività estremamente superiori rispetto a quelle delle precedenti generazioni ma risultano anche molto meno energivore. Riguardo alle reti mobili, emerge come alcune caratteristiche del 5G, come il fatto di poter sfruttare il cosiddetto “beamforming”, rendano questa generazione di reti molto più efficiente rispetto ai predecessori. Stesso discorso per quanto riguarda la fibra ottica, dato che le sue reti sono composte da elementi passivi che non richiedono, a differenza di quanto avviene con i cavi in rame, una continua erogazione di energia elettrica.

Tra luglio e settembre 2024 l’Istituto per la Competitività (I-Com) ha svolto un’indagine campionaria volta ad esplorare la domanda di connettività fissa e mobile da parte dei consumatori in Italia. Dalle risposte è emerso che, tra coloro che hanno dichiarato di non disporre di una connessione di rete fissa, più di un consumatore su due (58%) afferma di non averne bisogno poiché già provvisto di una rete mobile in grado di soddisfare appieno le proprie esigenze di connessione. Tra chi invece ha la rete fissa ma ancora non usufruisce della tecnologia in fibra ottica a prestazioni più elevate (FTTH), il 44,3% circa dichiara di non aver effettuato un upgrade di linea poiché la zona in cui risiede non è fornita dell’infrastruttura necessaria, il 32,5% ha scelto di non effettuare un upgrade perché già soddisfatto della connessione fissa di cui dispone, mentre circa l’8,8% ha affermato di sopperire grazie alla propria connessione mobile. Tra coloro che dispongono di una connessione fissa diversa dalla fibra ottica FTTH nel 2024 è stato chiesto di identificare i fattori che potrebbero motivarli a effettuare la transizione verso una connessione in più performante. Tra i principali incentivi ad effettuare un upgrade di connessione, spiccano l’aiuto economico (44,7%), una maggiore trasparenza delle offerte commerciali (21%) e da minori vincoli contrattuali (20,3%).

Passando alle reti mobili, più del 47% di coloro che utilizzano attualmente la connessione 4G ha affermato di non aver mai considerato la possibilità di passare a un’offerta 5G. Nel 34% dei casi, gli utenti dichiarano semplicemente di non sentirne il bisogno, mentre nel 12,1% dei casi il motivo del mancato interesse verso il 5G è legato al costo ritenuto eccesivo. Dunque, nonostante il grande sforzo degli operatori per migliorare la copertura 5G quasi la metà degli utenti non ha ancora considerato un passaggio a questa tecnologia. Inoltre, è interessante notare che nell’11,2% dei casi la scelta di non aderire a un’offerta 5G è legata al timore di possibili effetti negativi sulla salute, percentuale addirittura in crescita rispetto alla rilevazione precedente. Questa preoccupazione, pur non essendo supportata da evidenze scientifiche, continua a influenzare le decisioni degli utenti ed evidenzia la necessità di una maggiore educazione pubblica.

Infine, c’è da segnalare come più di due terzi dei partecipanti all’indagine (il 68,9%) non sarebbe disposto a incrementare la propria spesa per una connessione più performante, come quella che dovrebbe garantire la fibra fino a dentro casa (FTTH) nel fisso e il 5G nel mobile, rispetto al proprio esborso attuale.

In considerazione delle ingenti risorse finanziarie pubbliche messe in campo per i Piani Italia 1 Giga e Italia 5G e degli importanti investimenti privati, è quantomai urgente disporre campagne di awareness destinate alla cittadinanza per accrescere la consapevolezza circa i benefici connessi alla disponibilità di reti performanti per poter accedere a servizi digitali innovativi e disegnare azioni efficaci che incentivino gli operatori ad accompagnare i propri clienti verso l’adozione di tecnologie di ultima generazione.

Sullo switch-off delle reti in rame, invece, è necessaria la definizione di una politica industriale che assicuri progressività e che, pur guardando agli obiettivi europei, non potrà prescindere dai piani di investimento degli operatori nei singoli territori e da un’attenta valutazione degli impatti sui singoli sistemi nazionali. Si tratta di un processo che certamente va orientato con ampia concertazione tra gli attori coinvolti nel tentativo di bilanciare adeguatamente tutte le esigenze in campo. Per agevolare il passaggio alla fibra è opportuno rivedere la regolamentazione del decommissioning (ossia il processo di spegnimento delle centrali locali della rete di accesso di TIM sottoposto alla vigilanza di Agcom e la migrazione degli utenti su reti FWA, FTTC e FTTH) così da ridurre il periodo per lo svolgimento delle attività di comunicazione, verifica e migrazione e abilitare l’operatore, una volta assolti i propri obblighi informativi nei confronti dei clienti, ad interrompere il servizio voce e ADSL.

Comunicato stampa I-Com

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