Fonte immagine – Strengthen domestic resource mobilization, including through international support to developing countries, to improve domestic capacity for tax and other revenue collection

Ufficio Policy Focsiv – Per procedere con l’analisi dei report elaborati dalla Civil Society Financing for Development Group (Finanziamento per lo Sviluppo contro le asimmetrie di potere – Focsiv), riportiamo quanto scritto nel documento riguardante la Mobilitazione delle Risorse Nazionali (DRM). Il testo, che mira a proporre una riforma del sistema fiscale globale per renderlo più equo, democratico e orientato alla giustizia sociale e ambientale, evidenzia il ruolo cruciale che queste risorse possono avere nel finanziamento dello sviluppo sostenibile e nell’affrontare le disuguaglianze economiche e sociali a livello internazionale.

La mobilitazione delle risorse nazionali rappresenta il processo attraverso il quale i paesi raccolgono e utilizzano i propri fondi per soddisfare le esigenze della popolazione. Un sistema fiscale progressivo e trasparente può ridurre la dipendenza dagli aiuti internazionali e dal settore privato, garantendo servizi pubblici essenziali come sanità, istruzione e infrastrutture.

Nonostante la tassazione sia il modo più affidabile ed efficace per i governi di raccogliere fondi, le difficoltà riscontrate sono numerose.

Tra le principali sfide evidenziate, troviamo anzitutto l’evasione fiscale globale da parte di multinazionali e individui ricchi, caratteristica sistemica dell’economia globale. Ogni anno, miliardi di dollari vengono trasferiti in paradisi fiscali, privando i governi, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, delle risorse necessarie per finanziare servizi pubblici e investimenti cruciali (vedi L’ONU adotta i piani per una riforma fiscale storica).

A causa della pressione proprio di queste élite e delle istituzioni finanziarie internazionali, poi, molti governi hanno ridotto le imposte sui redditi più alti, sui profitti aziendali e sui patrimoni, applicando dunque politiche fiscali regressive, il che ha portato ad una maggiore dipendenza dalle imposte sui consumi, penalizzano in modo sproporzionato le fasce più povere della popolazione.

A seguito di crisi globali come quella del 2008 e del 2020, inizialmente i governi sono stati spinti ad aumentare la spesa pubblica per sostenere l’economia, per poi implementare delle politiche di austerità: queste misure hanno avuto impatti devastanti sulle comunità più vulnerabili, con tagli ai servizi pubblici, riduzioni dei salari e aumento delle disuguaglianze, spesso imposti da istituzioni come il Fondo Monetario Internazionale (FMI).

Infine, il sistema fiscale internazionale è attualmente inadeguato, dominato da paesi e istituzioni del Nord Globale, come l’OCSE e il G20. Questo approccio esclude molti paesi in via di sviluppo dalla definizione delle regole fiscali globali, perpetuando disuguaglianze strutturali, attraverso iniziative come l’accordo fiscale OCSE/G20 del 2021, con un’aliquota minima del 15% per le multinazionali, criticate per la loro insufficienza e per favorire le economie avanzate (vedi Ministeriale G7 Finanze: dove sono azioni e risposte?).

Il documento avanza diverse proposte per affrontare queste sfide:

  1. l’istituzione di un organo fiscale globale sotto l’egida dell’ONU, che garantirebbe una governance fiscale più democratica, affrontando questioni come l’evasione fiscale, i flussi finanziari illeciti (IFFs) e la giusta distribuzione dei doveri fiscali;
  2. la tassazione progressiva, che prevede aliquote più alte per i redditi e i patrimoni maggiori, considerata uno strumento essenziale per ridurre le disuguaglianze e mobilitare risorse per lo sviluppo sostenibile. Inoltre, si propone di introdurre nuove forme di tassazione, come imposte sui profitti straordinari generati durante la pandemia o imposte sui grandi patrimoni;
  3. si evidenzia poi come i sistemi fiscali attuali spesso penalizzino le donne, sia direttamente che indirettamente, dunque si propongono politiche fiscali che riconoscano e redistribuiscano il lavoro non retribuito delle donne, migliorando al contempo i servizi pubblici per ridurre il carico del lavoro di cura familiare;
  4. infine, il briefing critica il sistema attuale, dominato dall’OCSE, e chiede una riforma delle regole fiscali internazionali per garantire una distribuzione equa delle risorse tra i paesi e ridurre la dipendenza dalle imposte sui consumi. Una riforma globale della fiscalità potrebbe, infatti, ridurre la povertà e le disuguaglianze, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, servire a finanziare servizi pubblici essenziali come sanità, istruzione e infrastrutture, promuovere la giustizia climatica e di genere, e rafforzare il contratto sociale tra cittadini e governi, migliorando la trasparenza e la responsabilità (vedi Iniziati i negoziati ONU per una Convenzione fiscale globale).

In conclusione, dunque, si sottolinea la necessità di un’azione collettiva e urgente in materia: solo attraverso un approccio democratico e inclusivo si potrà affrontare la crisi fiscale e costruire un futuro sostenibile e rispettoso per l’intera umanità.