Sostenibilità e finanza: l'UE accelera, ma resta il divario tra ambiente e sociale - Politecnico di Milano School of Management

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L’Action Plan per la Finanza Sostenibile ha aumentato gli investimenti privati nelle aziende con un purpose green, ma l’assenza di una tassonomia sociale limita lo sviluppo degli investimenti ad impatto su temi come diversità e sanità. Una ricerca evidenzia progressi e sfide per un futuro davvero sostenibile.

L’obiettivo dell’Unione Europea di diventare il primo continente a impatto climatico zero richiede un significativo reindirizzamento dei flussi finanziari verso attività sostenibili. Il piano d’azione sulla finanza sostenibile del 2018, insieme ai regolamenti successivi, ha svolto un ruolo chiave in questo processo, introducendo strumenti per classificare e monitorare le attività economiche sostenibili. Uno studio pubblicato su Finance Research Letters analizza l’impatto di queste politiche sui mercati privati, evidenziando risultati promettenti, ma anche limiti da superare.

La ricerca condotta da Leonardo Boni, Assistant Professor presso POLIMI School of Management, e Lisa Scheitza, ricercatrice presso la School of Business della University of Hamburg, fa parte delle attività di ricerca sviluppate dal centro di ricerca TIRESIA Polimi ed è basata su un’analisi dei dati di transazioni di private equity tra il 2007 e il 2023.

I risultati mostrano che il piano d’azione ha portato a un aumento significativo dei finanziamenti per aziende con purpose ambientali nei paesi dell’UE. Dopo il 2018, il volume delle transazioni e il valore medio degli accordi per aziende di mobilità elettrica, energie rinnovabili e economia circolare sono cresciuti del 63,4% in termini di dimensione delle operazioni e del 42,2% per i finanziamenti complessivi.
Tuttavia, gli investimenti rivolti ad imprese con purpose sociali, come la diversità o i servizi sanitari, non hanno beneficiato dello stesso slancio.

Sebbene il piano abbia migliorato la trasparenza e ridotto i rischi percepiti, le criticità non mancano. Le aziende tecnologiche orientate alla sostenibilità continuano a incontrare difficoltà nell’attrarre investimenti, ostacolate dall’incertezza normativa e dai lunghi tempi di sviluppo dei loro progetti. A complicare il quadro, l’assenza di una tassonomia sociale, ovvero un sistema di classificazione che definisca con criteri chiari e condivisi le attività che possono essere considerate socialmente sostenibili, frena il pieno impatto delle politiche europee in questo settore.

Lo studio suggerisce di ampliare il quadro normativo per garantire una distribuzione più equa delle risorse tra gli ambiti ambientali e sociali della sostenibilità. Un sostegno normativo più solido per le aziende tecnologiche potrebbe favorire un’accelerazione dell’innovazione sostenibile. Inoltre, è fondamentale implementare un monitoraggio rigoroso per scongiurare il rischio di greenwashing, ovvero la pratica di presentare come sostenibili attività o investimenti che in realtà non rispettano pienamente gli standard ambientali o sociali dichiarati, assicurando così che i fondi destinati alla sostenibilità vengano utilizzati in modo autentico e coerente con gli obiettivi dichiarati.

In sintesi, lo studio ha implicazioni anche per lo sviluppo della finanza ad impatto (impact investing). Mentre l’UE ha compiuto progressi significativi nel mobilitare capitali privati per la l’impatto ambientale, il cammino verso un equilibrio tra impatto ambientale e sociale richiede ulteriori interventi normativi e strategici.

Per maggiori informazioni: Analyzing the role of regulation in shaping private finance for sustainability in the European Union

Recapiti
Marta Re Ferrè