The Donald e le Big Tech - Azione Cattolica Italiana

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Nel giorno dell’insediamento di Donald Trump come presidente degli Stati Uniti, la riflessione sul rapporto tra Democrazia e Big Tech (Apple, Amazon, Google, Facebook, Microsoft per citare le prime cinque) si fa quanto mai urgente e necessaria. Le grandi piattaforme digitali hanno avuto un ruolo fondamentale non solo nel plasmare l’opinione pubblica, ma anche nell’influenzare le dinamiche politiche e sociali di intere nazioni. Ma qual è il prezzo di questa influenza?

Le Big Tech, con il loro controllo su strumenti come i social media, i motori di ricerca e le infrastrutture di comunicazione, sono diventate il nuovo spazio pubblico globale. Piattaforme come la già citata Facebook, come X (già Twitter) o come il colosso Google non sono più semplici aziende tecnologiche; esse si configurano come arbitri del discorso pubblico, selezionando, amplificando o oscurando informazioni. Questo potere, spesso esercitato senza trasparenza e con una regolamentazione insufficiente, solleva interrogativi profondi sulla natura della democrazia nel XXI secolo.

L’uso e L’abuso dei dati personali

Uno degli aspetti più inquietanti è la capacità delle Big Tech di manipolare i comportamenti individuali attraverso l’uso dei dati personali. Gli algoritmi, progettati per massimizzare l’engagement, tendono a privilegiare contenuti polarizzanti e sensazionalistici, creando camere d’eco che rafforzano le convinzioni esistenti e radicalizzano le opinioni. Questo fenomeno non solo alimenta la divisione sociale, ma mina anche la capacità degli individui di formarsi un’opinione informata, elemento cardine della democrazia.

Inoltre, la mancanza di responsabilità delle piattaforme è emersa chiaramente in episodi come lo scandalo Cambridge Analytica, che ha rivelato come i dati personali di milioni di utenti siano stati utilizzati per influenzare elezioni in diverse parti del mondo. Questo ha dimostrato che le Big Tech non solo riflettono il potere politico, ma lo modellano attivamente, spesso a vantaggio di interessi economici o ideologici specifici.

Tecnocrazia: il vero nemico della democrazia

A complicare ulteriormente il quadro è il concetto di tecnocrazia, ovvero un sistema di governance in cui il potere decisionale è affidato a esperti tecnici e tecnologi, piuttosto che a rappresentanti eletti. In un mondo dominato dalle Big Tech, il rischio di una tecnocrazia digitale è sempre più concreto: le decisioni che influenzano milioni di persone vengono prese da un ristretto gruppo di individui o aziende, spesso senza il coinvolgimento diretto dei cittadini. Questo fenomeno riduce ulteriormente lo spazio per il controllo democratico e alimenta una crescente disuguaglianza di potere.

Le democrazie, tradizionalmente fondate sul principio di rappresentanza e sul dialogo informato, si trovano oggi a fare i conti con una nuova forma di potere, non elettivo e transnazionale, che sfugge ai tradizionali meccanismi di controllo democratico. Le Big Tech operano su scala globale, mentre le normative e le istituzioni democratiche sono per lo più locali o nazionali, creando uno squilibrio che è difficile da colmare.

Tuttavia, ciò non significa che il futuro sia privo di speranza. Per ristabilire un equilibrio tra democrazia e tecnologia, è necessario un approccio collettivo e multilaterale. Occorre promuovere una regolamentazione che garantisca maggiore trasparenza sugli algoritmi, protezione dei dati personali e responsabilità delle piattaforme per i contenuti che ospitano. Parallelamente, è fondamentale educare i cittadini a un uso critico e consapevole delle tecnologie digitali, rendendoli partecipi di un dibattito pubblico più inclusivo e informato.

Recapiti
Antonio Martino