Il caso Coldplay: quando un concerto cambia la vita
Sta impazzando sui social, ai telegiornali e persino su quotidiani ritenuti seri e attendibili in Italia, negli USA e temo anche in molti altri Paesi del mondo, l’affaire della coppia clandestina immortalata dalla kiss cam a Boston mentre assisteva con gioia e spensieratezza ad un concerto dei Coldplay, che, inconsapevolmente hanno rovinato la vita a diverse persone e potremmo scommettere sul fatto che non saranno mai più colonna sonora gradita per gli sventurati protagonisti di questa vicenda.
Una tradizione da stadio che può avere risvolti imprevisti
Un cinquantenne CEO di un’azienda molto florida, manager capace noto nel settore del software e delle tech company si reca ad un concerto in compagnia della responsabile delle risorse umane della medesima azienda, assunta proprio da lui lo scorso novembre.
Volutamente ometto i nomi, sono stati abbastanza esposti e sommersi da una valanga mediatica davvero inopportuna. Commenti, insulti, meme, ma anche immedesimazione pregna di timore…
Penserete che non ci sia nulla di male ad andare ad un concerto con una collega; infatti, così dovrebbe essere fino a quando la cosiddetta kiss cam, una inquadratura a occhio di bue sul pubblico, non dà in pasto al mondo l’immagine dei due stretti, in un abbraccio forse più che amicale.
Dalla risata al dramma: le conseguenze dell’inquadratura
Il cameraman ‘pattuglia’ gli spalti alla ricerca di una coppia presumibilmente innamorata e quando la trova trasmette l’immagine sul maxischermo. A quel punto i due devono baciarsi e vengono applauditi da tutto lo stadio. I nostri protagonisti però, non solo non si scambiano un bacio una volta sorpresa la loro immagine sul grande schermo, ma cercano di nascondersi, lui piegandosi in avanti, lei giungendo le mani sul viso in una sorta di preghiera che evidentemente non è stata accolta. Ci pensa il noto frontman della band, Chris Martin, a peggiorare la situazione sottolineando l’imbarazzo con la frase “O stanno avendo una relazione o sono molto timidi.”
Privacy e diritto all’immagine nell’era digitale
Una sola breve inquadratura corredata da una scomoda frase, la madre di tutte le gaffes potremmo definirla, ha avuto conseguenze devastanti su ogni fronte. Gli sventurati amanti hanno dovuto lasciare il lavoro, chiedere pubblicamente perdono a famiglia ed azienda e hanno visto la loro vita professionale e privata stravolta, il tutto per una sola zoommata!
Non sta a noi ovviamente entrare nel merito della questione morale, del becero gossip che sta facendo il giro del mondo, ma quello che interessa è il discorso della privacy violata, quando per violata si intende proprio nel caso specifico, un atto di violenza, viste le conseguenze!
Pare che negli USA con l’acquisto di un biglietto per un concerto o una manifestazione sportiva, si autorizzi implicitamente l’utilizzo dell’immagine, cosa a mio parere molto grave, anche se non si ha nulla da nascondere, potrebbe non essere di gradimento vedere la propria immagine a “led” cubitali. E allora qual è l’alternativa? Rinunciare ad un concerto? Ad una finale NBA?
In Italia cosa dice la legge su video e foto nei luoghi pubblici
L’avvocato Ponari esperto in tema di privacy, intervistato sul caso ha dichiarato: “La legge sul diritto d’autore dice che le riprese effettuate in un luogo pubblico non sono soggette a consenso” ma stiamo parlando di una legge del ’33, quando Internet era decisamente di la’ da venire. Quindi il problema non è la ripresa, ma la diffusione che c’è stata dopo.”
Va ricordato un altro caso, quello di una persona che era andata al mare con l’amante ed è stata beccata dalle telecamere del giro d’Italia, ma anche lì l’articolo 97 della legge sul diritto d’autore dice che non occorre il consenso della persona ritratta quando la riproduzione è collegata a fatti, avvenimenti, cerimonie di interesse pubblico o svolte in pubblico. Ipoteticamente gli unici perseguibili, in Italia, sarebbero coloro i quali fanno uscire le immagini dallo stadio e ne danno diffusione, perché la legge dice che il ritratto di una persona “non può essere esposto o messo in commercio se reca pregiudizio all’onore, alla reputazione o al decoro”. Ma è impensabile trovare un responsabile in uno stadio con decine di migliaia di persone armate di smartphone.
In sostanza in Italia le persone che partecipano ad un evento vanno informate della possibilità che vengano riprese e poi, in teoria, per la diffusione delle immagini sarebbe necessario il loro consenso, ma in pratica è sufficiente utilizzare l’escamotage dell’evento di interesse pubblico, per procedere alla trasmissione delle immagini senza alcun consenso degli interessati.
Allora cosa fare? Rinunciare ad alcuni eventi che ci appassionano o rischiare di essere pizzicati dal grande fratello?
Celebrità e visibilità: quando essere vip toglie ogni tutela
Con la grande ribalta di Sinner, finalmente un campione di tennis italiano dopo mezzo secolo, se trascuriamo piccole parentesi di tennisti validi ma meno meritevoli, un italiano su due ha assistito alle finali dei tornei di slam; ebbene sugli spalti le telecamere spesso indugiavano sui vip, con tanto di commenti dei cronisti su quell’attrice o quel politico. A Wimbledon ad attirare gli sguardi sognanti del pubblico “da casa” è stata soprattutto la Principessa Kate, bella e austera, degna rappresentante della Corona, ma anche il buffo Hug Grant che forse complice il caldo inaspettato o un drink di troppo, ha dormito quasi tutto il tempo, nonostante la sfida adrenalinica.
Ebbene le persone cosiddette pubbliche non hanno diritto a negare che la loro immagine sia ripresa e diffusa. Così se immortalati mentre sbadigliano o mettono le dita nel naso, lo sfottò della massa è il prezzo che dovranno pagare per la notorietà e i privilegi che sono concessi loro.
Andare in pasto al pubblico nel bene e nel male, è inevitabile se vivi una posizione altolocata e conosciamo bene le conseguenze che proprio la Corona britannica ha subìto, dopo che tutti i panni sporchi privati sono stati triturati dai mass media, con buona pace del diritto alla privacy.
Conclusione: serve più consapevolezza tra etica, media e tecnologia
Tornando al caso protagonista della nostra riflessione di oggi, può essere giustificata la fine di una carriera brillante o quanto meno che un’azienda rinunci ad un protagonista di valore per motivi personali? Tradire la partner è davvero sintomo di slealtà anche nella vita professionale? La commistione tra pubblico e privato, (chi non rammenta il caso Clinton?) è davvero lecita, giusta, corretta? Oppure si può valutare una persona uomo o donna che sia, per le sue capacità a prescindere dall’armonia o meno di rapporti afferenti alla sfera più intima del suo vissuto? Bisogna interrogarsi sui facili giudizi etici, sull’ipocrisia d’oltreoceano, la stessa che ti consente di bere ettolitri di alcool a condizione che tu nasconda la bottiglia in un sacchetto di carta, perché si sa, l’importante non è essere ma apparire, purtroppo!
Di queste due persone passate al var del mondo ne è venuto fuori solo un pettegolezzo, una scivolata sentimentale, ma io scommetterei che sono anche molto altro!
E la reputazione di una solida azienda può vacillare per il comportamento privato di un suo valido collaboratore? È giusto che perda clienti o crolli in borsa per la scappatella di un manager?
Ultimo paradosso che, se non fosse vero sarebbe una barzelletta, è stato licenziato anche il povero Alex Cohen, capo del team eventi dell’Astronomer, reo di aver acquistato i biglietti del concerto! Capro espiatorio per la tresca venuta a galla; gli USA sono anche questo!
Meditate, gente meditate…(cit.)
Perché da settembre inizieremo a sviluppare il sistema aziendale di cybersecurity dove la privacy ha un ruolo centrale.
Nelide Quarato