Cascina Roseleto nasce nel 1965 come azienda della famiglia Masera e nel corso della sua storia attraversa diversi passaggi di mano: dal padre arriva al figlio e infine, nel 2009, a Claudia, l’attuale titolare. Proprio Claudia nello stesso anno decide di aprire la gelateria con il laboratorio di produzione interno ed è questa la decisione che impone un netto cambio di marcia e la necessità di aumentare la qualità del latte.
Il grande spirito di osservazione di Claudia necessita di essere direzionato ed è fondamentale in questo senso l’incontro, nel 2013, con il professore Andrea Cavallero tramite il quale scopre una verità così semplice quanto sottovalutata: alle vacche l’erba fa un gran bene. Qui comincia la grande rivoluzione dell’azienda, quella che coinvolge i prati: inizia un processo di risemina con miscugli di erbe e mais, l’azienda diventa biologica ed elimina anche l’utilizzo di concimi chimici e diserbanti.
Claudia ci racconta quanto sia stato divertente osservare le vacche, mammiferi abitudinari e più che senzienti, che in un primo momento erano estremamente diffidenti e quasi scocciate dal dover abbandonare la stalla e quanto, una volta abituate alla nuova routine fosse praticamente impossibile farle rientrare.
La rivoluzione dei prati
Gli animali di Claudia hanno la possibilità di pascolare liberi e per questo la loro alimentazione è principalmente costituita da erbe, fieno e integrazione di cereali che incidono visibilmente sul colore del latte che, essendo ricco di betacarotene, dona a tutti i prodotti lavorati (latte fresco pastorizzato, formaggi, yogurt, burro da panna cruda, gelati e sorbetti) un vivace colore tendente al giallo. Ci racconta Claudia che gli animali alimentati principalmente a fieno ed erba producono sì meno latte, ma hanno anche longevità maggiore. La mascotte di Cascina Roseleto è arrivata alla veneranda età di 22 anni. Cascina Roseleto è inoltre tra i produttori del Presidio Slow Food della gallina bianca di Saluzzo, una razza rustica e ruspante dal carattere estremamente deciso. Tutti gli animali vengono allevati seguendo lo stesso principio utilizzato per i bovini: le galline razzolano libere e questo rende il tuorlo delle uova che producono di un color arancio vivo.
Oltre a fare bene agli animali il prato ha un valore ecosistemico molto importante per l’ambiente, catturando la CO ₂, ospitando insetti utili e dando di che mangiare alle api. Conferisce poi un grande valore paesaggistico all’azienda, nel caso di Cascina Roseleto infatti i prati si trovano nelle zone limitrofe all’azienda, con grandi vantaggi sia per gli animali che per gli operatori che devono gestirli. Nell’ultimo anno, inoltre, in una delle aree dedicate al pascolo sono stati piantati alcuni filari di gelso, un albero tradizionale in Piemonte, le cui foglie, in futuro, saranno integrate anche nell’alimentazione degli animali.
Il prato è cosa viva e va accudito: deve essere falciato nel momento giusto, fatto pascolare con criterio per non rovinare il cotico erboso e traseminato per evitare che alcune specie prendano il sopravvento.
Sempre nell’ottica di assecondare la natura, nel 2023 Claudia riesce per casualità finalmente a mettere in atto un’idea in incubazione da tempo. Durante una pulizia della stalla una vacca con il suo un vitellino vengono lasciati insieme; Claudia osserva che la produzione di latte decresce, ma migliora il benessere psicofisico dell’animale e la mammella risulta più sana per via della continua suzione. Nota inoltre che tra tutti gli animali si instaura un equilibrio: le altre vacche per istinto naturale sono portate a prendersi cura del vitello. Questa pratica diventa quindi uno standard della Cascina: i vitellini sono lasciati per un mese con la madre.
I consigli di Claudia
Claudia ci racconta quanto sia fondamentale l’apporto di un consumatore consapevole per imporre un cambio di rotta al mercato. Sono tanti gli strumenti che possono tornare utili per informarsi, uno fra tutti l’etichetta, ancora meglio se etichetta narrante. La regola aurea rimane però quella di provare curiosità e avere attenzione nei confronti di quello che si assaggia. Per esempio, il colore giallo del latte è spesso valutato in modo fuorviante: la carne ricavata da animali al pascolo si riconosce in quanto il grasso delle venature è di colore tendente al giallo, questo proprio per via dell’alimentazione molto specifica che segue l’animale. Claudia conclude l’intervista in un prato in mezzo ai suoi animali dicendoci: ≪Di certo le produzioni intensive non potranno sparire del tutto, ma voi cercate il giallo nelle produzioni agricole di carne e latte, perché in questo modo potrete supportare le piccole produzioni e riequilibrare la bilancia di mercato.≫
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