Intervista al Prof. Gianluigi Condorelli, Direttore Dipartimento Cardiovascolare Humanitas (Milano)
Le malattie cardiache e cardiovascolari rare comprendono una vasta gamma di condizioni, ognuna con le sue peculiarità: dalla cardiomiopatia ipertrofica, alla sindrome di Marfan o di Brugada, passando per patologie come l’amiloidosi cardiaca, le malattie rare del cuore possono essere patologie a sé stanti o sintomi di altre malattie. In tutte queste malattie, l'approccio diagnostico e terapeutico richiede un team multidisciplinare, che può includere cardiologi, genetisti, oculisti e altri specialisti, a seconda delle manifestazioni specifiche della malattia. La diagnosi genetica gioca un ruolo sempre più importante, permettendo una migliore comprensione e gestione di queste complesse condizioni cardiache e cardiovascolari. Ne abbiamo parlato con Gianluigi Condorelli, Direttore del Dipartimento Cardiovascolare dell’ospedale Humanitas di Rozzano (MI).
DALLA MALATTIA DI KAWASAKI ALLA CARDIOMIOPATIA IPERTROFICA: UN MONDO VASTO E SOMMERSO
Proviamo a fare un rapido excursus sulle malattie rare cardiovascolari più conosciute. Possono colpire solo il muscolo cardiaco, o interessare il sistema cardiovascolare.
La cardiomiopatia ipertrofica è la più comune tra le malattie cardiache rare, con un'incidenza di circa 1 su 500 persone. Le caratteristiche principali sono la trasmissione autosomica dominante (50% di probabilità di trasmissione ai figli), l’ampia variabilità nella manifestazione clinica (da asintomatica a grave). I principali sintomi sono: aritmie (che possono causare una morte improvvisa), sintomi da ostruzione all’efflusso del sangue dal ventricolo sinistro (come vertigini e svenimenti), fiato corto (dispnea), affaticamento, palpitazioni.
La malattia di Kawasaki è una patologia che colpisce principalmente i bambini, causando un'infiammazione delle arterie coronarie. Si tratta di una forma di arterite con manifestazioni sistemiche, che la distingue da altre patologie cardiache. Tra i sintomi troviamo: febbre, arrossamento della congiuntiva, arrossamento delle labbra e dell’interno della bocca, anomalie delle estremità (mani, piedi, area del pannolino), visibili alterazioni della pelle e ingrossamento dei linfonodi del collo da un solo lato.
La sindrome di Marfan è una patologia del collagene che influenza non solo il sistema cardiovascolare, ma anche quello scheletrico. “Le persone con questa sindrome sono spesso molto alte – spiega Condorelli – con problemi di deambulazione e anomalie alle mani e ai piedi. La principale preoccupazione cardiovascolare in questi pazienti è il rischio di rottura o dissezione dell'aorta, dovuto alla fragilità del tessuto arterioso. Il trattamento si concentra sul controllo della pressione sanguigna e sul monitoraggio attento, con interventi chirurgici quando necessario”.
Passando alle patologie del ritmo cardiaco, abbiamo condizioni come la sindrome del QT lungo e la sindrome di Brugada. “Queste patologie genetiche possono portare ad aritmie pericolose per la vita. La gestione di queste condizioni può includere l'impianto di defibrillatori in casi ad alto rischio o l'uso di farmaci antiaritmici in situazioni meno gravi. La storia familiare di morte improvvisa è un fattore importante da considerare nella valutazione di questi pazienti”.
La cardiomiopatia di Takotsubo, invece, è rara, ma non è genetica. È una condizione temporanea spesso scatenata da stress emotivo intenso, che causa una dilatazione temporanea del cuore. Fortunatamente, nella maggior parte dei casi, si risolve spontaneamente nell'arco di alcune settimane.
L'amiloidosi cardiaca è invece una patologia caratterizzata dall'accumulo di proteine anomale nel cuore. “Può essere secondaria a malattie sistemiche come il mieloma multiplo – ricorda Condorelli – o legata a mutazioni genetiche che causano l'accumulo della proteina transtiretina. Recenti progressi nella terapia includono farmaci che riducono l'aggregazione di queste proteine o ne diminuiscono la produzione, offrendo nuove speranze per i pazienti con questa condizione, soprattutto se diagnosticata precocemente”.
Tra le malattie cardiache meno frequenti troviamo patologie come l'emocromatosi, caratterizzata da un eccessivo accumulo di ferro nell'organismo. Un'altra condizione interessante, sebbene non più così diffusa, o la febbre reumatica. Questa malattia, un tempo molto più comune, è legata a infezioni da streptococco nei bambini. Con l'avvento degli antibiotici, la sua incidenza è drasticamente diminuita negli ultimi 30-50 anni. La febbre reumatica poteva causare varie complicazioni, tra cui miocardite e patologie valvolari come la stenosi mitralica. Oggi è raro trovare persone sotto i 40 anni con questa condizione.
L’IMPORTANZA DELLA DIAGNOSI GENETICA E DELLE CORRETTE TERAPIE
L'identificazione di una mutazione genetica associata a eventi cardiovascolari significativi (come fibrillazione ventricolare o scompenso cardiaco) è cruciale per implementare strategie di prevenzione mirate, monitorare più attentamente il paziente, effettuare screening familiari per identificare altri membri a rischio. “Le tecnologie di sequenziamento del genoma hanno fatto passi da gigante negli ultimi anni, passando dalla ricerca di base all'applicazione clinica. Questo progresso ha reso più accessibile e pratica l'identificazione delle componenti genetiche delle cardiopatie rare”.
L'approccio attuale prevede tre fasi: il sequenziamento mirato con cui si analizza un set specifico di geni noti per essere associati a patologie cardiache; la validazione delle mutazioni che avviene confrontando le varianti genetiche identificate con database esistenti, per verificare se sono già state associate a patologie specifiche e l’analisi estesa, vale a dire il sequenziamento dell'intero esoma per identificare nuove mutazioni. È importante notare che solo nel 40% circa dei casi di cardiopatia dilatativa si riesce a identificare una componente genetica specifica. Nei casi rimanenti, la patologia potrebbe essere il risultato di altri fattori, come un'infiammazione cardiaca pregressa.
Oltre alla diagnosi genetica, nel campo delle malattie cardiache rare l'imaging avanzato, in particolare la risonanza magnetica cardiaca, offre una visione dettagliata del cuore, complementando l'ecocardiografia tradizionale nello screening e nella diagnosi.
Sul fronte terapeutico, nuovi farmaci mirano a migliorare il rilassamento cardiaco, modulare la contrattilità e controllare le aritmie. Questi trattamenti innovativi si affiancano agli interventi chirurgici, che in casi come l'ostruzione del flusso ventricolare nella cardiomiopatia ipertrofica, possono ripristinare una funzionalità cardiaca quasi normale.
Nonostante la loro rarità, queste patologie possono avere un impatto significativo sulla vita dei pazienti. Grazie a un approccio multidisciplinare che combina diagnosi precoce, stratificazione del rischio, terapie personalizzate e follow-up attento, molte di queste condizioni possono essere gestite efficacemente. L'obiettivo è permettere ai pazienti di raggiungere una qualità e un'aspettativa di vita paragonabili a quelle della popolazione generale, un traguardo che, grazie a questi progressi, sta diventando sempre più raggiungibile.