Clonare il proprio animale domestico per non dirgli mai addio. Si apre il dibattito - News Petme

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Le nuove frontiere della scienza permettono ai proprietari di animali di poter avere sempre vicino i propri compagni a quattro zampe, attraverso una “soluzione” controversa: la clonazione. In Italia è proibita ma dall’estero arriva una tendenza forte. Costa fino a 80mila dollari e può richiedere mesi di tentativi, ma soprattutto solleva importanti dubbi etici sulla sua applicazione


Le nuove frontiere della scienza permettono ai proprietari di animali di poter avere sempre vicino i propri compagni a quattro zampe, attraverso una “soluzione” controversa: la clonazione. In Italia è proibita ma dall’estero arriva una tendenza forte. Costa fino a 80mila dollari e richiedere mesi di tentativi, ma soprattutto solleva importanti dubbi anche etici sulla sua applicazione

Anno dopo anno la clonazione animale è passata dall’essere una curiosità scientifica a un’industria in espansione, capace di offrire una “soluzione” a un dolore universale: la perdita di un animale domestico. Cani, gatti e persino cavalli possono ora essere clonati su richiesta di clienti disposti a spendere molto per preservare, almeno così ritengono, il legame con il proprio compagno a quattro zampe.

Una scelta che porta con sè implicazioni pratiche ed etiche. Vediamo intanto in cosa consiste la clonazione, in parole semplici.

Il processo di clonazione ha inizio con la raccolta di cellule dell’animale defunto, solitamente entro cinque giorni. Il campione, in genere prelevato dall’orecchio, viene conservato criogenicamente in azoto liquido a una temperatura di -196°C e inviato a laboratori specializzati, soprattutto negli Stati Uniti, Corea del Sud o Cina. Tutto parte dunque dalle cellule.
La tecnica utilizzata per la clonazione è quella del “trasferimento nucleare di cellule somatiche”. Il nucleo di una cellula prelevata dal tessuto dell’animale che si vuole clonare viene inserito in un ovulo, da cui è stato rimosso il nucleo. L’ovulo viene quindi stimolato elettricamente per indurre lo sviluppo di un embrione, che è poi impiantato in una madre surrogata. I tentativi perché questa processo riesca possono essere numerosi.

Una volta atteso il tempo di una normale gestazione, il clone, che è geneticamente identico all’originale, prende vita. L’intero processo può durare diversi mesi e ha un costo significativo, tra i 50.000 e gli 80.000 dollari.

La spinta emotiva dietro la scelta di clonare il proprio animale è evidente. Perdere un compagno a quattro zampe è una delle esperienze più dolorose da affrontare e l’idea di poterlo riavere con sé può rappresentare una forma di conforto. Personaggi noti come la cantante e attrice Barbra Streisand, ma anche l’attuale presidente argentino Milei, hanno dichiarato di essere ricorsi alla clonazione per non doversi mai separare dal proprio cane, ed esempio.
Tale pratica suscita la curiosità di un numero crescente anche di clienti comuni, interessati perché considerano il proprio animale domestico un membro della famiglia cui non possono rinunciare.

Al contrario di ciò che si possa pensare, la clonazione non è ovviamente in grado di produrre l’esatta copia del proprio animale. La tecnica può sì dare origine a un esemplare che condivide il 99,9% del patrimonio genetico con l’animale originale, ma la genetica non è l’unico fattore che determina un essere vivente: la personalità, l’intelligenza e il comportamento di un animale dipendono anche dall’ambiente in cui cresce, dalle esperienze e dalle interazioni sociali.

“I clienti spesso si chiedono se il clone avrà la stessa personalità dell’originale”, ha spiegato il portavoce di un’azienda di clonazione. “Li prepariamo a non aspettarsi una replica esatta. Il nuovo animale sarà geneticamente simile, ma non avrà i ricordi né il bagaglio di esperienze dell’originale”. Insomma un clone rappresenta un gemello dell’animale tanto amato, ma non è lui.

La pratica della clonazione solleva anche numerosi dilemmi etici. Una delle critiche principali riguarda il benessere degli animali coinvolti nel processo. Per ogni clone nato, numerosi embrioni vengono creati e scartati perché imperfetti e le madri surrogate sono soggette a trattamenti invasivi e spesso traumatici. Gli esemplari clonati possono poi soffrire di problemi di salute. Ricorderete la pecora Dolly, il primo mammifero nato nel 1996 per clonazione, nel Regno Unito: sviluppò un’artrite precoce ed ebbe una vita più breve rispetto alla media della sua specie.

Un altro punto di vista che pesa contro il ricorso alla clonazione riguarda il destino degli animali nei rifugi. Ogni anno, milioni di cani e gatti vengono abbandonati o sottoposti ad eutanasia per la mancanza di adozioni. Accade in ogni Paese del mondo, e anche in Italia. Spendere somme enormi per clonare un animale invece di adottarne uno in cerca di casa è giudicato dalle associazioni animaliste come un atto egoista e moralmente discutibile.

La clonazione degli animali domestici rappresenta una delle frontiere più controverse della biotecnologia e, mentre per alcuni offre la speranza di superare un dolore altrimenti insopportabile, per altri rimane una pratica eticamente discutibile e scientificamente imperfetta. E voi, cosa pensate di questo dibattito?

Foto: IPA

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Lorenzo Sangermano