Il soffio del gallo forcello, Mauro Corona: libri di un poeta, racconti di vita
Nato a Erto (Pordenone) nel 1950, Mauro Corona ha lavorato come boscaiolo da ragazzo, e in quegli anni ha imparato a intagliare il legno. Oggi è uno scultore conosciuto in tutta Europa, ma è anche uno degli scrittori italiani più amati e apprezzati. I suoi libri raccontano di vita vera, vissuta. Descrivono la gente, il presente in cui viviamo, la natura.
Come un’iniziazione alla forza del suo narrare, il primo racconto di Mauro Corona - Il soffio del gallo forcello - scritto oltre trent’anni fa, e che ha in sé tutta la feroce poesia che farà di lui uno degli autori più amati della narrativa contemporanea, arriva in libreria.
Con l’arrivo della stagione gentile, che restituisce il fiato dopo i rigori dell’inverno, un padre e un figlio camminano nei boschi ancora avvolti dal buio. Con il passo lento di chi conosce i tempi della Natura, l’uomo è pronto a tramandare al ragazzo la sua eredità brutale. Vanno incontro all’alba, perché è in quelle prime luci del giorno che il gallo forcello si svela e, mosso da un istinto d’amore, asseconda la propria morte...
Lunario sentimentale: scandendo le stagioni della montagna e della vita
I suoi luoghi, Erto, la diga, la montagna, così come le persone della sua vita, filtrati dal tempo passato, e forse perduto: l'inconfondibile stile di Mauro Corona è più vivo che mai in Lunario sentimentale, il l'ultimo romanzo del poeta del legno, in cui si sente l'urgenza di farsi testimone di un passato che i ricordi vanno a stanare di continuo.
Lunario sentimentale, costellato di sagge considerazioni, ma anche di schietto divertimento, nasce dalla rievocazione di una vita semplice e concentrata sui bisogni essenziali: ciò che la terra chiede all’uomo. Nel grigio di gennaio, cumuli di nero letame punteggiano le distese innevate, pronti a concimare il terreno con il disgelo.
Le attività degli uomini, quando non sono dettate dalla frenesia della stagione calda, nella loro lentezza e ritualità pongono un seme di futuro, di progettualità, di fiducia, nel presente. In aprile, il cuculo torna dal suo soggiorno africano, mentre gli uomini si preparano alla rinascita.
Nessuno oggi pensa che quel mondo potesse durare a lungo. Troppo semplice, ingenuo, pulito. Nessuna nostalgia, solamente la dolcezza dei ricordi.
Un anno fa Le altalene, momenti di un mondo distrutto dalla frana del Vajont
Sul sentiero della memoria si muove anche il libro che precede Lunario sentimentale, Le altalene: a sessant'anni dal disastro del Vajont che lo stesso autore ha vissuto sulla sua pelle, Corona ha raccontato il suo mondo com’era prima che la cieca avidità dell’uomo lo distruggesse.
Nel libro lo scrittore racconta la sua vita, dall’infanzia e la prima adolescenza. La spensieratezza di tre fratelli si alterna alla incomprensibile violenza della vita famigliare, e che misura con il tormento di una comunità stravolta dal dolore. Non tralascia poi la maturità e la vecchiaia, il presente, che porta su di sé il peso di una vita intera. Il simbolo di tutto questo sono le altalene del paese, che il narratore ricorda nel loro oscillare gioioso tra le grida felici dei bambini, e che vede oggi ferme, vuote, arrugginite.
Fu una sera come le altre. Via vai, osterie fumose, qualche canto. Anche la notte come le altre. Fino a un certo punto. L'ora e il giorno si possono omettere. Il rumore no. La montagna non si reggeva in piedi, ubriaca di uomini sapienti. Un misto di cinismo e interessi, di prepotenza e cemento. Cemento davanti, vite umane dietro. Il torrente sprofondato nella sua stessa acqua, non contava più. Piovve terra sulla terra, terra nell'acqua, terra su duemila fosse aperte. C'era luna piena, sereno, vento sottile. Quel vento porta ancora le voci scomparse.
Le altalene, Mauro Corona
Le storie di Mauro Corona: irriverenza, ironia e amore per la natura
Sulla sua pagina web personale, l'autore, scultore e alpinista viene descritto come
Uno scrittore e un artista Italiano. E' un tipo schivo e non è facile scovarlo nella sua bottega-tana. Ammesso di farcela poi, potrebbe sempre fuggire, rendendosi invisibile agli occhi di tutti.
Non ci sembra esistere una descrizione migliore. È proprio questo suo essere così schivo, eppure pieno di irriverenza e ironia (come sappiamo bene dalle sue partecipazioni a Carta Bianca) nei confronti del mondo e della società caotica, che Corona viene apprezzato da un gran numero di persone.
I suoi libri lo hanno raccontato, mettendo a nudo la sua anima. Impossibile non provare stima per chi manifesta un così forte rispetto per la natura (come le montagne, gli animali), descrivendo la bellezza e l'importanza di ogni elemento che la compone.
Questi tratti peculiari che a oggi lo definiscono, sono frutto delle sue esperienze di vita: sin da bambino Mauro Corona cresce tra i boschi, va a caccia, intaglia il legno. E, soprattutto, studia a fondo apprezzando autori e libri che hanno fatto la storia della letteratura, come Lev Tolstoj, Miguel de Cervantes e Fëdor Michailovic Dostoevskij.
Dalla sua forte passione per la scrittura, nasce l'esigenza di immortalare i suoi ricordi - di alpinista, di avventure, di azione - in appunti, divenuti poi storie, tramutati successivamente nei libri tanto amati da lettrici e lettori.
Era una vita a contatto con la natura e con gli elementi della terra. Fin da bambini ci mandavano da soli in fondo alla valle del Vajont a raccogliere legna da ardere. Ricordo che facevo decine e decine di viaggi, sempre di corsa. Scendere era facile, tutta discesa. Ma salire carichi non era uno scherzo! È da allora che ho imparato ad amare la fatica. Se quella fatica non te la facevi amica, ti annientava.
Mauro Corona
1997 - 2024: dai racconti su Il Gazzettino a Lunario sentimentale
Era il 1997 quando Maurizio Bait, amico giornalista di Mauro Corona, decide di pubblicare alcuni racconti di quest'ultimo sul quotidiano Il Gazzettino, all'interno di una rubrica settimanale chiamata prima I cieli e poi Sotto le foglie.
Dopo venticinque anni, la carriera di scrittore del poeta del legno è più che decollata. L'autore ha pubblicato di più di trenta libri e ottenuto numerosi riconoscimenti letterari come il Premio Bancarella (La fine del mondo storto, 2011), il Premio Mario Rigoni Stern (La voce degli uomini freddi, 2014) e il Premio Grinzane-Cavour (Le voci del bosco, 2018).
Nonostante il grande successo, Mauro Corona continua a vivere isolato nelle sue montagne senza rinunciare mai alla natura. A volte è quasi introvabile, spesso è chiuso nella sua bottega-studio, simile a una "tana di un ghiro scavata nel cirmolo", come riporta il suo sito.
Qui alterna momenti di studio e scrittura, e ne esce giusto per conferenze, incontri e manifestazioni che ritiene importanti. Anche nella scrittura per lui la manualità è importante: scrive ancora "a mano" tutte le sue storie.
Mi dispiace per i dattilografi che devono ricopiare a computer i miei geroglifici, ma io scrivo ancora solo “a mano” le mie storie.»