Dodici anni di pontificato che sembrano passati in un attimo. Ecco perché la memoria collettiva forse ricorda solo gli ultimi difficili anni di papa Francesco, anche per via delle sue condizioni di salute, nel tempo peggiorate. Eppure, da quel 13 marzo 2013, qualcosa è cambiato nel modo in cui il popolo di Dio, ma anche i non credenti e gli agnostici, si sono rapportato al Pontefice, al primate della Chiesa cattolica. È cambiato il modo in cui il Papa si è presentato al mondo, sono cambiate le gestualità del Papa regnante, è cambiato il sorriso e l’abbraccio con gli ultimi della terra.
Primo Papa gesuita, primo Papa proveniente dal continente latino-americano, primo a essere eletto con il predecessore ancora in vita, primo a risiedere fuori dal Palazzo Apostolico, primo a firmare una Dichiarazione di Fratellanza con una delle maggiori autorità islamiche. E poi: il Consiglio di cardinali per governare la Chiesa, il ruolo delle donne all’interno dei processi decisionali della Chiesa, primo ad abolire il segreto pontificio per i casi di abusi sessuali e depennare dal Catechismo la pena di morte.
Ripercorriamo le tappe fondamentali dei suoi dodici anni di pontificato.
Le periferie del mondo e il ruolo di pastore
Francesco ha viaggiato soprattutto nelle periferie disagiate del pianeta per far sapere a tutti che la speranza per un domani migliore c’è sempre. Sono stati 47 i viaggi apostolici, durante i quali ha visitato 66 Paesi di ogni continente. Ha visitato anche numerose organizzazioni internazionali: tre volte la Fao, due l’Onu, il Parlamento Europeo e il Consiglio d’Europa. Ha voluto celebrare il Giovedì santo all’interno delle carceri. Primo papa a visitare l’Iraq. Un viaggio difficile ma voluto a tutti i costi. Il viaggio «più̀ bello», ha sempre confidato Francesco stesso, primo Papa a calpestare la terra di Abramo e ad avere un colloquio con il Grande ayatollah sciita Al-Sistani.
La Porta Santa a Bangui
Nel 2015 arrivò a Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana ferita da una guerra civile. Lì, Francesco, aprì la Porta Santa del Giubileo straordinario della Misericordia. Anch’esso un primato: l’Anno Santo aperto non a Roma, ma in Africa. E poi, ancora, nel settembre 2024, ai confini del mondo, il viaggio più lungo: Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor-Leste, Singapore. Quindici giorni, due continenti, quattro fusi orari. E parole che sono rimaste sempre accanto a chi le sapute ascoltare: fratellanza e dialogo interreligioso, periferie ed emergenza climatica, riconciliazione e fede, ricchezza e sviluppo a servizio della povertà.
Da Lampedusa a Cagliari
Il suo pontificato è stato davvero missionario, pastorale, una vera enciclica dei gesti. Iniziò con Lampedusa, il primo viaggio apostolico che tutti ricorderemo per quella corona di fiori gettata nel Mediterraneo «cimitero a cielo aperto». Denuncia reiterata anche nel doppio viaggio a Lesbo (2016 e 2021) nei container e tendoni di profughi e rifugiati. Subito dopo a Cagliari, a fianco dei lavoratori e dei precari, per dire al mondo che il lavoro qualifica la dignità di ogni uomo.
La firma ad Abu Dhabi del Documento sulla Fratellanza Umana
Non ultimo, tra i viaggi, Abu Dhabi (2019) e il Documento sulla Fratellanza Umana siglato insieme al Grande imam al-Tayeb, a coronamento del disgelo con l’università sunnita di Al-Azhar iniziato con un abbraccio a Santa Marta e concluso con la firma di un testo divenuto da subito caposaldo del dialogo islamo-cristiano.
Le encicliche
Quattro le encicliche: Lumen Fidei, sul tema della fede; poi la Laudato si’, grido per invocare un «cambiamento di rotta» per la casa comune messa in ginocchio dalla crisi climatica. La terza, Fratelli tutti, la più importante nel magistero bergogliano, dove la fraternità è vista come unica via per il futuro dell’umanità. Infine la Dilexit nos per ripercorrere tradizione e attualità del pensiero «sull’amore umano e divino del cuore di Gesù».
Esortazioni apostoliche
Sette le esortazioni apostoliche: l’Evangelii gaudium, ovviamente, l’esortazione pastorale per eccellenza, fino a C’est la confiance, per i 150 anni della nascita di santa Teresa di Gesù Bambino. Poi le esortazioni post-sinodali — Amoris laetitia (Sinodo sulla famiglia), Christus vivit (Sinodo sui giovani), Querida Amazonia (Sinodo per la Regione Pan-Amazzonica) —, la Gaudete et exsultate sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo, la Laudate Deum, ideale seguito della Laudato si’.
Alcuni dati statistici: oltre 500 udienze generali, dieci Concistori per la creazione di 163 nuovi cardinali che hanno restituito carattere di universalità al volto della Chiesa; oltre 900 canonizzati (inclusi tre predecessori: Giovanni XXIII, Giovanni Paolo II, Paolo VI); gli “Anni speciali”, tra cui quelli per la Vita consacrata (2015-2016), per san Giuseppe (2020-2021) e per la Famiglia (2021-2022); quattro Giornate mondiali della gioventù: Rio de Janeiro, Cracovia, Panamá e Lisbona. Due Giubilei: quello straordinario sulla Misericordia del 2016 e l’ordinario del 2025, in corso, sul tema Pellegrini di speranza.
Novità in curia e le donne
Ha costituito un Consiglio di cardinali, il C9 (divenuto negli anni C6 e C8 con l’avvicendarsi dei vari membri), il “senato” per coadiuvarlo nel governo della Chiesa universale e lavorare alla riforma della Curia. Tra le varie riforme dei Dicasteri hanno trovato posto nei ruoli di governo e responsabilità i laici e le donne. Il primo Prefetto laico, Paolo Ruffini, al Dicastero per la Comunicazione, e la prima prefetta al Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata, suor Simona Brambilla, e la prima governatrice dello Stato della Città del Vaticano, suor Raffaella Petrini.
Sulle donne ha istituito due commissioni per lo studio delle diaconesse. Mentre all’ultimo Sinodo sulla sinodalità ha permesso che le donne votassero.
Le frasi celebri
Poveri e migranti, ma anche la cultura dello scarto e globalizzazione dell’indifferenza, i focus più bergogliani. Ma sicuramente tutti ricorderanno la Chiesa in uscita e pastori con l’odore delle pecore. La Chiesa come ospedale da campo dopo la battaglia, infine, è la frase più mediatica di Francesco. Una parola di misericordia e speranza che è andata “oltre” le mura vaticane, condividendo con gli ultimi un abbraccio senza fine e il peso della scommessa di una Chiesa povera per i poveri.