Oggi, 1° maggio, si è spenta Silvia Codispoti.
Una data simbolica, di festa e di diritti, che Silvia avrebbe scelto con quel suo stile inconfondibile: mai retorico, sempre carico di significato.
Silvia Codispoti è stata una donna eccezionale. Di una bellezza straordinaria, dentro e fuori. Appassionata, determinata, ironica, mai scontata. La sua vita è stata una dichiarazione d’amore continua alla possibilità di scegliere come stare al mondo, anche quando tutto sembrava ostacolarlo.
Aveva poco più di vent’anni quando la sclerosi laterale amiotrofica è entrata nella sua vita. Una diagnosi che per molti sarebbe stata un punto fermo, per lei è diventata l’inizio di una nuova traiettoria: più silenziosa, forse, ma straordinariamente densa. Silvia ha continuato a vivere con una forza disarmante, reinventando ogni giorno il modo di comunicare, di esserci, di amare.
Non parlava più, ma diceva tutto. Con lo sguardo, con il sorriso, con le parole composte una lettera dopo l’altra sulla tastiera. Parole lente, ma potenti. Ogni suo messaggio era una carezza o una verità: mai superfluo, mai banale.
Volontaria instancabile, referente attiva e profondamente amata da tutta AISLA Cuneo, Silvia è stata una collaboratrice brillante e affidabile della nostra redazione nazionale. Ma, prima di tutto, Silvia – “la Codi”, come la chiamavamo tutti – è stata un’amica vera. Una donna che ha continuato a scegliere la vita, anche quando sembrava sottrarsi.
Era sincera, diretta, schietta. Una presenza limpida, mai prevedibile. L’amica dalla forza gentile: quella che ti dice le cose come stanno, sempre con rispetto. Quella che sa esserci, senza bisogno di grandi parole. Quella che ti entra nel cuore in punta di piedi, e non se ne va più.
Silvia non era sola in questo cammino. Al suo fianco, sempre, i suoi genitori, Pino e Gianna: colonne d’amore e dedizione. C’erano sua sorella Francesca e i suoi adorati nipoti, che Silvia guardava crescere con occhi pieni di tenerezza e orgoglio. La sua casa era un luogo di cura, ma anche di intelligenza, amore, ironia. Un piccolo mondo in cui ogni giorno si celebravano la dignità e la bellezza della vita, anche nella fragilità.
Silvia ci lascia un’eredità profonda. Ha dimostrato che il coraggio non è l’assenza di paura, ma una scelta quotidiana. Che si può continuare a donare anche quando si è costretti a letto. Che l’amore, se lo si lascia libero, trova sempre un modo per passare, anche attraverso le maglie strette della malattia.
Chi l’ha incontrata, anche solo una volta, non potrà dimenticarla. E chi non l’ha conosciuta, può solo sperare di assomigliarle, almeno un po’.
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