BFF, il principale istituto finanziario indipendente specializzato in Italia, tra i più importanti in Europa e presente in Spagna da 15 anni, presenta la nuova edizione del suo rapporto trimestrale, che offre un’analisi dettagliata dell’economia spagnola da una prospettiva macroeconomica e fiscale, includendo una valutazione dei principali rischi a breve e medio termine per il Paese e le sue comunità autonome.
Secondo l’analisi, l’economia spagnola continua a mostrare una notevole solidità nel 2025, con una previsione di crescita del PIL del 2,5%, in linea con le stime del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e tre volte superiore alla media dell’eurozona (0,8%). La previsione per il 2026 resta all’1,8%, in un contesto globale segnato dall’incertezza dovuta alle tensioni commerciali guidate dagli Stati Uniti.
Il dato conferma la Spagna come una delle poche economie avanzate che evitano revisioni al ribasso da parte dell’FMI, grazie alla solidità dei consumi privati, alla buona performance del mercato del lavoro e al dinamismo degli investimenti. Si consolida inoltre la transizione verso un modello di crescita basato sulla domanda interna, dove i consumi e gli investimenti privati svolgono un ruolo fondamentale.
Il mercato del lavoro rimane dinamico, con una creazione di posti di lavoro diffusa, tranne nella fascia di età 35-44 anni. L’immigrazione continua a sostenere la forza lavoro, contribuendo alla crescita senza generare pressioni inflazionistiche rilevanti.
Su base annua, il PIL spagnolo è cresciuto del 2,8% nel primo trimestre. Anche se il dato rappresenta un rallentamento di 0,5 punti percentuali, l’economia è vicina a recuperare il livello di PIL che avrebbe raggiunto senza la pandemia, cosa che l’eurozona nel suo insieme non ha ancora ottenuto.
Consolidamento fiscale in corso e progressiva riduzione del debito
Il rapporto mantiene la previsione di deficit pubblico per il 2025 al 2,7% del PIL, cinque decimi in meno rispetto al 2024, escludendo gli effetti straordinari della DANA e di altre misure eccezionali. Questo miglioramento si basa sul ritiro graduale degli aiuti legati alla crisi energetica, sull’entrata in vigore di nuove misure fiscali e sul controllo della spesa pubblica.
Il rapporto debito/PIL continuerà a scendere fino a raggiungere il 100,8% quest’anno, un punto in meno rispetto alla fine del 2024. Dal picco raggiunto nel 2021 durante la pandemia, si registra una riduzione complessiva di 22,4 punti percentuali fino al 2024, a testimonianza di un processo di consolidamento sostenuto.
Tuttavia, il rapporto avverte che, in assenza di riforme strutturali, questo miglioramento potrebbe invertirsi nel medio periodo. L’AIReF prevede che, a causa dell’invecchiamento della popolazione e dell’aumento della spesa strutturale, il debito potrebbe raggiungere il 181% del PIL entro il 2070.
Prospettive condizionate dal contesto internazionale
L’evoluzione dell’economia spagnola nella seconda metà del 2025 dipenderà dalla traiettoria della politica commerciale globale, dalle decisioni delle banche centrali e dall’attuazione delle misure di sostegno fiscale in Europa.
L’escalation tariffaria guidata dagli Stati Uniti e le risposte reciproche hanno aumentato l’incertezza a livelli non visti dalla pandemia, generando rischi al ribasso per la crescita globale e il commercio internazionale, che potrebbero colpire un’economia aperta come quella spagnola.
La Banca Centrale Europea continuerà ad allentare la politica monetaria grazie alla moderazione dell’inflazione, mentre la Federal Reserve manterrà alti i tassi di interesse, riflettendo la cautela di fronte a possibili rallentamenti negli Stati Uniti.
Se l’incertezza commerciale si attenua e si evita una recessione negli USA, la crescita globale potrebbe stabilizzarsi nel 2026, a vantaggio dell’economia spagnola. In caso contrario, le tensioni geopolitiche e commerciali continueranno a pesare sull’attività economica mondiale.
Il rapporto di BFF conclude che i programmi di investimento e difesa in Europa, come il ReArm Europe Plan e il piano di investimenti tedesco, potrebbero contribuire ad attenuare l’impatto di questi rischi e a sostenere la ripresa economica.
Regioni: miglioramento disomogeneo e focus sulla cancellazione del debito
Il rapporto sottolinea che il debito regionale ha superato i 335 miliardi di euro (+10.736 nell’anno). In termini relativi, il rapporto debito/PIL è sceso dello 0,6% grazie alla forte crescita nominale, attestandosi al 21,1% del PIL.
Per il 2025, si prevede un lieve peggioramento del deficit fino allo 0,5% del PIL (0,4% escludendo l’impatto della DANA), principalmente a causa della normalizzazione della crescita delle entrate dopo l’aumento eccezionale del 2024. In particolare, le anticipazioni aumenteranno del 9,5%, mentre il totale del sistema di finanziamento crescerà solo del 2,5%. Parallelamente, si prevede un aumento della spesa corrente, esclusi i fondi europei del PRTR, del 4,8%.
Per quanto riguarda il debito regionale, si prevede una riduzione del rapporto al 19,8% del PIL nel 2025, con un calo di 1,3 punti rispetto all’anno precedente. Cinque comunità (Navarra, Canarie, Paesi Baschi, Madrid e Asturie) manterranno un rapporto debito/PIL inferiore al 13%, mentre Murcia e Comunità Valenciana resteranno sopra il 30%. Catalogna e Castiglia-La Mancia uscirebbero da questo gruppo, con un debito appena sotto il 30% del PIL regionale.
I meccanismi statali, in particolare il Fondo di Finanziamento alle Comunità Autonome (FFCA), rappresentano ormai il 63% del debito regionale. In Murcia, Cantabria, Comunità Valenciana, Catalogna e Castiglia-La Mancia, questa quota supera l’80%, evidenziando una forte dipendenza dalle risorse statali. Il debito bancario, in calo, rappresenta il 15,4% del totale, mentre il mercato obbligazionario è cresciuto del 15% nel 2024, con emissioni per 4.528 milioni di euro, pur restando lontano dai massimi storici.
Per ulteriori informazioni è possibile consultare la sintesi del rapporto.