La casa dei ritorni, torna in libreria la storia della famiglia Morell | Libri Mondadori

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La famiglia Morelli, non con questo cognome, e pur con alcune concessioni alla fantasia autoriale, è realmente esistita, ha amato, litigato, pregato, sognato, subito sconfitte e goduto trionfi. In questo cinquantennio è avvenuta la transizione dal regno delle due Sicilie al Regno d’Italia e in seguito l’ondata di modernizzazione e il Risanamento che hanno ridisegnato il volto della città.

La vicenda inizia nell periodo della Belle Époque partenopea. Napoli in quel momento era la più grande metropoli italiana, la terza d’Europa per dimensioni e traffici. Meta fondamentale del Grand Tour, era considerata la prima città d’Italia per eleganza, architettura, fotografia, pittura, giornalismo, teatro, cinema, editoria e musica.

Un piccolo universo autonomo con grandi banche, immensi capitali, industrie moderne, famiglie aristocratiche e il maggiore porto nazionale, tutto circondato da una sconfinata provincia agricola, fertile e laboriosa.

Ma al di là di questo contesto luminoso, ricco di armonia e splendore, vi era una moltitudine umana immersa in una città nascosta, cupa, intrisa di povertà, ingiustizia, ignoranza e disperazione. Dietro la bellezza, la miseria.

Nel 1884 Napoli fu colpita da una feroce epidemia di colera – una delle tante – che devastò il paese e che in Campania, anche a causa del clima, della povertà e delle scarse condizioni igieniche, trovò il substrato ideale per propagarsi. L’infezione scoppiò alla fine di agosto nei rioni più poveri, vicino al porto, tra vicoli, fondaci e bassi, ma in pochi giorni si diffuse nei quartieri aristocratici, e in qualche settimana alla città intera.

A più riprese, fino all’87, il morbo si ripresentò, inarrestabile. In totale i contagiati, fra Napoli e provincia furono più di 50.000, con un bilancio di circa 10.000 vittime.

Quando Valeria Galante ha deciso di riprendere in mano le fila delle storie della sua famiglia, che le venivano raccontate dalla nonna durante l’infanzia, si è trovata tra le mani un materiale vivo e pulsante, intriso di sofferenza e passioni.

Elvira, Angela e Giuseppina Morelli sono vissute realmente, anche se con nomi e connotati differenti. Le sopraffazioni e i soprusi che hanno subito erano parte integrante della vita delle donne di quell’epoca, pur se appartenenti a un ceto benestante e istruito.

I matrimoni tra consanguinei, cognati o cugini, per mantenere intatto il patrimonio familiare, erano considerati normali, come normali erano l’indifferenza e l’ignoranza verso i desideri e le pulsioni femminili, che portava spesso a sconfinare in comportamenti brutali nella stessa famiglia.

Il ricorso alla Ruota degli Esposti, ultima spiaggia per migliaia di bambini derelitti e abbandonati era utile a celare vergogne o espiare colpe.

La scelta di Valeria Galante è stata quella di raccontare una giornata di ogni anno, creando una sequenza che si snoda per cinquant’anni narrando le Morelli, i loro uomini, i loro domestici, le loro miserie e la loro nobiltà.

Così facendo è riuscita a mantenere una distanza emotiva da accadimenti che hanno colorito le fiabe della sua infanzia,  che si sono propagati nell’ambito familiare come un fil rouge, influenzato le generazioni successive, determinando scelte e comportamenti, provocando omissioni e aleggiando come un’ombra sulle vite di questa famiglia fino ai giorni nostri.

Valeria Galante


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Redazione Libri Mondadori