Negli ultimi mesi, navigando nei feed o guardando la TV, molti avranno incrociato contenuti “strani”: immagini insanamente deformate, gesti innaturali, persone con cinque o sette dita. Non è arte astratta: è il fenomeno dell’AI Slop.
Con questa espressione, dalla connotazione dispregiativa, si indicano contenuti visivi o testuali generati da un’intelligenza artificiale “caratterizzati da un’intrinseca mancanza di impegno, logica o scopo” (Wikipedia), spesso pubblicati con scarsissimo controllo umano.
È una versione low-cost del “fast food creativo”: veloce, ma insoddisfacente, e spesso dannoso per la reputazione di un brand.
Trend: perché il problema dell’AI Slop è reale e urgente
Il boom degli strumenti di generazione automatica (immagini, video, testi) ha spinto molti brand a pubblicare contenuti creati con l’AI, sedotti da promesse di velocità e costi ridotti. Ma senza adeguati livelli di controllo o approvazione, molti contenuti social o adv risultano sgradevoli. Errori tipici:
- deformazioni anatomiche (mani o volti strani),
- oggetti incollati o inspiegabilmente sospesi,
- immagini senza contesto o ragionamento,
- claim generati senza senso logico o tono.
Quindi, i problemi sono principalmente due:
1 – L’assenza di intervento umano qualificato
Contenuti generati e pubblicati con scarsa o assente revisione.
2 – La resa finale del contenuto
A volte l’intervento umano c’è ma il lavoro ultimato è comunque di scarsa qualità, o semplicemente viene percepito come “strano”.
In questi casi cala la qualità percepita del brand e l’utente finale può respingere o criticare il contenuto.
Percezione, non solo controllo: l’effetto “uncanny valley”
Molti contenuti generati con IA sembrano a posto a una prima occhiata. Poi, qualcosa non torna: un’espressione troppo fissa, un gesto innaturale, un’ambientazione leggermente storta.
Questa sensazione si chiama Uncanny Valley, ed è ben nota anche in robotica: è quel punto in cui un contenuto appare quasi umano… ma non abbastanza da risultare naturale.
Il risultato? Disagio, repulsione, ironia.
Nella pubblicità, è un rischio enorme. Anche in presenza di un controllo umano, molti visual generati da AI cadono in questa trappola: sembrano credibili ma generano diffidenza, interrompendo il flusso di empatia tra brand e pubblico.
E se un contenuto “disturba”, anche solo sottilmente, danneggia la reputazione.
Pigrizia o provocazione: eToro e Coca‑Cola
- Sii la pubblicità che vuoi essere. Uno spot trasmesso durante le Olimpiadi 2024 ha fatto discutere e non poco: l’azienda di social trading e investimenti multi-asset mostrava un giovane uomo, che diventava una giovane donna, che diventava un giovane uomo, che al mercato suo padre comprò. Mani sproporzionate, transizioni inquietanti, elementi fuori scala: la pubblicità “Sii l’investitore che desideri essere” di eToro è un viaggio introspettivo verso luoghi in cui l’advertising non dovrebbe andare. L’effetto è stato percepito come “inquietante” da molti spettatori su forum e social.
- Coca‑Cola ha prodotto in AI la sua campagna natalizia “The Holiday Magic is Coming”, riproponendo il celebre carosello di camion rossi. L’ad ha suscitato critiche per la mancanza di autenticità: ombre senza senso, personaggi innaturali, camion che scivolano invece di muoversi realisticamente. C’è chi l’ha definita un “creepy dystopian nightmare”.
In entrambi i casi, di certo non si può parlare di assenza di controllo: trattasi di due pubblicità di aziende leader, trasmesse su svariati mezzi di comunicazione. Che si tratti di abbracciare l’innovazione, di pigrizia e/o di spese ridotte, di certo hanno fatto discutere. Ma a quale prezzo?
Lesson learned: l’automazione richiede governabilità
L’intelligenza artificiale può accelerare la produzione, generare moodboard o ispirare concept. Ma se lasciata “libera” senza supervisione, l’autonomia diventa debolezza. Per evitare di cadere nella trappola dell’AI Slop, è essenziale:
- Policy interne chiare: ogni output AI richiede almeno un controllo visivo + testuale.
- Flusso di QA dedicato: checklist di verifica, proofing incrociato, controllo anatomico e logico.
- Un “human layer” nel processo creativo: l’AI come assistente, non come regista.
Un’agenzia può strutturare queste regole: definire stili visivi compatibili, linee guida strategiche e guide di governance. Automatizzare ≠ Depressione della qualità.
🚦 Il nostro ruolo operativo
Stai iniziando a testare strumenti AI per generare visual o copy?
Ora è il momento di chiederti:
🔹 Hai una policy chiara anche per i contenuti generati?
🔹 Hai previsto un workflow di validazione con controllo qualità?
🔹 Hai definito limiti e ambiti di utilizzo in coerenza con l’identità di brand?
Se la risposta è “no”, forse è il momento di parlarne insieme.