Resistenza antimicrobica: la guerra peggiora le cose

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Negli ultimi anni milioni di ucraini si sono allontanati dal loro Paese, e con loro hanno viaggiato anche batteri multiresistenti 

Dopo l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia nel febbraio 2022, milioni di ucraini sono stati sfollati e migliaia di pazienti ospedalieri trasferiti in tutta Europa per cure specializzate. Questa crisi ha diverse conseguenze sulla salute pubblica, tra cui la diffusione di batteri multiresistenti.

La resistenza antimicrobica (AMR) è una delle più grandi preoccupazioni sanitarie a livello globale e si sviluppa quando i microrganismi non rispondono più ai trattamenti disponibili, diventando così difficilmente debellabili dall’organismo. Una lettera,  pubblicata su Clinical Microbiology and Infection e firmata da ricercatori dell’Università di Helsinki, ha evidenziato i dati relativi alle infezioni tra i rifugiati ricoverati presso l’Ospedale Universitario locale.

In zone di guerra, possono contribuire al problema della resistenza antimicrobica i danni alle infrastrutture che forniscono acqua e il supporto per i servizi igienico-sanitari, così come l’interruzione dell’assistenza sanitaria e l’assenza di laboratori in grado di fare test microbiologici e di sensibilità antimicrobica. Inoltre, l’inevitabile elevata incidenza di lesioni traumatiche nelle persone esposte al conflitto richiede interventi chirurgici che spesso vengono eseguiti in strutture non conformi, con conseguente maggiore facilità di contaminazione delle ferite da organismi ambientali. Per affrontare questi problemi, gli operatori sanitari utilizzano antibiotici ad ampio spettro, che possono ulteriormente aumentare lo sviluppo dell'AMR.

La recente guerra in Ucraina ha riportato il tema in auge: identificare i rischi di resistenza antimicrobica tra le popolazioni sfollate è essenziale per un efficace controllo delle infezioni, per un trattamento mirato e per la preparazione della sanità pubblica nei Paesi ospitanti. I conflitti contribuiscono a questo problema globale perché l'AMR si verifica sia nelle aree in cui c’è la guerra, sia nei Paesi in cui si recano coloro che nella guerra sono coinvolti, dai militari alla popolazione, dai medici ai volontari.

I ricercatori finlandesi hanno valutato i tassi di portatori di batteri multiresistenti e di infezioni in atto causate da questi microrganismi tra i rifugiati provenienti dall’Ucraina e ricoverati presso l’Ospedale Universitario di Helsinki, confrontando tre gruppi di pazienti in base a precedenti ricoveri ospedalieri all’estero per infezioni da batteri multiresistenti negli ultimi 12 mesi (nessun ricovero, ricovero senza lesioni legate alla guerra e ricovero a causa di lesioni legate alla guerra). Come scritto nella lettera, tra il 24 febbraio 2022 e il 31 maggio 2024, 166 rifugiati ucraini (età media 47 anni; 13,3% sotto i 18 anni; 55,4% donne) sono stati identificati tra le cartelle cliniche dell’ospedale. Lo screening è stato condotto secondo le linee guida locali, che definiscono le popolazioni e gli organismi target per lo screening, tra cui Staphylococcus aureus resistente alla meticillina, (MRSA), enterobatteri produttori di beta-lattamasi a spettro esteso (ESBL-PE), enterobatteri produttori di carbapenemasi (CPE), Acinetobacter baumannii multiresistente (MRAB) e Pseudomonas aeruginosa multiresistente (MRPA). Lo screening per l'enterococco resistente alla vancomicina (VRE) è stato effettuato solo per i pazienti trasferiti direttamente da ospedali stranieri.

Tra gli individui che non avevano avuto un ricovero nei 12 mesi precedenti (102 su 166), 18 persone erano portatori di batteri multiresistenti, ma non sono stati rilevati CPE, MRAB o MRPA. La percentuale è salita a quasi il 50% nel caso dei pazienti ricoverati senza ferite di guerra (23 su 50) e al 78,6% di quelli che avevano subito un ricovero con ferite di guerra. Quest’ultimo gruppo era quello più a rischio e con i ceppi più difficili da trattare. In poche parole, i pazienti con precedenti ricoveri ospedalieri – in particolare per ferite di guerra – ospitavano ceppi altamente resistenti e presentavano i tassi più elevati di infezioni multiresistenti.

Stando agli autori della lettera, questo è il più grande studio di coorte condotto finora sul trasporto dei batteri multiresistenti tra i rifugiati ucraini e i risultati evidenziano che i ricoveri ospedalieri legati alla guerra rappresentano un rischio urgente. La raccomandazione che se ne deduce è uno screening mirato per i microrganismi resistenti e precauzioni di contatto per i casi di questo tipo, così da limitare il più possibile la diffusione del problema della resistenza antimicrobica.

Coordonnées
info@osservatoriomalattierare.it (Rachele Mazzaracca)