Nel letto dei genitori, fra cuscini e abbracci, una figlia ritrova ciò che aveva perso: l’amore di una famiglia
Nostra figlia, arrivata lo scorso maggio dopo dieci anni di vita nel suo Paese d’origine, durante una recente occasione di festa in cui abbiamo riunito le nostre famiglie, è stata al centro delle più dolci attenzioni. Ha ricevuto doni graditi, abbracci calorosi, coccole e sincere frasi d’affetto.
È stato un momento meraviglioso per tutti noi, e per lei soprattutto: ha potuto percepire quanto sia amata dalla sua nuova, numerosa famiglia, che desidera esserle accanto con tutto il sostegno possibile.
Quando una zia le ha chiesto: “Qual è la parte più bella della giornata?”, lei ha risposto candidamente: “Addormentarmi la sera nel lettone, col mio orsacchiotto”.
Tra dolcezza e sdegno: le teorie sul figlio nel lettone
Tra espressioni di tenerezza e sorrisi emozionati, io e mio marito abbiamo notato anche qualche sguardo incredulo, volti improvvisamente seri. Abbiamo preferito sorvolare sul momento, ma quando i bambini – compresa la nostra festeggiata – si sono allontanati per giocare, si è aperto immancabilmente il dibattito: la “piccolina” undicenne che chiede di dormire con noi. Abbiamo persino raccontato che ultimamente non chiede nemmeno più: ha capito che può farlo.
Apriti cielo! Si è acceso un confronto tra parenti che nemmeno a un convegno di pedagogia…
I “saggi consigli” delle nonne
Tra attacchi nemmeno troppo velati della suocera e difese a spada tratta di zia; tra consigli di visite neuropsichiatriche a suggerimenti di metodi alternativi di sonno… io e mio marito ci siamo guardati sorridendo, sicuri di una cosa soltanto: la consapevolezza di quanto sia fondamentale costruire un rapporto solido con nostra figlia, arrivata nel suo nuovo Paese a dieci anni.
Siamo seguiti con attenzione dalla psicologa di Amici dei Bambini, il nostro ente adottivo, che ci ha preparati alle molte possibilità dei primi tempi insieme.
Durante i corsi dell’attesa abbiamo compreso quanto un bambino abbandonato – ora rinato figlio – abbia bisogno di dimostrazioni concrete d’affetto, e di percepire pienamente l’amore dei propri genitori. Sappiamo che se chiede, significa che ha una necessità. E se finalmente trova il coraggio di esprimere un disagio – come quello di non voler dormire da sola nella sua camera, ma voler sentire il calore e la sicurezza del nostro letto – noi siamo tenuti ad accogliere la sua richiesta.
E allora… è davvero così sbagliato che un bambino, appena diventato figlio, voglia dormire con mamma e papà?
L’unica risposta esatta è nel nostro cuore
Io e il suo papà sentiamo profondamente di stare facendo ciò che è giusto. È solo una ragazzina di dieci anni, arrivata da pochi mesi in un Paese nuovo, dopo anni di orfanotrofio, dopo la perdita dei genitori e l’abbandono di ogni certezza. Ora chiede di costruire nuove e profonde relazioni d’amore con noi, i suoi genitori.
Ci conosce giorno per giorno; noi conosciamo lei. Quello che proviamo reciprocamente è la forma più pura dell’amore, e ce lo dimostriamo continuamente. Se vuole addormentarsi tra noi, cosa che ci riempie il cuore di gioia, glielo permettiamo eccome! È anche il nostro momento preferito della giornata.
Vederla serena, lasciarsi andare protetta tra cuscini che profumano di noi, al caldo sotto le nostre coperte, avvolta dal nostro amore… cos’altro potremmo darle?
Il nostro letto non è mai stato così affollato, è vero. Ma non è mai stato così pieno d’amore.
Informazioni e domande sull’adozione internazionale
Chi sta considerando un’adozione internazionale o semplicemente desidera avere maggiori informazioni su questi temi, può contattare l’ufficio adozioni di Ai.Bi. scrivendo un’e-mail a adozioni@aibi.it.
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