Ritardi nei rimborsi e carenza di strutture frenano integrazione e tutela dei più vulnerabili. E l’affido non viene incentivato abbastanza
L’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, in Italia, continua a mostrare crepe strutturali.
I dati dell’accoglienza
Al 31 ottobre i ragazzi presenti nelle strutture dedicate sono 18.038, perlopiù maschi tra i 16 e i 17 anni. Le ragazze, appena il 12%, rappresentano la fascia più vulnerabile, spesso reduci da violenze e torture prima dell’arrivo in Italia. I dati del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali fotografano solo chi è inserito nel sistema ufficiale: restano fuori quanti si allontanano dai centri, talvolta rientrando in altri territori.
Il Governo ha promesso il rimborso ai Comuni delle spese sostenute nel 2023 (80 milioni), 2024 (120 milioni) e 2025, dopo l’allarme lanciato in estate per un “buco” di 200 milioni. Ma il nodo più urgente resta l’insufficienza dei posti, soprattutto nella seconda accoglienza, dove si svolgono percorsi formativi e di integrazione.
Nel 2024 i 5.977 posti del sistema Sai hanno accolto 9.510 minori, grazie al turn-over legato al compimento della maggiore età. A marzo è stato approvato il finanziamento di ulteriori mille posti, comunque insufficienti rispetto alle presenze. Così molti ragazzi rimangono nelle strutture di prima accoglienza – tra cui i Cas – che offrono solo vitto e alloggio. Al 30 giugno il 16% dei minori era ancora nei centri di prima accoglienza, il 63% nella seconda e il 21% in famiglie, soprattutto ucraine.
L’affido familiare da incentivare
La Sicilia accoglie oltre un quarto dei minori soli. Lombardia e Campania seguono per numeri: Milano ospita 1.406 minori, ma dispone solo di 450 posti nel Sai, con una spesa comunale di 10 milioni l’anno. A Napoli, circa 300 minori sono stati accolti nel 2025, ma le strutture restano sotto pressione.
Luca Trapanese, ex assessore al Welfare di Napoli, ha dichiarato: “Negli ultimi anni l’aumento degli arrivi ha messo sotto pressione le strutture. La prima difficoltà è la saturazione delle strutture. Non ci sono posti sufficienti e spesso si ricorre a soluzioni d’emergenza, che non garantiscono la qualità necessaria per tutelare i minori”.
L’affido, come più volte sostenuto da Ai.Bi., sarebbe una soluzione che potrebbe aiutare molto a diminuire questo numero, specie pensando che dal punto di vista economico, il “costo” di un minore accolto in una famiglia è all’incirca un decimo di quello necessario per mantenerlo in una comunità. Ci sono Comuni virtuosi che lo hanno capito e stanno incentivando non solo percorsi di promozione e sensibilizzazione all’affido, ma anche prendendo provvedimenti concreti
Informazioni e richieste sull’affido familiare
Chiunque volesse approfondire la conoscenza dell’affido familiare e riflettere sulla propria disponibilità a intraprendere questo percorso, può partecipare agli incontri organizzati da Amici dei Bambini
Tutte le informazioni si trovano alla pagina dedicata del sito.