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Home Care Premium: speranza di sblocco dei fondi dell’INPS

Una possibile speranza nella questione del bando dell’Istituto nazionale di previdenza sociale per 35mila individui non autosufficienti (coniugi, familiari e parenti di primo grado di lavoratori e pensionati pubblici). Entro il 21 dicembre potrebbero essere liberati i pagamenti arretrati per le cooperative, in attesa di accredito da diversi mesi.

Liquidazione entro il 21 dicembre di tutte le fatture inviate entro la fine di novembre dalle cooperative e dai fornitori; sviluppo della piattaforma dedicata al bando Home Care Premium 2025/2028; riaccertamento delle cooperative, evitando il caricamento dei dati delle prestazioni socio-sanitarie da parte dei singoli operatori. I tre elementi principali emersi nei giorni scorsi durante l’incontro tenutosi presso la sede Inps di Roma riguardano la confusione creata negli ultimi mesi: pagamenti fermi, problematiche nelle procedure, cooperative con bilanci in rosso che hanno cominciato a interrompere l’erogazione dei servizi per alcune decine di migliaia di persone (non meno di 35mila) tra coniugi, familiari e parenti di primo grado di dipendenti e pensionati pubblici. Oltre ai tanti posti di lavoro in pericolo e a quelli già persi, ma che potrebbero essere recuperati adesso.

All’incontro con il direttore generale del credito welfare e strutture sociali dell’Inps, Giorgio Fiorino, erano presenti i delegati delle quattro centrali cooperative nazionali: Federsolidarietà Confcooperative, Legacoopsociali, Agci e Unicoop. Non sono mancati gli impegni di pronto intervento per porre rimedio. Le prime evidenze dovrebbero giungere nelle settimane a venire, proprio in tempo per prevenire ulteriori licenziamenti e il crescente malcontento tra i fruitori dei servizi. Tuttavia, i professionisti procedono con prudenza e si attendono evidenze tangibili.

Le dichiarazioni di Massimo Ascari, presidente nazionale di Legacoopsociali

«È stata ascoltata la voce di chi, tutti i giorni, si trova alle prese con una serie di problematiche di natura burocratica. Abbiamo rappresentato le criticità e loro hanno preso un impegno preciso. È fondamentale che sblocchino i pagamenti rimasti in stand-by, anche per le persone che non hanno presentato il Durc (documento che attesta la regolarità contributiva verso Inps, Inail e Casse edili) e devono ancora consegnare la documentazione necessaria. È importante il diretto accreditamento delle cooperative, come avveniva in passato, evitando un inutile aggravio di lavoro agli operatori che erogano i servizi a domicilio. L’Inps si è riservata soltanto una verifica su un aspetto specifico: la carenza di alcune figure professionali certificate, con la possibilità di inserirne di nuove, oltre a quella dell’operatore socio-sanitario, per esempio l’assistente domiciliare dei servizi tutelari – Adest. Si tratta di un profilo che non si trova in tutte le regioni. Forse in passato ci sono stati dei malfunzionamenti di questo meccanismo che ora inducono l’Inps alla prudenza. Ma intravedo un’apertura da parte dell’Istituto che ci fa ben sperare».

dice Stefano Granata, presidente nazionale di Federsolidarietà Confcooperative.

«Come insegna Giovanni Trapattoni, non dire gatto sinché non ce l’hai nel sacco. Siamo molto contenti di questa apertura da parte dell’Inps, che sinora non ci aveva dato ascolto, come ampiamente documentato da VITA negli ultimi mesi (questo articolo prende spunto da un’articolo su vita.it. Prendiamo atto della disponibilità a sbloccare il pagamento dei mesi passati e a rivedere le procedure che costringevano gli operatori a entrare con il proprio Spid nella piattaforma dell’Home Care». «È fondamentale che, dal 2026, rimettano le cooperative sociali nel circuito. È un riconoscimento dei diritti dei beneficiari, in primo luogo, perché si rende il servizio più agevole e diretto. E poi si garantiscono maggiormente i lavoratori, che possono affidarsi alle organizzazioni di lavoro e non sono più lasciati alla intermediazione individuale. Si dovrebbe ritornare al passato, dunque, e mai come stavolta sarà positivo in quanto prima il sistema funzionava bene. C’è infine la possibilità che gli operatori senza titoli che garantiscono le cosiddette “azioni di sollievo” (aiuto domestico) possano certificare l’esperienza maturata».

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