Come ANEV aveva preannunciato, l’errore di definizione dei livelli di sostegno non hanno consentito l’aggiudicazione del contingente già di suo ridotto. Prezzi dell’eolico sotto i 73€/MWh di media contro i 110 €/MWh del mercato !
Roma, 9.12.2025: Con la pubblicazione degli esiti delle aste del FER-X transitorio si conferma, ancora una volta, un’occasione persa per l’Italia, per i consumatori, per le industrie energivore e per l’intera filiera delle energie rinnovabili. Infatti a fronte di 4GW che erano previsti per l’eolico nel 2025, il bando GSE ha messo a gara 2,4 GW e a causa dei livelli di asta indicati solo poco più di 900 MW sono risultati aggiudicatari di una tariffa. La causa di questo esito sta nel fatto che i livelli di prezzo individuati sono risultati, come l’ANEV aveva ampiamente denunciato, ben al di sotto dei livelli necessari a sostenere gli investimenti privati del settore. Una occasione persa se solo si pensa che il valore medio di aggiudicazione per l’eolico è stato poco sotto i 73 €/MWh, il massimo poco sotto 78 €/MWh a fronte di un prezzo di borsa per il 2025 superiore ai 110 €/MWh.
Nonostante questo, l’esito dell’Asta GSE consentirà un risparmio annuo di circa 500 milioni di euro sulle bollette elettriche, un risultato positivo che avrebbe potuto essere significativamente maggiore se l’asta fosse stata più ambiziosa nei contingenti messi a disposizione, in particolare per l’eolico.
Un esito che appare ancora più miope alla luce degli studi pubblicati proprio ieri da WindEurope, realizzati in collaborazione con Hitachi Energy, che dimostrano in modo inequivocabile come, anche considerando i costi delle reti, degli accumuli e dei sistemi di back-up, un sistema energetico basato su quote elevate di rinnovabili sia di gran lunga il più economico. Lo studio analizza cinque scenari energetici, quattro compatibili con il raggiungimento della neutralità climatica e uno di “transizione lenta”, in cui l’Europa non rispetta i target climatici. Ne emerge chiaramente che gli scenari che fanno maggiore affidamento su nucleare, idrogeno o tecnologie di cattura e stoccaggio della CO₂ risultano molto più costosi rispetto a uno scenario fondato sulle rinnovabili. Entro il 2050 le differenze di costo variano tra 487 e 600 miliardi di euro mentre un sistema energetico basato sulle rinnovabili risulta complessivamente di 1.600 miliardi di euro meno costoso rispetto a uno scenario in cui l’Europa non raggiunge la neutralità climatica.
Questa differenza è dovuta in gran parte ai costi residui dei combustibili fossili e al prezzo della CO₂ nello scenario di transizione lenta. Già nel 2035, uno scenario basato sulle rinnovabili consente un risparmio di 331 miliardi di euro rispetto a una transizione più lenta.
In questo contesto le aste FER-X transitorie rappresentano un passo insufficiente, incapace di cogliere appieno il potenziale delle rinnovabili come strumento strutturale di riduzione dei costi dell’energia, di rafforzamento della sicurezza energetica nazionale e di competitività per il sistema industriale, in particolare per le imprese energivore.
Limitare i contingenti e non valorizzare pienamente tecnologie mature come l’eolico significa rinunciare a risparmi più consistenti sulle bollette, a maggiori investimenti industriali e a una più rapida indipendenza energetica del Paese. Alla luce dei dati economici e industriali oggi disponibili, non accelerare con decisione sulle rinnovabili non è una scelta neutra ma una scelta costosa per le imprese, per i cittadini e per l’intero sistema energetico nazionale. In conclusione una maggiore coerenza nelle procedure d’asta tra livelli di sostegno individuate come base d’asta e costi industriali delle singole tecnologie, a maggior ragione se comunque più convenienti rispetto all’attuale situazione di mercato nel nostro Paese, sono un elemento necessario per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, di riduzione degli inquinanti in atmosfera, di riduzione delle bollette e di raggiungimenti dell’indipendenza energetica.