Lo studio. Per il Consiglio nazionale dei giovani il Ddl di bilancio 2026 stanzia 1,8 miliardi per le misure destinate alle nuove generazioni
Il 9,7% della spesa complessiva della manovra 2026 è destinata a misure che coinvolgono i giovani. Nel confronto con la precedente manovra si passa da 257,3 milioni di euro a 1.825 milioni di euro, con un incremento complessivo di 1.567,7 milioni di euro. Questa crescita è frutto di un aumento di 993,2 milioni delle risorse destinate alle misure dirette ai giovani (passate da 116,8 a 1110 milioni di euro) e di un aumento di 574,5 milioni per le misure potenzialmente dirette ai giovani (da 140,5 a 715 milioni di euro).
L’analisi condotta dal Consiglio nazionale dei giovani (Cng) evidenzia come la quota delle misure generazionali passa dallo 0,32% al 3,8% e quella delle misure potenzialmente generazionali dallo 0,38% al 5,8%, per un’incidenza totale del 9,7% nella manovra 2026, contro lo 0,7% della precedente manovra. L’incremento percentuale delle risorse per i giovani avviene, peraltro, in presenza di un decremento di risorse stanziate nella manovra, che complessivamente passa da 36,5 miliardi nel 2025 ai 18,7 miliardi del 2026.
Il Ddl legge di Bilancio 2026 all’esame del Senato presenta undici misure dirette o parzialmente dirette ai giovani (definite, rispettivamente, generazionali e potenzialmente generazionali). «Nonostante la manovra 2026 stani più risorse per i giovani rispetto al passato, la loro percezione di un impatto concreto resta però limitata, come sappiamo da un nostro recente sondaggio – spiega la presidente Cng, Maria Cristina Pisani –. Solo quattro giovani su dieci ritengono che la legge di Bilancio influenzerà davvero la propria vita. Per i giovani la priorità restano i salari, ma le decontribuzioni delle ultime manovre sui primi scaglioni Irpef pare non abbiano inciso molto sui giovani che comunque rientrano tendenzialmente nelle fasce salariali più basse».
Tra le principali misure della manovra dirette ai giovani, dal 2027 viene introdotta la “Carta Valore” (art. 118) per coloro che a partire dal 2026 conseguono il diploma di istruzione secondaria superiore entro il diciannovesimo anno. La Carta sostituisce le precedenti Card, assegnando un credito utilizzabile dagli studenti – nell’anno successivo a quello del conseguimento del diploma – per l’acquisto di prodotti culturali: la dote è di 180 milioni nel 2027 e altrettanti nel 2028, per un totale di 360 milioni. C’è poi la norma (art. 128) sui livelli essenziali delle prestazioni nella materia “istruzione” che aumenta il fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio di 250 milioni di euro annui dal 2026, per un totale di 750 milioni nel triennio.
Tra le misure potenzialmente generazionali, si incentiva l’occupazione giovanile stabile, le pari opportunità per le lavoratrici svantaggiate, sostenendo lo sviluppo della Zes unica per il Mezzogiorno (art. 37) attraverso l’esonero parziale dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro privati sui contratti a tempo indeterminato, con una dote totale di 850 milioni nel triennio. Da segnalare anche le modifiche della franchigia della prima casa ai fini Isee e della scala di equivalenza (art. 47), che impatta sull’Assegno di inclusione, sull’Assegno unico universale e sulle misure destinate all’inclusione sociale e lavorativa, sui bonus asili nido e neonati, che vale 1,4 miliardi nel triennio.
Inoltre si promuove l’occupazione delle madri lavoratrici, con almeno tre figli minorenni, con un esonero totale dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro fino a 8 mila euro annui, che vale 48,7 milioni nel triennio.
Vale la pena ricordare che con il Ddl semplificazioni è stata introdotta la Valutazione di impatto generazionale per verificare preventivamente gli effetti degli atti legislativi sulle giovani generazioni. «È un traguardo al quale abbiamo lavorato moltissimo e può diventare una leva strategica – conclude la presidente Cng –. Sarà importante strutturare insieme le modalità e le aree di attuazione affinché le valutazioni ci permettano di capire anche l’impatto, in ogni contesto, economico e sociale delle nostre scelte. La costruzione dell’impianto valutativo dovrebbe prevedere un organismo tecnico autonomo e indipendente deputato alla valutazione, come accade in molti Paesi europei e metodi e criteri che includano la partecipazione dei giovani ai processi decisionali».