Il nuovo modello “Mini-Liver” dà impulso alla ricerca sulle malattie epatiche

Compatibilité
Sauvegarder(0)
partager

Skip to content

Dr. Giovanni Sorrentino, Advanced Animal Models

Dicembre 2025: un importante studio pubblicato sulla rivista scientifica Cell Reports descrive lo sviluppo di un nuovo modello in grado di ricostruire le caratteristiche fisiologiche fondamentali del fegato umano, consentendo di osservare da vicino in laboratorio i processi patologici che causano la degenerazione epatica.

Lo studio, finanziato dall’AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro), è stato coordinato da Giovanni Sorrentino, Group Leader, Modelli avanzati di malattia presso l’ICGEB e Professore Associato di Istologia all’Università di Trieste, e comprende un team multidisciplinare che include biotecnologi, fisici e clinici, con l’obiettivo di integrare biologia cellulare, genomica, ingegneria tissutale e osservazioni cliniche dirette per sviluppare una piattaforma di ricerca unica nel suo genere.

“Il nuovo sistema è in grado di ricreare l’attivazione patologica delle cellule staminali epatiche”, afferma Sorrentino, esperto nell’ingegneria dei tessuti in vitro basata sulle tecnologie delle cellule staminali e sugli organoidi tridimensionali. “Sebbene l’attivazione di queste cellule rappresenti inizialmente un tentativo di rigenerazione, quando persiste diventa uno dei principali fattori di infiammazione, cicatrizzazione dei tessuti e progressione verso malattie epatiche avanzate, compresi i tumori del fegato”.

Per la prima volta, un modello consente ai ricercatori di osservare questo processo in un ambiente tridimensionale che riproduce fedelmente la complessità del fegato umano, preservando le interazioni tra le diverse popolazioni cellulari.

I ricercatori hanno scoperto che le popolazioni di cellule staminali reattive dipendono in modo critico dalla loro capacità di sintetizzare il colesterolo. I farmaci ampiamente utilizzati nella pratica clinica per abbassare il colesterolo (come le statine) possono arrestare il processo di blocco dell’attivazione anomala delle cellule staminali, riducendo l’infiammazione e rallentando significativamente la progressione della malattia nelle patologie epatiche croniche. “Negli ultimi anni”, commenta Sorrentino, “i dati clinici provenienti da ampie popolazioni di pazienti hanno dimostrato che quelli che assumono statine per il trattamento di patologie cardiovascolari mostrano anche un rallentamento della progressione delle malattie epatiche croniche e una riduzione del rischio di sviluppare tumori al fegato come il colangiocarcinoma, che deriva da un’attivazione anomala prolungata delle cellule staminali.” Questo studio potrebbe rivelare i meccanismi molecolari alla base di questa connessione, spiegando perché le statine esercitano questo effetto protettivo.

Beatrice Anfuso, Suresh Velnati e Davide Selvestrel, coautori principali dello studio, confermano che questi risultati rappresentano un progresso decisivo. Grazie alle diverse competenze dei membri del team, è stato possibile sviluppare una piattaforma che chiarisce come si manifesta la malattia e ne rivela anche le vulnerabilità iniziali. Il fatto che una di queste vulnerabilità possa essere trattata con farmaci già approvati rende questa scoperta promettente per un intervento terapeutico precoce e la prevenzione della malattia.

Link alla pubblicazione

Coordonnées
Suzanne Kerbavcic