articolo formativo a cura di Giorgia Carloni - Consulente Percorsi d’impresa @Piano C
Dicembre, mese di bilanci e di speranze.
E se durante questi mesi abbiamo sperimentato la paura, guardiana della nostra sopravvivenza e attraverso la quale possiamo sperimentare il coraggio, e la fiducia, che sostiene il nostro agire e il nostro essere quando non abbiamo tutto sotto controllo, oggi incontriamo la consapevolezza. In un tempo di bilanci e di ponti verso il futuro la consapevolezza – di sé, delle proprie capacità, del proprio valore…- può essere una potente alleata e un ottimo primo passo.
A patto di sapere che:
1. ha bisogno di tempo
2. non è neutra
3. da sola non basta.
Ma andiamo per ordine.
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Sapere è potere
La consapevolezza è innanzitutto ciò che ti permette di dare un nome e un senso a ciò che sperimenti e hai sperimentato – chi sei diventata, quali strumenti hai sviluppato lungo il cammino, cosa è importante per te. Le domande sono lo strumento privilegiato della consapevolezza. Non le domande di cui si sa già la risposta, ma quelle che aprono alla curiosità. Attraverso la consapevolezza possiamo inoltre mettere in pausa il pilota automatico, perché impariamo a riconoscere le nostre reazioni.
Quando alleni la consapevolezza i contorni di chi sei, cosa vuoi e cosa puoi si delineano in maniera più precisa. Quale momento migliore per farlo se non quello dei grandi bilanci di fine anno?
La gatta frettolosa fa i gattini ciechi
Alzi la mano chi non chiude l’anno correndo. Scadenze, liste da spuntare, fine del mondo imminente.
Eppure la consapevolezza ha bisogno di spazio e tempo per generare intuizioni, collegamenti, comprensioni. Per mettere a fuoco. C’è bisogno di tempo per far emergere cosa hai imparato. Per riconoscere cosa ti ha messo alla prova. Per notare quali competenze hai sviluppato. Cos’altro?
Quello che cerchi – nuovo slancio, focus, energia – si nutre della tua capacità di vedere con chiarezza, innanzitutto.
Hai pulito gli occhiali?
D’altra parte non si tratta di guardarsi allo specchio e vedere la verità (quale verità, peraltro?). Si tratta piuttosto di pulire le lenti con cui ci guardiamo allo specchio e con cui guardiamo il mondo e, soprattutto, prendersi la responsabilità di scegliere quali lenti indossare.
Inutile dire che lenti sporche, offuscate, scheggiate non potranno restituirci un’immagine nitida, luminosa e completa. Lenti difettose vedono difetti, mancanze, confusione. L’invito è dunque a fare un po’ di pulizia e scegliere con intenzione come guardare a te stessa e all’anno che si sta chiudendo. Permetti che emergano le tue risorse, i progressi, la forza messa in campo.
È psicologia positiva applicata: non negare difficoltà e ombre, ma riconoscere le risorse e i punti di forza che possono efficacemente contribuire alla crescita
Per un approfondimento sulla psicologia positiva: https://www.stateofmind.it/psicologia-positiva/
Agire da uno spazio di consapevolezza
La consapevolezza è l’inizio, non la fine. Il passo successivo è agire da quello spazio più lucido, entrare in contatto con la parte più autentica di noi, trasformare ciò che senti e ciò che sai in scelte intenzionali. È qui che il bilancio diventa direzione: le decisioni diventano più chiare, più leggere e soprattutto più allineate con ciò che per te è davvero importante.
Perché senza consapevolezza di sé, scegliere con intenzione è praticamente impossibile.
Un bilancio professionale consapevole ed emotivamente intelligente.
E dunque? E dunque fai spazio, osserva e riconosci(ti), fai emergere la direzione.
1. Fai spazio e silenzio
Un bilancio professionale consapevole richiede prima di tutto spazio mentale, e non è facile trovarlo nelle giornate veloci di questo periodo dell’anno. D’altra parte, non serve ritirarsi in un eremo: bastano micro-pause intenzionali.
- Un minuto di respirazione
- Una camminata (meglio se in natura)
- Un gesto che ti riporta al corpo
- Un momento di gioco che interrompe l’automatismo del “fare”
Piccole pratiche sostenibili che favoriscono un attimo di silenzio interiore: prima ti fermi, poi vedi.
2. Riconosci ciò che hai fatto (e chi sei stata)
Da questo spazio possono nascere buone domande, e non solo una lista di risultati esteriori e numerici:
- Quali risorse ho attivato quest’anno?
- Dove ho avuto paura ma sono andata avanti?
- Quando ho scelto la fiducia?
- Cosa ho fatto bene anche se non era perfetto?
- Cosa ho imparato?
Il cambio di prospettiva che ti invito a fare qua è da cosa hai prodotto a chi sei stata mentre lo facevi.
3. Nota cosa è cambiato in te
La crescita professionale non è solo skills: passa dalla lucidità, dalla qualità delle tue risposte emotive, dalla capacità di restare presente nelle situazioni complesse senza perderti.
Per riconoscerla, serve fermarsi un momento e osservare come sei cambiata nell’ultimo anno.
- Quali limiti ho riconosciuto e quali confini ho iniziato a proteggere meglio?
- In quali situazioni ho scelto di rispondere invece che reagire?
- Quali decisioni intenzionali – e davvero allineate con me stessa – ho preso?
- Dove ho mostrato più resilienza, più flessibilità o più coraggio?
Cosa ti sorprende positivamente del modo in cui ti sei mossa quest’anno? Queste non sono note a margine, contribuiscono a rendere il tuo lavoro e la tua presenza più efficaci, sostenibili e autentici.
4. Trasforma il bilancio in direzione
Tutto questo serve se prepara il terreno a ciò che verrà:
- Quali abitudini, competenze, comportamenti voglio consolidare?
- Cosa voglio portare con me nel nuovo anno?
- Dove voglio essere più intenzionale?
Quando guardi il tuo anno da uno spazio di consapevolezza, cambia la prospettiva: riporti l’attenzione a ciò che c’è, piuttosto che a ciò che manca. È da qui – dall’incontro tra fiducia e consapevolezza – che prende forma la direzione per il 2026.
A questo punto hai creato le condizioni ideali per trasformare questa chiarezza in azione e coltivarla con continuità. Il bilancio di fine anno diventa così una rotta per ripensare o riprogettare la carriera, trasformando la consapevolezza in scelte concrete e sostenibili.
Hai tra le mani una grande opportunità.
Per un 2026 emotivamente intelligente, sostenibile ed intenzionale
Puoi mettere a terra tutto ciò in diversi modi diversi, per assicurarti che non continui a vivere solamente nel mondo delle intenzioni. Lavorare sulle abitudini può essere uno di questi modi.
Se poi vuoi mettere un boost, puoi decidere di allenare le tue competenze di intelligenza emotiva con un percorso mirato che ti aiuti a tradurle in cambiamenti reali, visibili nel tuo modo di scegliere, comunicare, collaborare e guidare il tuo lavoro, quali:
- minor reattività e più centratura nei momenti ad alta complessità,
- relazioni professionali più fluide,
- maggiore allineamento nelle decisioni,
- un modo di lavorare più sostenibile e coerente con ciò che vuoi davvero
Secondo il più grande studio globale sull’intelligenza emotiva, State of the Heart, Six Seconds, le competenze socio-emotive sono misurabili e allenabili e risultano fondamentali per affrontare stress, burnout e complessità organizzative nel contesto lavorativo contemporaneo.
Potresti scoprire alla fine del 2026 di essere diventata un po’ più te stessa, un po’ più artefice del perché e come porti il tuo lavoro nel mondo.