Dopo una giornata di lavori, quella di sabato, particolarmente tesa e intensa, la Commissione Bilancio del Senato ha conferito il mandato ai relatori sulla legge di bilancio per il 2026. Il testo della manovra arriva oggi, lunedì 22 dicembre, all’esame dell’Aula di Palazzo Madama, con l’obiettivo di ottenere il via libera entro domani e passare alla Camera per l’approvazione definitiva subito dopo Natale, con il voto finale legato alla questione di fiducia fissato per il 30 dicembre.
Gli ultimi step della Manovra
La fase conclusiva dell’esame della Manovra in Commissione è stata segnata da fibrillazioni all’interno della maggioranza, in particolare da parte della Lega sul dossier pensionistico. Per evitare uno stallo che avrebbe compromesso le scadenze improrogabili dell’iter, la presidente del Consiglio ha convocato riunioni di maggioranza a stretto giro, nel tentativo di ricomporre le divergenze e consentire la prosecuzione delle votazioni.
In questo contesto, il Governo ha dapprima ritirato e successivamente ripresentato un maxiemendamento alla Manovra che conteneva esclusivamente misure a sostegno del sistema produttivo, tra interventi su Transizione e Zes e un pacchetto di crediti d’imposta, lasciando invece fuori le norme più controverse.
Sul fronte della previdenza complementare, nel testo della Manovra sono comunque intervenute alcune correzioni, in particolare sul trattamento di fine rapporto, con il blocco della possibilità di anticipare la pensione di vecchiaia attraverso il cumulo dei fondi integrativi.
Nel corso del passaggio parlamentare sulla Manovra, diverse proposte che avevano alimentato il dibattito pubblico sono state in larga parte accantonate, dalla norma sul condono ad alcune modifiche in materia di tassazione della cannabis light.
Meloni al Consiglio Europeo
Il Consiglio europeo del 18 e 19 dicembre, tra i più articolati e complessi dell’anno, ha visto affermarsi la posizione sostenuta dall’Italia. È stata infatti accantonata l’ipotesi di finanziare il sostegno all’Ucraina attraverso un prestito garantito dagli asset russi congelati, mentre la firma dell’accordo commerciale con il Mercosur è stata rinviata al mese di gennaio.
Il presidente del Consiglio Meloni, ha rivendicato il risultato parlando di “buon senso che prevale” e dichiarandosi “soddisfatta” dell’esito del vertice. Escono invece indeboliti, pur ridimensionando la portata della sconfitta, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il cancelliere tedesco Friedrich Merz.
Al centro del confronto non vi era tuttavia una dinamica interna alle istituzioni europee, bensì la necessità di garantire continuità al sostegno finanziario all’Ucraina per il biennio 2026-2027. L’impegno verrà onorato attraverso l’emissione di un debito comune europeo pari a 90 miliardi di euro, coperto dal margine di bilancio dell’Unione. La decisione è stata adottata all’unanimità, con la previsione che Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia non siano chiamate a contribuire ad eventuali garanzie.
I 210 miliardi di euro di beni russi attualmente immobilizzati nell’Ue resteranno inutilizzati, salvo l’eventualità che la Russia non adempia agli obblighi di riparazione. Soddisfazione è stata espressa dal primo ministro belga Bart De Wever, secondo cui “Ha vinto l’Ucraina e ha vinto l’Europa. Abbiamo garantito la stabilità finanziaria”, riconoscendo inoltre che “la situazione ha iniziato a cambiare quando anche l’Italia si è espressa”.
Gli auguri alle istituzioni del Presidente della Repubblica
Al Quirinale si è svolta la tradizionale cerimonia per lo scambio degli auguri di fine anno con i rappresentanti delle istituzioni, del mondo politico e della società civile. Nel suo intervento, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha affrontato i principali temi dell’attualità nazionale e internazionale, lanciando un forte richiamo alla partecipazione democratica e alla dimensione europea dell’Italia.
Ampio spazio è stato dedicato al tema della pace, auspicando “una pace vera e giusta ovunque che ponga fine all’incertezza e al disorientamento indotti dall’attuale situazione internazionale”. Nel suo discorso, il Capo dello Stato ha richiamato le parole del presidente statunitense Franklin D. Roosevelt: “Più che una fine della guerra vogliamo una fine dei principi di tutte le guerre. Pace, quindi, come affermazione del diritto sulla forza delle armi. Pace come condizione di libertà e sviluppo”.
Mattarella ha poi osservato come “il modello democratico oggi appare sfidato da Stati sempre più segnati da involuzioni autoritarie”, ribadendo tuttavia che “la democrazia è più forte dei suoi nemici”. Non è mancato un passaggio sull’astensionismo, definito un fattore di fragilità istituzionale: “Una democrazia di astenuti è una democrazia più fragile”, accompagnato dall’invito a “riflettere sulle ragioni che inducono gli elettori più giovani a disertare le urne”.
Rivolgendosi ai partiti, il Presidente ha sottolineato che “Oltre al confronto e alla fisiologica dialettica deve esserci anche la condivisione di alcuni obiettivi fondamentali su cui lavorare insieme per assicurare il bene dell’Italia”. Infine, un riferimento al tema della difesa e della sicurezza: “La spesa per dotarsi di efficaci strumenti che garantiscano la difesa collettiva è sempre stata comprensibilmente poco popolare. E tuttavia, poche volte come ora, è necessario. Anche per dare il nostro decisivo contributo alla realizzazione della difesa comune europea. Sicurezza nazionale e sicurezza europea sono oggi indivisibili”.