Si è svolto il 19 dicembre scorso, presso l’Auditorium di Budrio, un importante incontro di formazione dedicato all’educazione alla pace dal titolo “Se vuoi la pace, prepara la pace con i saperi della nonviolenza”.
L’iniziativa è stata promossa dall’Istituto di Istruzione Superiore “Giordano Bruno” di Budrio, progettata in collaborazione con il Portico della Pace di Bologna e con il Comune di Budrio, a conferma di una sinergia virtuosa tra scuola, territorio e istituzioni.
Relatore dell’incontro è stato Pasquale Pugliese, educatore e formatore impegnato da anni sui temi della pace, del disarmo militare e culturale, già Segretario nazionale del Movimento Nonviolento fino al 2019 e autore del volume Introduzione alla filosofia della nonviolenza di Aldo Capitini (2018). Attualmente Pugliese è responsabile delle politiche giovanili del Comune di Reggio Emilia ed è attivo nel movimento nonviolento come attivista per la pace.
Aprendo il suo intervento, Pugliese ha sottolineato come, pur occupandosi da decenni di questi temi, non ricordi un momento storico così globalmente difficile, segnato da un’escalation di conflitti, dalla propaganda bellica e da decisioni politiche che spingono verso una sempre più diffusa “mentalità di guerra”.
Al centro della riflessione, due questioni fondamentali:
- le scelte e la propaganda dei grandi decisori politici, orientate al riarmo e alla logica del para bellum;
- il ruolo dei saperi della nonviolenza, soprattutto nei contesti educativi e formativi.
Richiamando Max Weber e la distinzione tra etica delle intenzioni ed etica della responsabilità, Pugliese ha evidenziato come già Gandhi, ben prima, avesse chiarito che i mezzi utilizzati sono inseparabili dai fini perseguiti. Non esiste pace costruita con strumenti di guerra. Una riflessione che acquista ancora più forza se si considera che i Padri costituenti italiani elaborarono la Costituzione all’indomani di Hiroshima e Nagasaki, sancendo con l’articolo 11 il ripudio della guerra come strumento di risoluzione dei conflitti internazionali, in linea con la Carta delle Nazioni Unite.
Pugliese ha smontato la narrazione dominante secondo cui il riarmo garantirebbe sicurezza, ricordando come i dati mostrino l’esatto contrario: più ci si arma, più aumentano i conflitti armati. Oggi l’“orologio dell’apocalisse” segna 89 secondi dalla mezzanotte, e studi scientifici stimano che una guerra nucleare in Europa provocherebbe decine di milioni di morti nei primi minuti.
Ampio spazio è stato dedicato alla dimensione culturale della violenza, richiamando il pensiero di Johan Galtung, che distingue tra violenza diretta, strutturale e culturale. È proprio quest’ultima – fatta di narrazioni, doppi standard etici, giustificazioni morali – il terreno su cui educatori e docenti possono e devono intervenire, contrastando l’ideologia della guerra e promuovendo una “dematerializzazione della violenza”.
Attraverso i contributi di Judith Butler, Albert Bandura (e i meccanismi del disimpegno morale), Edgar Morin (educazione alla complessità), Don Lorenzo Milani, Immanuel Kant, Aldo Capitini, Alexander Langer e molti altri, Pugliese ha tracciato una vera e propria mappa dei saperi della nonviolenza, fondata su pensiero critico, responsabilità, disobbedienza civile, umanizzazione dell’avversario e trasformazione nonviolenta dei conflitti.
Un messaggio chiave ha attraversato tutto l’incontro: il conflitto non è la guerra. La violenza è la patologia del conflitto, non il suo esito inevitabile. Educare alla pace significa fornire strumenti concreti per attraversare i conflitti senza distruggere l’altro.
In chiusura, Pugliese ha ricordato esperienze storiche di resistenza nonviolenta, dal movimento femminista alla resistenza danese durante il nazismo, fino alle riflessioni di Enrico Berlinguer su pace e disarmo, e ha illustrato una proposta di legge di iniziativa popolare sulla pace, che prevede:
- il riconoscimento della difesa civile non armata accanto a quella militare (art. 52);
- un Istituto nazionale di ricerca sulla pace;
- la creazione di corpi civili di pace;
- un’opzione fiscale del 6x1000 per la difesa civile.
Un incontro intenso e partecipato che ha ribadito come educare alla pace non sia un’utopia, ma una responsabilità urgente, soprattutto in tempi segnati da guerre, paura e semplificazioni. Perché, come ricorda la nonviolenza, un futuro diverso è possibile solo se lo si comincia a costruire oggi.
Al termine della presentazione si è aperta la sessione delle domande e risposte. In questa fase sono stati davvero tanti gli interventi degli insegnanti ai quali era rivolta la formazione e dei privati cittadini che erano presenti, a dimostrazione dell'attenzione con cui è stata seguito l'incontro e del grande interesse dei temi affrontati da Pasquale Pugliese.